AFRICA/KENYA - "Non è guerra di religione, ma i cristiani sono esasperati mentre le vignette contro il Profeta ci danneggiano" dicono fonti della Chiesa
Nairobi (Agenzia Fides) - "Non siamo alla guerra di religione, ma i cristiani si stanno esasperando per gli attentati contro i loro luoghi di culto" dicono all'Agenzia Fides fonti della Chiesa locale da Nairobi, chiedendo l'anominato per ragioni di sicurezza. Nella capitale ieri due bambini sono morti in un attentato con esplosivo contro la chiesa anglicana di San Policarpo.
"L'attentato ha colpito un salone di catechismo, si sono perciò voluti colpire dei bambini. Il quartiere dove si trova la chiesa è vicino ad un altro soprannominato Piccola Mogadiscio" riferiscono le nostre fonti, che ricordano tra l'altro che "sta crescendo tra la popolazione keniana un senso di insicurezza per i continui arrivi di rifugiati non solo dalla Somalia, ma pure da Sud Sudan ed Etiopia, spinti in Kenya dalla carestia o dalla guerra. Dai campi per rifugiati nelle zone di confine, molti di loro si trasferiscono nelle grandi città del Kenya. I cittadini lamentano l'aumento dei livelli di criminalità legati a questo fenomeno".
Tornando all'attentato di ieri le fonti di Fides ricordano che "sia i Vescovi sia i politici insistono che non siamo di fronte ad una guerra di religione, ma ad una questione politica, legata all'intervento del Kenya in Somalia. Quest'ultimo attentato è visto quindi come una reazione alla conquista di Chisimaio, l'ultimo bastione degli Shabaab nel sud della Somalia, da parte delle truppe keniane con l'appoggio di quelle dell'Unione Africana (vedi Fides 28/9/2012).
"Negli ultimi giorni la polizia ha sequestrato grandi quantità di esplosivi trasportate da persone che si muovevano in auto e su autobus. C'è quindi tutto un movimento di cellule estremiste che stanno facendo arrivare a Nairobi e in altre aree del Paese, degli esplosivi per un'ondata di attentati".
"D'altro canto - aggiungono le fonti di Fides - per gli estremisti musulmani la Chiesa viene vista legata all'occidente, come lo stesso governo del Kenya, che ha stretto alleanze con diverse potenze occidentali. Le chiese sono quindi attaccate perché sono un 'soft target', un bersaglio facile e poco protetto. Colpire una chiesa assume subito una dimensione internazionale perché è una notizia che viene ripresa dai media di tutto il mondo".
"Se è vero quindi che è ancora difficile parlare di guerra di religione, la diffusione del video in dispregio del Profeta e delle vignette di un giornale francese stanno peggiorando le cose. Coloro che diffondono questi materiali sono persone irresponsabili che non pensano alle conseguenze delle loro azioni: in altre parti del mondo persone innocenti muoiono" affermano le fonti di Fides, che fanno un esempio concreto. "Dopo gli incidente di Mombasa, scaturiti all'indomani dell'uccisione di un predicatore estremista (vedi Fides 28/8/2012)), si era instaurato un buon rapporto di collaborazione tra la Chiesa e l'associazione dei leader musulmani per invitare le due comunità alla calma, alla riconciliazione e al dialogo. Dopo l'apparizione del famigerato video e delle vignette, i leader musulmani hanno interrotto questi incontri, perché si sentono offesi da tali materiali".
"La situazione è dunque complessa. Non siamo alla guerra di religione ma è anche vero che di fronte a questi attacchi, tra i cristiani cresce l'esasperazione. Dopo l'attentato di ieri alcuni giovani cristiani si stavano organizzando per andare ad assalire la moschea del quartiere" concludono le fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 1/10/2012)