giovedì 29 agosto 2013

Due sangiorgini al Mondiale di canoa


Preghiere di pace e non di guerra

ASIA/SIRIA - Adorazione notturna permanente per impetrare la pace e fermare il terrorismo
Qarah (Agenzia Fides) – Di fronte al pericolo, al futuro incerto, contro il male della guerra e del terrorismo, “armi potenti sono la preghiera e l’Adorazione del Santissimo Sacramento”: nel Monastero di San Giacomo a Qarah (città fra Damasco e Homs), la comunità residente – una comunità ecumenica che accoglie 20 fra religiosi e religiose di 8 nazionalità e di diverse confessioni cristiane – dedica le giornate alla preghiera incessante. P. Daniel Maes, sacerdote cattolico belga, responsabile della comunità, riferisce a Fides che oggi e nei prossimi giorni i sacerdoti e le suore danno vita a una Adorazione Eucaristica notturna, “coscienti della forza della preghiera e con fede nella Provvidenza di Dio”: La comunità attualmente ospita anche alcune famiglie musulmane (circa 20 persone) rifugiate al convento a causa del conflitto civile in corso.
Tutto il monastero però oggi è in pericolo: “Finora siamo stati salvati dalla guerra perché sia le forze governative sia i gruppi di opposizione ci hanno in qualche modo protetto e salvaguardato, conoscendo la nostra vita di preghiera e di accoglienza. Ma oggi i gruppi terroristi e jihadisti sono sempre più forti e numerosi e, come ci è stato detto, potremmo essere obiettivo di un attacco mirato da un momento all’altro. Ma dove possiamo andare? La comunità intera ha deciso di restare e pregare. Con fiducia e con speranza”, racconta a Fides P. Maes, che vive nel monastero accanto a monaci e monache da Belgio, Francia, Portogallo, Stati Uniti, oltre che da Siria, Libano, Cile, Venezuela.
In questo delicato momento, mentre sembra imminente un attacco militare di potenze occidentali, la comunità ecumenica di Qarah lancia un appello di pace, affinchè “l’Occidente ritrovi intelligenza, responsabilità e agisca secondo verità”, dice p. Maes. “Un attacco militare - sottolinea - non è mai una soluzione che genera pace, ma solo altro odio. La Siria dovrebbe ritornare ai valori che ha sempre vissuto in secoli di storia: convivenza e armonia fra etnie e fedi diverse, bontà, ospitalità, solidarietà da sempre caratterizzano la società siriana. Il futuro può essere solo l’unità, che oggi imploriamo da Dio”. (PA) (Agenzia Fides 29/8/2013)
ASIA/SIRIA - Le preghiere di Aleppo affinché sia scongiurato l'intervento militare internazionale
Aleppo (Agenzia Fides) - “Qui la gente vive nell'incertezza e nella sofferenza, ma nessuno aspetta la liberazione dalle bombe e dai missili di un intervento militare esterno. Anche per me sarebbe una pazzia fare azioni di guerra elevando la bandiera della pace. Tutti pregano perchè l'intervento non ci sia, e torni davvero la pace”. Cosi il parroco David Fernandez, missionario cattolico dell'Istituto del Verbo Incarnato, descrive all'Agenzia Fides la reazione dei suoi fedeli di Aleppo davanti alle voci su un imminente attacco contro le postazioni dell'esercito di Assad da parte di forze straniere. Nel racconto di don David, Aleppo viene di nuovo descritta come una città sotto assedio delle milizie ribelli, dove “i forni sono chiusi perchè manca anche la farina per fare il pane” mentre non si riesce a dormire né di giorno né di notte per il fragore degli scontri e dei bombardamenti in atto nei sobborghi periferici. In tutto questo – aggiunge a Fides p. David - “tante persone portano la loro croce con fede e fortezza, chiedendo il dono della pace a Dio, l'unico a cui ancora affidano le proprie speranze”. Nel mese di agosto, in Aleppo assediata, presso la parrocchia cattolica di rito latino sono stati predicati esercizi spirituali per i giovani, per le suore e per le madri. In questi giorni sono in corso quelli rivolti ai preti, a cui partecipano sacerdoti di diversi riti. (GV) (Agenzia Fides 29/8/2013).

mercoledì 28 agosto 2013

Tre interventi sulla Siria da Fides News

ASIA/SIRIA - La Premio Nobel Maguire: “Una azione militare destabilizzerà il Medio Oriente; urge una soluzione politica”
Belfast (Agenzia Fides) – “Una azione militare delle forze Usa o della Nato non risolverà i problemi della Siria. Potrebbe invece portare alla morte di migliaia di siriani e alla frantumazione della Siria. Significherà la ulteriore fuga dei siriani paesi circostanti e destabilizzerà tutto il Medio Oriente, lasciando l’area in preda alla violenza fuori controllo”: è il monito lanciato da Mairead Maguire, Premio Nobel per la pace nel 1976, per l’impegno in Irlanda del Nord, e responsabile dell’Ong “Peace People”.
In un nota inviata a Fides, Maguire, che ha compiuto una missione di pace in Sira nel maggio 2013, spiega: “Il popolo della Siria chiede a gran voce la pace e la riconciliazione e una soluzione politica alla crisi siriana, che continua a essere infiammata da forze esterne, con migliaia di combattenti stranieri, finanziati da paesi esteri, per i propri interessi politici”. Maguire racconta di aver incontrato in Sira molte persone e gruppi che, anche nel conflitto civile, “lavorano alla costruzione della pace e della riconciliazione”.
Nello scenario attuale e sulla questione dell’uso di armi chimiche, Maguire chiede “che si faccia luce, permettendo agli ispettori Onu di accertare la verità, con prove inconfutabili”. Incoraggiando, dunque, il lavoro della Commissione internazionale di inchiesta, la Nobel per la Pace si appella ai ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna perché “come desiderato dal popolo siriano, seguano il dialogo e il negoziato come strada per risolvere il conflitto”.
Ricordando il fallimento delle azioni militari in Iraq, Afghanistan e Libia, la nota conclude: “La violenza non è la risposta, cerchiamo di dare una possibilità alla pace”. (PA) (Agenzia Fides 28/8/2013)
ASIA/SIRIA - Appello da Deir Mar Musa: “No all’intervento militare e a ogni forma di violenza”
Damasco (Agenzia Fides) – Mentre sembra imminente un attacco militare delle forze armate occidentali in Siria, “un appello per la pace e per il rifiuto di ogni violenza” si alza dal monastero di Deir Mar Musa (il monastero di San Mosè l’etiope), oasi di preghiera a nord di Damasco, rifondato dal padre Gesuita Paolo Dall’Oglio, sequestrato un mese fa nell’are di Raqqa.
I monaci e le monache della comunità residente nel monastero, impegnata in un’opera di dialogo e di avvicinamento spirituale fra islam e cristianesimo, hanno appena vissuto una “speciale giornata di preghiera e digiuno”, il 27 agosto, per il rilascio di p. Paolo e per la pace in Siria. P. Jaques Mourad, responsabile della comunità, dice a Fides: “Abbiamo vissuto questa giornata con gioia e serenità spirituale. Abbiamo pregato: rimettiamo la nostra vita nelle mani di Dio e diciamo a Lui: sia fatta la tua volontà”.
Sull’imminente azione militare dei paesi occidentali in Sira, p. Mourad dice: “Siamo in una fase di estrema sofferenza. Auspichiamo che i paesi occidentali assumano una posizione giusta davanti a questa tremenda crisi siriana. La posizione ‘giusta’ significa rifiutare ogni forma di violenza, fermare le armi, non mettere gli uni contro gli altri, difendere e proteggere i diritti umani”.
Suor Houda Fadoul, responsabile della comunità femminile a Dei Mar Musa, conferma a Fides: “Non possiamo accettare o apprezzare un intervento armato di potenze straniere. Continuiamo nella nostra missione che è quella di alzare a Dio un culto spirituale, soprattutto per educare i giovani al dialogo e alla pace. Crediamo che oggi, anche in questo acerrimo conflitto, la preghiera resti un mezzo potente per resistere al male ed è l’unico strumento che alimenta la speranza”. (PA) (Agenzia Fides 28/8/2013)
ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo Sako: L'intervento contro la Siria sarebbe “una sciagura”
Baghdad (Agenzia Fides) – L'intervento militare a guida statunitense contro la Siria sarebbe “una sciagura. Sarebbe come far scoppiare un vulcano con un'esplosione destinata a travolgere l'Iraq, il Libano, la Palestina. E forse qualcuno vuole proprio questo”. Così il Patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphael I Sako esprime all'Agenzia Fides il suo allarme rispetto alla prospettiva di un attacco esterno ormai dato per imminente contro il regime di Assad. Al capo della più consistente comunità cristiana presente in Iraq l'eventuale intervento occidentale in Siria richiama fatalmente l'esperienza vissuta dal suo popolo: “Dopo 10 anni dall'intervento della cosiddetta 'coalizione dei volenterosi' che abbatté Saddam” fa notare a Fides S. B. Sako “il nostro Paese ancora è martoriato dalle bombe, dai problemi di sicurezza, dall'instabilità, dalla crisi economica”. Inoltre, nel caso siriano, secondo il Patriarca caldeo le cose sono ancora più complicate dalla difficoltà d i cogliere le reali dinamiche della guerra civile che dilania da anni quella nazione: “L'opposizione a Assad” nota Sako “è divisa, i vari gruppi si combattono tra loro, c'è un moltiplicarsi di milizie jiahdiste... Che fine farà quel Paese, dopo?”. Al Patriarca anche le formule usate dai Paesi occidentali per giustificare l'eventuale intervento appaiono strumentali e confuse: “Tutti parlano di democrazia e di libertà, ma per raggiungere quegli obiettivi occorre passare per processi storici e non si può pensare di imporli in maniera meccanica o tanto meno con la forza. L'unica via, in Siria come altrove, è la ricerca di soluzioni politiche. Spingere i combattenti a trattare, immaginare un governo provvisorio che coinvolga sia quelli del regime che le forze d'opposizione. Ascoltando quello che davvero vuole il popolo siriano nella sua maggioranza”. Il Patriarca caldeo mostra cautela anche sulla scelta di giustificare l'intervento come rappresaglia inevitabile davanti all'uso de lle armi chimiche da parte dell'esercito di Assad: “Gli occidentali” ricorda S.B. Sako “hanno giustificato anche l'intervento contro Saddam con l'accusa che il rais iracheno possedeva armi di distruzione di massa. Ma quelle armi non sono state trovate”. (GV) (Agenzia Fides 28/8/2013).

lunedì 26 agosto 2013

Notizie dalla Siria:p. Paolo Dall’Oglio

ASIA/SIRIA - Il turbolento contesto di Raqqa e la missione di p. Paolo Dall’Oglio
Raqqa (Agenzia Fides) – E’ un silenzio che genera timore e preoccupazione nella comunità cristiana e nella società siriana, quello sulla sorte del gesuita p. Paolo Dall’Oglio, scomparso circa un mese fa nell’area di Raqqa. Come appreso dall’Agenzia Fides, a Raqqa i giovani del “Free Youth Committee”, legati all’opposizione siriana, continuano le ricerche, in una situazione molto tesa.
Il gesuita si era recato a Raqqa alla fine di luglio, entrando dalla frontiera di Tell Abiad, con l’aiuto dei combattenti curdi. Il suo fine, secondo fonti locali, era quello di cercare di smussare i contrasti fra i combattenti curdi e quelli arabi e ricostruire una certa unità all’interno dell’opposizione siriana. Una missione delicata e per alcuni fin troppo difficile.
La presa di Raqqa da parte delle forze di opposizione al regime, avvenuta a marzo 2013, era stata compiuta grazie a uno sceicco locale, Mouhammad Faycal al Houeidi, leader della tribù “Avadilat”, grande tribù araba presente a Raqqa con solidi legami con il Regno Saudita. Lo sceicco era un parlamentare che, schieratosi contro il governo, è riuscito a rendere Raqqa “prima città indipendente della rivoluzione siriana”. La presa della città da parte dell’Esercito Siriano di Liberazione (“Free Sirian Army” , FSA) è avvenuta , però, grazie anche al contributo del gruppo “Jabhat al-Nu

domenica 25 agosto 2013

Il Papa è un bravo direttore tecnico... padre Pepe in Vaticano


◊   Papa Francesco ha ricevuto in udienza padre Josè Maria Di Paola, conosciuto da tutti come “padre Pepe”. Il sacerdote argentino che vive in una delle favelas di Buenos Aires, ha portato avanti il suo impegno per gli emarginati nonostante pesanti minacce di morte da parte dei narcotrafficanti che il sacerdote ha denunciato con coraggio. Luca Collodi ha intervistato "padre Pepe" dopo l’incontro con il Papa:

D. - Padre Pepe, come ha trovato Papa Francesco?

R. - La verità è che è stato un incontro molto emozionante per me. Non lo vedevo da quando è andato via da Buenos Aires. Per me è strano vederlo così, ma nello stesso tempo veramente è stato molto emozionante vederlo come Papa. Sta molto bene. L’ho visto con molta energia e con molta forza. Ringiovanito. Così tornerò in Argentina molto contento, perché sebbene sia grande la responsabilità che ha di guidare la Chiesa, lo vedo con la forza necessaria per farlo.

D. - Papa Francesco ha nostalgia dell’Argentina e di Buenos Aires?

R. - Credo di no. Credo che lui sa qual è il suo presente. Ho portato il thermos, ho portato il mate e l’abbiamo bevuto. Lui è contento quando si parla di Buenos Aires e dell’Argentina, però sa che il suo presente è qui, al servizio di tutta la gente. Di questo è consapevole, ma certamente non dimentica le sue radici.

D. - Da arcivescovo di Buenos Aires a pastore della Chiesa Universale. Come è cambiato Papa Bergoglio ?

R. - Fondamentalmente lo vedo uguale. Anche da come ci riceve, perché quando andavamo alla curia di Buenos Aires ci veniva incontro con semplicità. Aveva una scrivania e nient’altro e poi ci accompagnava personalmente per salutarci. Questa semplicità si vede anche in Vaticano. Continua ad essere lo stesso uomo, cioè non un principe della Chiesa ma un servitore della Chiesa. E questa caratteristica è sempre stata molto presente nella sua persona. Questo è ciò che ci ha sempre incoraggiato. Vedo anche che c’è una continuità, perché pensa in modo permanente alle persone, specialmente quelle più bisognose, e vuole avere un rapporto molto vicino con loro. Ecco, in sostanza, lo vedo uguale e con molta energia, con molta voglia di fare. Lo vedo veramente rivitalizzato.

D. - Ha portato al Papa molte lettere, anelli e rosari da benedire. La gente lo ricorda con affetto a Buenos Aires?

R. - Sì, ho portato tante cose senza aver fatto alcuna pubblicità. La gente che veniva a sapere della mia visita al Papa mi diceva: “Questo è per Papa Francesco”. Ho portato al Papa lettere di gente malata, libri, tra cui il libro che ha fatto il "Gruppo di recupero" di tossicodipendenti delle "villas" che ha compiuto 5 anni: infatti, non si dimenticano che lui ne è stato il fondatore, perché ha lavato i piedi, il Giovedì Santo di 5 anni fa, a 12 giovani. E ho portato le lettere di due di questi giovani a cui, l’allora arcivescovo Bergoglio, ha lavato i piedi e che oggi hanno una vita nuova, un lavoro, la loro famiglia, e sono eternamente grati al Papa. Per questo volevamo che Francesco ricevesse questo libro, il primo numero uscito dalla stampa, ancora fresco di inchiostro. Certo, ho portato tante altre cose e credo che in quella valigia ci fossero tanti sentimenti di tanta gente.

D. - Il Papa continua a seguire il lavoro che fate nella periferia di Buenos Aires con i giovani?

R. - Lui vuole che noi continuiamo a lavorare. Credo veramente che il modo migliore di servire il Papa da parte nostra sia quello di essere fedeli al suo lavoro, come prima. E anche di contribuire, con la nostra gente e l’esperienza maturata con il Papa, ad incoraggiare altri sacerdoti a vivere nelle periferie. Sappiamo che sono in tanti a farlo in diverse parti del mondo, però bisogna incoraggiarli, perché è una testimonianza evangelica per tutti. Non solo per chi vive nella periferia, ma anche per chi ci va. Può essere un’unione di due mondi che ogni tanto sono separati a causa della società materialista e individualista. Bergoglio, quando era a Buenos Aires, guardava la città dalla periferia. Questo sguardo di Bergoglio è il grande contributo alla Chiesa di Buenos Aires.

D. - Padre Pepe, ha portato una maglietta, “una camiseta”, dell’Atletico Huracàn al Papa. Ma il Papa come ha reagito, essendo della squadra concorrente del San Lorenzo? L’ha ricevuta con sportività?

R. - Sì, la sua generosità è arrivata anche lì. Ha accettato la maglietta dell’Huracàn, che è la squadra concorrente del San Lorenzo, un rivale eterno. E sempre, in Argentina, i tifosi dell’Huracàn e del San Lorenzo discutono: sono rivali! E da quando è diventato Papa, ci sono ovunque bandiere del San Lorenzo, magliette del San Lorenzo e, ciò mi dà un po’ di fastidio. Allora, la dirigenza dell’Huracàn mi ha detto: “Pepe tu che sei dell’Huracàn, perchè non porti al Papa qualcosa di nostro, la maglietta, una lettera?”. Così ho portato al Papa la maglietta della squadra "migliore"...

D. - Il Papa, come sportivo, è anche un intenditore di calcio, di tecnica e di tattica di calcio?

R. - Sì, e l’applica alla Chiesa. Il Papa è un bravo direttore tecnico... 

venerdì 23 agosto 2013

Evraz: Palini e Bertoli in crisi? Il Gruppo no

Evraz in denaro a Londra, ma la controllata sudafricana chiude il trimestre in rosso

Assaltato un monastero copto

AFRICA/EGITTO - Tensione per le manifestazioni di oggi. Assalito un monastero copto
Il Cairo (Agenzia Fides)- “La situazione è finora calma ma si vive in tensione per le manifestazione di protesta annunciate per oggi dai sostenitori del deposto Presidente Morsi. Spero che non accade nulla di grave” dice all’Agenzia Fides p. . Rafic Greiche, portavoce dei Vescovi cattolici dell’Egitto
“In gran parte dell’Egitto le condizioni di sicurezza stanno migliorando ma non a Giza e Al Minya” precisa il sacerdote.
A questo proposito p. Greiche riporta l’assalto ad un monastero copto ortodosso in un piccolo villaggio nei pressi di Al Minya. “Un gruppo di persone ha assalito il monastero ed ha picchiato i monaci. La polizia è intervenuta ma ormai era troppo tardi per i monaci che sono stati trasportati all’ospedale. Uno è ancora ricoverato, l’altro è stato dimesso”. “C’è da dire che non è sempre facile per le forze dell’ordine muoversi in zone come quella di Minya, dove i cristiani sono sempre sul chi vive per la presenza di diversi gruppi jihadisti” afferma p. Greiche
“Minya è uno dei governatorati dove nel passato (negli anni ’90) sono avvenuti un gran numero di attacchi terroristici. È uno di punti focali della presenza dei gruppi jihadisti” ricorda il sacerdote.
“Questo perché la geografia dell’area favorisce i movimenti di questi gruppi, formati spesso da famiglie beduine che si muovono agevolmente, che possono nascondersi nelle montagne vicine”.
Le autorità del Cairo hanno imposto severe misure di sicurezza in tutto il Paese in previsione delle proteste annunciate dopo la preghiera del venerdì. (L.M.) (Agenzia Fides 23/8/2013)

giovedì 22 agosto 2013

Libertà, rapimenti,conversioni forzate, violenze

ASIA/INDIA - Rapimenti, conversioni forzate e violenze sui cristiani

New Delhi (Agenzia Fides) – Diversi episodi di violenza, lesivi della libertà religiosa, hanno turbato le comunità cristiane in India nei ultimi giorni. La polizia di Chennai, nello stato indiano del Tamil Nadu, sta cercando i genitori di una ragazza 23enne, che l'hanno sequestrata perché contrari alla sua conversione al cristianesimo e al suo desiderio di farsi suora. Secondo quanto l’Agenzia Fides ha appreso da fonti nella Chiesa locale, Lakshmi Priya, giovane donna laureata in ingegneria, di famiglia indù che risiede a Hyderabad (nello stato di Andra Pradesh), si era convertita al cristianesimo e si stava preparando a diventare suora, seguendo un cammino di formazione alla vita religiosa a Chennai, anche senza il consenso dei genitori. Questi hanno perciò fatto ricorso all’uso della forza per dissuaderla.
Un altro episodio di violenza si è verificato in Jharkhand, il 19 agosto. Un ragazzo di sette anni, che frequentava una scuola cattolica S. Francesco Saverio, gestita dai Gesuiti e da suore, è morto improvvisamente per arresto cardiaco. Dopo l’evento, una folla ha attaccato preti e suore di una missione gesuita in Jharkhand, chiedendo un risarcimento di un milione di rupie. Le Suore della Congregazione di Maria Immacolata (CIC), che operano nella scuola dal 2005, sono state attaccate da vandali che hanno devastato il loro convento. Uno dei sacerdoti intervenuti, p. Salomon, ha subito un trauma cranico ed è ricoverato in ospedale. Secondo un comunicato inviato a Fides, i Gesuiti sospettano che l’attacco sia stato istigato da gruppi di fanatici indù.
Alcuni giorni prima, nello stato di Rajastan, la madre di un Pastore cristiano è stata duramente picchiata da estremisti indù che avevano minacciato di ucciderla e tagliarla a pezzi se non si fosse convertita all'induismo. L’episodio è avvenuto a Jaipur, in Rajasthan, il 13 agosto. Quattro uomini armati hanno fatto irruzione in casa del Pastore Vishaal Behl e, accertando che non era in casa, hanno iniziato a devastare l’abitazione. Hanno poi minacciato sua madre, nel tentativo di convincerla a rivelare dove fosse suo figlio, malmenandola e causandole gravi lesioni alla testa e alle braccia. (PA) (Agenzia Fides 22/8/2013)

Diritto di Pesca in Cassazione

mercoledì 21 agosto 2013

40 milioni? Intervista del Messaggero Veneto: Palini e Bertoli

16 vittime al giorno

AMERICA/COLOMBIA - Abusi sessuali e maltrattamento minorile: 16 vittime al giorno

Medellin (Agenzia Fides) – Nel corso dei primi 5 mesi del 2013 sono stati registrati 2.456 casi di abusi sessuali su minori, 16 vittime al giorno. E’ quanto si legge in una denuncia dell’Istituto di Medicina Legale dove risulta anche che le aggressioni sono perpetrate dagli stessi genitori dei piccoli. Il 33% avvengono per mano di padre, il 28% dalle madri, e il 9% dai patrigni. Il fenomeno continua ad aumentare e il 70% dei casi rimangono impuniti perché non vengono denunciati. Secondo i responsabili della Fondazione locale a tutela dell’Infanzia Pandi, manca il sostegno da parte del Governo. In Colombia non esistono luoghi di assistenza per le mamme single lavoratrici che non sanno a chi lasciare i propri figli. Tuttavia, gli abusi sessuali non sono le uniche forme di violenza. Cifre allarmanti si registrano anche per casi di maltrattamento di ogni tipo, la ricerca ne ha denunciati 728 su bambini da zero a quattro anni di età. Per quanto riguarda la fascia di età che va dai 5 ai 9 anni sono stati registrati 1.115 casi di maltrattamento. Tra i minori da 10 a 14 anni 6.949, e tra gli adolescenti da 15 a 17 anni 15.523. (AP) (21/08/2013 Agenzia Fides)

Il papa da giovane!


T Avvenire has uploaded Bergolio
Bergolio
L'itinerario sulle orme di Papa Bergoglio in Argentina: le tappe della sua formazione, la prima parrocchia, il santuario più amato

sabato 17 agosto 2013

Notizie dalla caffaro di torviscosa...a ferragosto

Caffaro, lavoratori disperati:
«Da mesi senza stipendio»

Torviscosa, da più di due mesi senza stipendio, dopo quasi cinque anni di cassa integrazione, i circa 70 lavoratori della Caffaro in cassa integrazione in deroga sono preda dello sconforto per un futuro che vedono molto buio

sabato 10 agosto 2013

500 donne

AMERICA/COLOMBIA - Più di 500 donne sono state uccise nel primo semestre 2013

Bogotà (Agenzia Fides) – Più di 500 donne sono state uccise in Colombia nel primo semestre 2013. La regione de Valle del Cauca è al primo posto con un totale di 144 casi di femminicidio , seguita da Antioquia con 68 e al terzo posto è Bogotà con 56 casi.
La nota inviata a Fides da Radio Caracol, cita un rapporto dell'Istituto di Medicina Legale della capitale colombiana, che riporta un totale di 514 donne uccise nel Paese nei primi sei mesi del 2013. I dati, raccolti da esperti dell'Istituto, verificati e analizzati dal Gruppo Centro Nazionale di Riferimento per la violenza, rivelano che la maggior parte delle vittime sono nella fascia di età tra i 30 ai 34 anni.
(CE) (Agenzia Fides, 10/08/2013)

venerdì 9 agosto 2013

Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni. 3 files

AMERICA - Si celebra oggi la Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni
Washington (Agenzia Fides) – Il 9 agosto di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1994, con la risoluzione A/RES/49/214. Il tema della Giornata internazionale dei Popoli Indigeni delle Nazioni Unite di questo anno è "Popoli indigeni nella costruzione di alleanze: In onore dei trattati, accordi ed altre intese costruttive".
Secondo dati raccolti da Fides, le Nazioni Unite con questa celebrazione vuole mettere in evidenza l'importanza dei trattati tra gli Stati, i loro cittadini, e le popolazioni indigene, che mirano a riconoscere e difendere i loro diritti e le loro terre, e di istituire un quadro per la coesistenza e le relazioni economiche. Gli accordi definiscono anche un quadro politico per la coabitazione dei diversi popoli sovrani che vivono in uno stesso territorio, secondo i principi di amicizia, di cooperazione e di pace.
(CE) (Agenzia Fides, 09/08/2013)
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AMERICA/ECUADOR - Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni: le rivendicazioni degli indigeni dell’Ecuador
Quito (Agenzia Fides) – In preparazione della Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni (che si celebra oggi, 9 agosto), la Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador (CONAIE), ha convocato un Consiglio allargato a tutte le autorità dei popoli indigeni e delle nazionalità del paese.
Nell'incontro, che ha avuto luogo il 2 agosto, sono stati analizzati i progetti di leggi che incidono sulle nazionalità indigene, tra cui la legge su acqua, terre e territori; la gestione indigena della giustizia, la criminalizzazione delle proteste e le politiche riguardanti l'attività mineraria e il petrolio; le condizioni per un possibile dialogo con il presidente Rafael Correa.
La nota pervenuta a Fides, riferisce che al termine del Consiglio, i leader dell'organizzazione hanno ribadito di continuare la lotta per il possesso delle proprie terre e la conservazione delle proprie tradizioni, ed hanno dettato le condizioni per il dialogo con il governo e stilato il programma per nuove manifestazioni a settembre.
Nel documento finale del Consiglio allargato si afferma infine che verrà avviato un processo di consultazione delle comunità per costruire l'agenda dei principali punti di conflitto tra il governo e le organizzazioni che propongono la formazione di uno Stato Plurinazionale.
(CE) (Agenzia Fides, 09/08/2013)
Links:
Il Documento completo della Conaie (spagnolo):
http://www.conaie.org/

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AMERICA/BRASILE - I diritti dei Guaranì al centro della Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni

Dourados (Agenzia Fides) – Una delegazione di Amnesty International ha visitato il 7 agosto, le comunità indigene Guaranì Kaiowá della regione di Dourados (MS). Durante l'incontro, i leader Guarani Kaiowá hanno incontrato il segretario generale dell'organizzazione, l'indiano Salil Shetty, per denunciare il ritardo nella demarcazione delle terre e la violenze subite dai membri della loro comunità quando si trovano al fuori dei loro territori tradizionali o confinati in piccole riserve.
La nota inviata a Fides dal Consiglio Missionario Indigeno (CIMI), riferisce la visita del segretario generale alle sedici famiglie Kaiowá che vivono da più di dieci anni in baracche lungo la strada nazionale BR-163, dove transitano camion che trasportano soia e canna da zucchero. Proprio in quel luogo cinque indigeni sono stati uccisi investiti dai camion, ed uno è stato avvelenato dai pesticidi utilizzati nelle piantagioni della zona.
"Siamo a metà del 2013 e non si può semplicemente fare quello che si vuole con le terre indigene, come se non ci fossero i diritti che devono essere rispettati", ha detto Salil ai leader indigeni. "Qui, ho incontrato le madri che hanno perso i loro bambini piccoli, gli anziani che hanno perso i loro figli. Queste cose succedono alla luce del giorno, e non vi è nessuna indagine. Le persone che commettono questi crimini semplicemente restano liberi. E' una grande vergogna per il Brasile", ha concluso.
(CE) (Agenzia Fides, 09/08/2013)

due bombole scoppiate

giovedì 8 agosto 2013

Zilda Arns

AMERICA/BRASILE - Missionaria morta in Haiti, esempio da proporre anche per la santificazione

Brasilia (Agenzia Fides) – L'episcopato brasiliano inizierà nel 2015 la pratica per chiedere al Vaticano la beatificazione della missionaria e pediatra Zilda Arns, fondatrice e coordinatrice della Pastorale del Bambino, morta nel terremoto che ha devastato Haiti nel 2010.
La nota inviata a Fides dalla Conferenza episcopale del Brasile ricorda che l'inizio del processo partirà tra due anni, perché la domanda di beatificazione e santificazione può essere presentata solo dopo il quinto anniversario della morte del candidato.
La beatificazione di Zilda Arns è stata proposta dall’Arcivescovo dell’arcidiocesi di Paraíba, Mons. Aldo Di Cillo Pagotto, che presiede il Consiglio della Pastorale per i Bambini, una Commissione della Conferenza Episcopale dedicato alla cura e all’assistenza dei bambini, fondata proprio dalla stessa missionaria medico nel 1983 e che oggi opera in oltre venti Paesi in America Latina, Africa e Asia. La testimonianza di vita della missionaria aveva provocato una catena di solidarietà subito dopo il terremoto di Haiti (vedi Fides "La solidarietà della Chiesa in America per Haiti", 14/01/2010).
La “Pastoral da Criança”, come è chiamata in Brasile, lo scorso 28 luglio ha celebrato il 30.mo Congresso Nazionale, al quale hanno chiesto di partecipare anche rappresentanti provenienti da Filippine, Angola, Guatemala, Panama, Repubblica Dominicana, Perù, Argentina, Colombia e Paraguay.
(CE) (Agenzia Fides, 08/08/2013)

Fortissimamente Bramme!

Serracchiani: «A settembre bramme di nuovo via mare»