sabato 1 settembre 2012

La Vita Cattolica propone, ma le province unite formano una regione?

Provincia del Friuli con capoluogo Aquileia   versione testuale
La proposta del settimanale diocesano «la Vita Cattolica» in Consiglio regionale


UDINE (30 agosto, ore 15.30) - Due enti di area vasta, uno per la Venezia Giulia e uno per il Friuli, al posto delle attuali 4 Province: un’area metropolitana per Trieste e il suo hinterland, quindi, e una innovativa Provincia di Aquileia, che nasca da un patto di sviluppo territoriale tra Gorizia, Udine e Pordenone. Questa la proposta che oggi, giovedì 30 agosto, ha portato in Consiglio regionale il direttore de «la Vita Cattolica», Roberto Pensa. Una posizione «storica» del settimanale diocesano, da più di due decenni, che nasce anche dall’applicazione di alcuni dei principali cardini della dottrina sociale della Chiesa.

Sussidiarietà: Regione «snella»Il primo obiettivo di una buona riforma istituzionale – dirà ai commissari il direttore Pensa – deve essere il decentramento di competenze e funzioni verso «il basso» da parte della Regione, agli enti pubblici in grado di esercitarle che siano più vicine al cittadino, quindi Comuni e Province. La Regione va, invece, focalizzata sulle funzioni (di assoluta preminenza e rilevanza) legislative, di alto indirizzo e di controllo delle autonomie locali, mantenendo naturalmente la gestione diretta dei servizi che per loro natura risultano indivisibili su scala regionale («in primis» la sanità).

No a enti di «nominati»La dottrina sociale evidenzia come essenziale la partecipazione del cittadino, come singolo o in associazione con altri, direttamente o a mezzo di propri rappresentanti, alla vita culturale, economica, sociale e politica della comunità civile cui appartiene. Questa non verrebbe senz’altro promossa trasformando le Province in enti di secondo grado, cioè non governati da rappresentanti eletti dai cittadini, ma «nominati» dai Comuni. Grande attenzione va posta poi al tema della fusione dei piccoli Comuni. È indiscutibile la necessità di associarsi per lo svolgimento dei servizi. Ma i piccoli Comuni, specie nelle aree montane, ma anche in pianura, sono un elemento fondamentale di aggregazione e di identità delle comunità locali. Vanno comunque mantenuti i municipi e le rappresentanze politiche, il cui costo, comunque, è irrisorio.

La Provincia di AquileiaPer bene comune la dottrina sociale della Chiesa intende «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente». Essendo la nostra Regione composta da due realtà culturali, sociali, economiche, sociologiche e linguistiche molto differenti, ne discende che ciascuna ha diritto di trovare un proprio assetto istituzionale peculiare. Trieste, incentrata sull’attività del porto e delle sue importanti istituzioni culturali e scientifiche, potrebbero trovare risposta nella forma dell’area metropolitana che unisce i livelli amministrativi comunale e provinciale. Per l’area friulana, invece, appare logica l’ipotesi di creare una unica Provincia del Friuli o comunque di avviare un processo federativo tra le Province di Gorizia, Pordenone e Udine, che mantenga l’identità dei singoli enti, ma che imponga la messa in comune di strategie e servizi. Non un «Grande Friuli», cioé la mera «annessione» a Udine delle altre Province, ma una realtà istituzionale nuova e policentrica che nasca da un patto territoriale. L’elemento storico unificante è quello delle comuni radici della Chiesa e del Patriarcato di Aquileia, nel cui ambito hanno trovato storicamente pari dignità tutti i territori che compongono il Friuli e le loro componenti culturali e linguistiche (i friulani, gli sloveni, i germanofoni, le comunità venetofone dell’Isontino, di Grado, Marano e della Destra Tagliamento). Il Friuli trarrebbe una grande utilità dall’affrontare unito le sfide della globalizzazione. Per cogliere queste opportunità, va pensato un ente di area vasta nuovo, che non concentra uffici, personale e competenze al centro, ma che, grazie alle tecnologie dell’informazione e ad assetti organizzativi decentrati (con assessorati distribuiti nelle tre Province), è in grado di lavorare a rete sul territorio, vicino ai cittadini, al tessuto sociale e imprenditoriale, là dove certe tematiche ed esigenze sono particolarmente sentite e sviluppate. Lo stesso capoluogo provinciale potrebbe essere posto non a Udine, ma in un altro luogo che identitariamente possa rappresentare il Friuli intero. Aquileia in primis.

Regione unita contro le disparitàInfine il principio della solidarietà: impegno primario della Regione (la cui unità non può essere messa in discussione) deve rimanere l’impegno forte per superare le diseguaglianze territoriali, economiche e sociali, che colpiscono le aree montane e quelle più acutamente soggette a processi di deindustrializzazione.

La proposta completa del settimanale è consultabile sul sito www.lavitacattolica.it alla sezione «Documenti».

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