sabato 1 settembre 2012

ASIA/INDIA - Oltre 5.000 cristiani dell'Orissa in strada per chiedere giustizia

Bhubaneswar (Agenzia Fides) - Circa 5.000 cristiani sono scesi in strada in Orissa inscenando una manifestazione pacifica per chiedere giustizia, nell'anniversario dei massacri che colpirono la comunità cristiana nel distretto di Kandhamal nel 2008. Come informano fonti locali di Fides, la manifestazione è stata scandita da slogan e striscioni che chiedevano "giustizia, pace e armonia", mentre molti dei partecipanti si erano coperti la bocca con nastro adesivo nero, a significare il silenzio e l'emarginazione in cui sono stati relegati. Il corteo è stato autorizzato solo il giorno prima dalle autorità, che temevano la reazione di gruppi estremisti indù.
Al corteo ha partecipato S. Ecc. Mons. Sarat Nayak, Vescovo di Berhampur, che ha dichiarato pubblicamente: "La pace può venire solo quando è ristabilita la verità e la giustizia". P. Ajay Singh, attivista per i diritti umani dell'Orissa, ha spiegato:"Questo corteo intende rendere omaggio ai morti, chiedere giustizia, sicurezza e mezzi di sussistenza per le vittime. Serve ad attirare l'attenzione del governo e per incoraggiare le vittime a costruire solidarietà fra loro".
In un comunicato inviato all'Agenzia Fides, l'Ong "Christian Solidarity Worldwide", che monitora la condizione dei cristiani, commenta: "E 'importante ricordare che nel 2008 i massacri in Orissa si sono verificati otto mesi dopo una prima ondata di violenza, che era rimasta impunita. L'unico modo per fermare gli estremisti è garantire legalità e giustizia".
In un messaggio inviato a Fides, Mons. John Barwa, SVD, Arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, in Orissa, definisce gli attacchi del 2008 in Kandhamal "crimini contro l'umanità", poichè "molto diffusi ed eseguiti con un'attenta pianificazione". In Orissa 100 cristiani furono uccisi e i profughi furono 56mila. (PA) (Agenzia Fides 1/9/2012)

Anche avvocati musulmani in sua difesa /"Liberate Rimsha": lettera dei Senatori USA al presidente Zardari

ASIA/PAKISTAN - "Rimsha è innocente e presto sarà libera": anche avvocati musulmani in sua difesa

Islamabad (Agenzia Fides) - "Rimsha è innocente, non ci sono prove contro di lei. Presto sarà libera". È fiducioso Paul Bhatti, Consigliere del Primo Ministro per l'Armonia nazionale e presidente della "All Pakistan Minorities Alliance" (APMA), sul caso della bambina cristiana accusata di blasfemia. Il procedimento a carico davanti a un tribunale di primo grado di Islamabad è stato per l'ennesima volta aggiornato al lunedì 3 settembre, anche perché il giudice è cambiato, mentre la custodia cautelare per la piccola era stata prolungata di 14 giorni. Ma l'andamento del procedimento - nonostante i discorsi infiammatori dell'avvocato di controparte - sembra in discesa: infatti, come riferito a Fides da Bhatti, la perizia operata dalla Commissione medica, che aveva definito Rimsha "minorenne e disabile mentale", è stata confermata dagli esperti. E a seguire il caso di Rimsha l'APMA ha nominato un team di cinque avvocati musulmani, tutti di grande levatura professionale, che operano insieme all'avvocato Tahir Naveed Chaudry. Vista la palese ingiustizia, visto il procedimento legale, visto il sostegno nell'opinione pubblica, nelle istituzioni e anche dei leader musulmani, il collegio difensivo esprime "massima fiducia in un esito positivo della vicenda".
Intanto la bambina resta in carcere: è affidata alle cure di una guardia carceraria donna, che la cura a la accudisce con amorevolezza, ma che non può fare a meno di notarne la sofferenza: la bimba è traumatizzata, piange spesso e cerca i genitori. (PA) (Agenzia Fides 1/9/2012)

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ASIA/PAKISTAN - "Liberate Rimsha": lettera dei Senatori USA al presidente Zardari

Islamabad (Agenzia Fides) - Un gruppo bipartisan di sei senatori americani ha scritto una lettera al presidente pakistano Asif Ali Zardari, chiedendo la liberazione di Rimsha Masih, la minorenne cristiano arrestato con l'accusa di blasfemia, e maggiore impegno per contrastare l'intolleranza religiosa in Pakistan. Nel testo della missiva, pervenuta a Fides, I senatori notano che occorre "garantire sicurezza e un trattamento equo, secondo la legge, a tutti i cittadini pakistani, indipendentemente dalla loro religione", ricordando che i recenti casi di discriminazione religiosa, compreso quello di Rimsha Masih, denotano "un peggioramento della situazione delle minoranze religiose nel paese. Il testo ricorda che, come nel caso di Rimsha, la legge sulla blasfemia "continua a perseguitare persone innocenti". "Sollecitiamo il vostro governo - si legge - a fare di più per prevenire gli abusi e le violenze commesse contro i cristiani, ahmadi, indù e altri minoranze religiose, così come verso membri della comunità musulmana".
I politici USA auspicano, dunque, che Zardari intraprenda "un serio sforzo per porre fine alla ingiusta detenzione di Rimsha. La missiva è stata firmata dai senatori Robert Menendez, Roy Blunt, Ben Cardin, Mark Kirk, Bob Casey, e Mike Johanns. (PA) (Agenzia Fides 1/9/2012)

La Vita Cattolica propone, ma le province unite formano una regione?

Provincia del Friuli con capoluogo Aquileia   versione testuale
La proposta del settimanale diocesano «la Vita Cattolica» in Consiglio regionale


UDINE (30 agosto, ore 15.30) - Due enti di area vasta, uno per la Venezia Giulia e uno per il Friuli, al posto delle attuali 4 Province: un’area metropolitana per Trieste e il suo hinterland, quindi, e una innovativa Provincia di Aquileia, che nasca da un patto di sviluppo territoriale tra Gorizia, Udine e Pordenone. Questa la proposta che oggi, giovedì 30 agosto, ha portato in Consiglio regionale il direttore de «la Vita Cattolica», Roberto Pensa. Una posizione «storica» del settimanale diocesano, da più di due decenni, che nasce anche dall’applicazione di alcuni dei principali cardini della dottrina sociale della Chiesa.

Sussidiarietà: Regione «snella»Il primo obiettivo di una buona riforma istituzionale – dirà ai commissari il direttore Pensa – deve essere il decentramento di competenze e funzioni verso «il basso» da parte della Regione, agli enti pubblici in grado di esercitarle che siano più vicine al cittadino, quindi Comuni e Province. La Regione va, invece, focalizzata sulle funzioni (di assoluta preminenza e rilevanza) legislative, di alto indirizzo e di controllo delle autonomie locali, mantenendo naturalmente la gestione diretta dei servizi che per loro natura risultano indivisibili su scala regionale («in primis» la sanità).

No a enti di «nominati»La dottrina sociale evidenzia come essenziale la partecipazione del cittadino, come singolo o in associazione con altri, direttamente o a mezzo di propri rappresentanti, alla vita culturale, economica, sociale e politica della comunità civile cui appartiene. Questa non verrebbe senz’altro promossa trasformando le Province in enti di secondo grado, cioè non governati da rappresentanti eletti dai cittadini, ma «nominati» dai Comuni. Grande attenzione va posta poi al tema della fusione dei piccoli Comuni. È indiscutibile la necessità di associarsi per lo svolgimento dei servizi. Ma i piccoli Comuni, specie nelle aree montane, ma anche in pianura, sono un elemento fondamentale di aggregazione e di identità delle comunità locali. Vanno comunque mantenuti i municipi e le rappresentanze politiche, il cui costo, comunque, è irrisorio.

La Provincia di AquileiaPer bene comune la dottrina sociale della Chiesa intende «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente». Essendo la nostra Regione composta da due realtà culturali, sociali, economiche, sociologiche e linguistiche molto differenti, ne discende che ciascuna ha diritto di trovare un proprio assetto istituzionale peculiare. Trieste, incentrata sull’attività del porto e delle sue importanti istituzioni culturali e scientifiche, potrebbero trovare risposta nella forma dell’area metropolitana che unisce i livelli amministrativi comunale e provinciale. Per l’area friulana, invece, appare logica l’ipotesi di creare una unica Provincia del Friuli o comunque di avviare un processo federativo tra le Province di Gorizia, Pordenone e Udine, che mantenga l’identità dei singoli enti, ma che imponga la messa in comune di strategie e servizi. Non un «Grande Friuli», cioé la mera «annessione» a Udine delle altre Province, ma una realtà istituzionale nuova e policentrica che nasca da un patto territoriale. L’elemento storico unificante è quello delle comuni radici della Chiesa e del Patriarcato di Aquileia, nel cui ambito hanno trovato storicamente pari dignità tutti i territori che compongono il Friuli e le loro componenti culturali e linguistiche (i friulani, gli sloveni, i germanofoni, le comunità venetofone dell’Isontino, di Grado, Marano e della Destra Tagliamento). Il Friuli trarrebbe una grande utilità dall’affrontare unito le sfide della globalizzazione. Per cogliere queste opportunità, va pensato un ente di area vasta nuovo, che non concentra uffici, personale e competenze al centro, ma che, grazie alle tecnologie dell’informazione e ad assetti organizzativi decentrati (con assessorati distribuiti nelle tre Province), è in grado di lavorare a rete sul territorio, vicino ai cittadini, al tessuto sociale e imprenditoriale, là dove certe tematiche ed esigenze sono particolarmente sentite e sviluppate. Lo stesso capoluogo provinciale potrebbe essere posto non a Udine, ma in un altro luogo che identitariamente possa rappresentare il Friuli intero. Aquileia in primis.

Regione unita contro le disparitàInfine il principio della solidarietà: impegno primario della Regione (la cui unità non può essere messa in discussione) deve rimanere l’impegno forte per superare le diseguaglianze territoriali, economiche e sociali, che colpiscono le aree montane e quelle più acutamente soggette a processi di deindustrializzazione.

La proposta completa del settimanale è consultabile sul sito www.lavitacattolica.it alla sezione «Documenti».

A Molmenti il «Carati d'autore» lignanese

PREMIO AL CAMPIONE OLIMPICO

 


Daniele Molmenti, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Londra 2012 nella specialità canoa- kayak, ha ricevuto mercoledì 29 agosto a Lignano Sabbiadoro, alla Terrazza a Mare, il VII Premio Carati d'autore. A Molmenti, il Premio è andato per «la caparbietà e la tenacia, prettamente friulane, con le quali il campione di Cordenons ha saputo condurre la propria preparazione dalle Olimpiadi di Pechino a quelle di Londra». Alla domanda «Quando hai sentito che avresti vinto la medaglia?», Daniele ha risposto: «A Pechino, quando, nell'altra Olimpiade, l'avevo persa».

Prego per il figlio e tutti i familiari

A Lignano celebrati i funerali dei coniugi uccisi   versione testuale
Durante la Messa il parroco don Fabris ha letto il messaggio dell'Arcivescovo di Udine


UDINE (30 agosto, ore 16.30) - Sono stati celebrati a Lignano i funerali di Paolo Brugato e Rosetta Sostero. Durante la Messa, che si è svolta senza la presenza di telecamere e fotografi, su espressa richiesta dei familiari delle vittime, il parroco della cittadina balneare, don Angelo Fabris, ha letto anche il messaggio inviato dall'Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato.
 
IL MESSAGGIO DELL'ARCIVESCOVO.
 
Dopo aver celebrato domenica scorsa la Santa Messa in suffragio dei coniugi Rosetta Sostero e Paolo Burgano, partecipo, ora, spiritualmente alla celebrazione del loro funerale cristiano.
 
Li affido a Dio Padre e alla sua Misericordia che accoglie tutti i suoi figli che confidano in Lui, purifica i loro peccati e asciuga le loro lacrime.
 
Prego per il figlio e tutti i familiari perché il Signore doni loro forza interiore per  superare questo tremendo momento e continuare, con rinnovata speranza, il cammino della vita.
 
La preghiera unisca, poi, i nostri cuori creando legami di benevolenza e solidarietà reciproca che ci renda più forti contro ogni forma di male.
 
Scenda su tutti benefica la benedizione di Dio Padre per intercessione Maria, Madre della consolazione.
 + Andrea Bruno Mazzocato
 
Udine, 30 agosto 2012

La città testimonierà la propria riconoscenza ai frati cappuccini

Udine saluta e ringrazia i Cappuccini   versione testuale
Messa domenica 2 settembre. Lunedì riapre la mensa. Chiesa affidata a don Driussi

Udine (31 agosto, ore 13) - L’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, lo aveva promesso. La città testimonierà la propria riconoscenza ai frati cappuccini accompagnando con una celebrazione la loro partenza da Udine. E soprattutto che la loro preziosissima opera avrebbe avuto continuità.
 
Promesse mantenute. Domenica 2 settembre, infatti, alle ore 18.30 avrà luogo – nella suggestiva chiesetta di via Ronchi – la Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo, quale segno di gratitudine per la significativa presenza dei Cappuccini nella Chiesa e nella società udinese. Ciò che più conta però è il fatto che il loro prezioso testimone è stato raccolto dalla diocesi. Come già anticipato, infatti, continuerà il servizio della «mensa dei poveri», a gestirlo sarà la Caritas. Ma c’è di più. È notizia degli ultimi giorni che anche le attività spirituali curate dai Cappuccini non verrano meno. L’Arcivescovo ha infatti affidato la chiesa di via Ronchi a don Giovanni Driussi - attualmente parroco di San Paolino e della Beata Vergine del Rosario (Laipacco) -, saranno quindi così garanti sia la celebrazione della Santa Messa che il Sacramento della riconciliazione. A coadiuvare don Driussi sarà l’Ordine secolare dei francescani. Una presenza, quella francescana, che - annuncia Sergio Ceccotti - membro del Consiglio di fraternità - «in città aumenterà significativamente perché qui si sposterà il Centro regionale che ora ha sede a Gorizia».
 
Il 3 settembre riaprirà anche la «mensa dei poveri», rimasta chiusa per tre settimane. A parlare del futuro di questa importante realtà caritativa è don Luigi Gloazzo, direttore della Caritas diocesana. «Innanzitutto va detto che c’è una riconoscenza straordinaria, da parte della Chiesa e della società, per tutto quello che i Cappuccini hanno fatto in questi anni per Udine. Riapriremo la mensa con l’esperienza fatta finora, consolidando ad esempio quelli che sono gli offerenti dei generi alimentari, sia istituzionali, sia privati. Abbiamo inoltre messo la mensa in collegamento con il nostro "Asilo notturno". In particolare due persone dell’equipé seguiranno, in forma alternata, la sua organizzazione. Abbiamo ritenuto che fosse positivo e opportuno legare queste due realtà». L’obiettivo è non solo mettere in rete realtà che per molti versi sono complementari, ma soprattutto mettere a frutto le risorse «di chi – sottolinea Gloazzo – ha esperienza con le persone che vivono una situazione di difficoltà. La mensa non è un luogo di distribuzione dei pasti, ma di incontro tra le persone. Questa è la qualità che la Chiesa deve dare».
 
Ci sarà poi grande impegno per valorizzare il preziosissimo lavoro dei volontari che qui prestano già servizio, in particolare per dar vita ad un gruppo affiatato, con una precisa identità e una specifica modalità di rapporto e relazione. Ma don Gloazzo guarda lontano e il suo desiderio è che la mensa diventi patrimonio di tutta la città. «Assieme al Vescovo e alla diocesi, facciamo appello affinchè ogni parrocchia costituisca un gruppetto, anche di 2 o 3 persone, che prestino servizio in via Ronchi, come espressione delle diverse comunità parrocchiali. Queste persone avranno poi modo di raccontare, nelle parrocchie, giorno per giorno la loro esperienza e la realtà che hanno incontrato». A tal proposito mons. Mazzocato ha già avuto nelle scorse settimane un incontro con tutti i parroci della città per dar concretezza a questo significativo progetto. E le istituzioni? L’Arcivescovo – durante la conferenza stampa dello scorso 28 giugno – aveva auspicato l’interessamento da parte delle istituzioni cittadine. Messaggio recepito. «Nei prossimi giorni – spiega il direttore della Caritas – avremo un incontro con il Comune di Udine per definire i dettagli di una convenzione». I passi perché via Ronchi diventi cuore della solidarietà udinese vanno ormai nella giusta direzione.