Una serata di ascolto e di invocazione, di canto e di silenzio, per continuare a festeggiare la gioia del perdono ricevuto, sotto lo sguardo benevolo della Madonna degli Angeli. Il protagonista è stato Gesù, il vero Amico con cui condividere il cammino della vita. A fare da cornice sono state le parole di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, lette durante la veglia come segno di comunione con il Successore di Pietro, aderendo anche al messaggio di San Francesco. E in attesa della 26.ma Giornata mondiale della gioventù 2011, che si terrà a Madrid e che vedrà la partecipazione anche dei giovani marciatori francescani, è stata ricordata l’esortazione del Papa a costruire la propria casa sulla roccia e a diventare adulti nella fede, ispirandosi alle vite dei santi e dei martiri. E rappresentando idealmente l’impegno assunto, alcuni marciatori hanno posto un mattone sulla Parola di Dio. Ma il momento culminante della veglia è stato la testimonianza di don Aldo Buonaiuto, responsabile del servizio anti-sette della comunità Papa Giovanni XXIII, che ha anche ricordato la figura del fondatore don Oreste Benzi. Benedetto XVI lo definì “il grande infaticabile apostolo della carità”.
A don Aldo Bonaiuto, Alessandra De Gaetano ha chiesto come oggi i giovani possano davvero incontrare il prossimo e dare un senso forte alla propria vita:
R. – Partendo dagli ultimi, dalle persone più disperate e oppresse, dai poveri e da coloro che quasi chiedono scusa di esistere. Non pensiamo soltanto alle povertà materiali, perché oggi quest’umanità è ferita profondamente da una solitudine: il cuore è profondamente solo e isolato. I nostri giovani non hanno la capacità di relazionarsi: sembra che venga data loro ogni cosa, mentre invece gli viene tolto tutto. Paradossalmente questa grande emancipazione della comunicazione provoca omissione, silenzio, incapacità di dialogo e quindi poi anche incapacità di conoscersi e di armarsi. Il cuore dell’uomo oggi – possiamo dire - è veramente immerso, molto spesso, nelle tenebre di un mondo senza Dio.
D. – Come interviene la Chiesa in queste realtà, per condurre questi giovani al cuore secondo Dio e quindi libero e illuminato?
R. – La Chiesa è un faro importante per questo mondo. La Chiesa è una barca sicura, dove l’uomo che ha la fortuna, ha il dono, ha la vocazione di farne parte e di sentire che Gesù è il Figlio di Dio, è il Salvatore del mondo, può trovare in questa Chiesa - fatta di uomini peccatori, ma anche di santi e di persone che mettono la loro vita al servizio del Vangelo per seguire Gesù fino in fondo - può trovare la vera gioia. E questo la Chiesa annuncia: la vera gioia e quindi dare alle nuove generazioni il senso e il gusto della vita, donando la vera libertà, che è la libertà di amare gratuitamente, non per un profitto, ma soltanto per la gioia e la bellezza di amare.
D. – Un messaggio, un auspicio per questi giovani marciatori che parteciperanno – alcuni di loro – alla Giornata mondiale della Gioventù...
R. – Questi giovani sono veramente la speranza per tanti altri giovani qualora non si fermeranno all’esperienza in sé, ma porteranno questa esperienza dando frutto e cercando poi di comunicare questo dono della fede ai propri coetanei. Noi camminiamo proprio così, per trapianto vitale: mettere la vita con la vita degli altri, questa vita sana che per noi è in Cristo, la più bella, che può essere trasmessa e quando viene trasmessa la vita in Cristo tutto si trasforma e possiamo fare nuove tutte le cose. Così il Papa che ci aspetta tutti a Madrid non è il Papa come istituzione, ma è quel padre, apostolo e Vicario di Cristo, che vuole insegnarci e segnalarci la vera via che dà questa vita. (mg)