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venerdì 31 agosto 2012
La legge anticonversione approvata nello stato del Hhimachal Pradesh
ASIA/INDIA - "La legge anti-conversione viola la Costituzione": sentenza storica per i cristiani
New Delhi (Agenzia Fides) - La legge anticonversione approvata nello stato del Hhimachal Pradesh (nel Nord dell'India) è, in alcune parti, "anticostituzionale". Infatti "una persona non solo ha il diritto alla libertà di coscienza, il diritto a professare una fede, il diritto di modificare la sua fede, ma ha anche il diritto di tenere le sue convinzioni segrete". E' una sentenza storica quella dell'Alta Corte dell'Himachal Pradesh, emessa dai giudici Deepak Gupta e Rajiv Sharma. Il ricorso era stato presentato nel 2011 da un gruppo di organizzazioni cristiane che avevano impugnato la "Legge sulla Religione", emanata nel 2006 ed entrata in vigore nel 2007 (vedi Fides 25/2/2011).
La Corte ha dichiarato che "la Sezione 4 del provvedimento e gli artt. 3 e 5 del documento applicativo violano disposizioni costituzionali". Tali norme dichiaravano illegittima la libera conversione da una religione all'altra, consentendola solo dopo una lunga procedura, indagini e autorizzazioni di un magistrato, e comminando, in caso contrario, multe e sanzioni.
In un comunicato inviato a Fides, il "Consiglio Globale dei Cristiani Indiani" (Gcic), accogliendo con favore la sentenza, ringrazia gli avvocati di diverse religioni che si sono impegnati nel ricorso, sostenendo che la legge viola alcuni diritti fondamentali dei credenti. Il Consiglio, ricordando che "tutte le conversioni, avvenute per libero arbitrio, sono legali, sollecita i governi centrali e statali alla protezione di tutti i credenti che esercitino tale diritto".
P. Dominc D'Abrio, portavoce della Conferenza Episcopale dell'India, nota a Fides: "E' un passo molto positivo, i cristiani ne avranno grande beneficio. La sentenza potrebbe costituire un precedente e avere un effetto domino, incoraggiando ricorsi contro altre leggi anticonversione, dello stesso genere, in vigore in altri stati della Federazione indiana".
Il primo stato ad approvare una legge che vieta le conversioni è stato l'Orissa nel 1967, seguito dal Madhya Pradesh nel 1968 e dall'Arunachal Pradesh nel 1978. Il governo del partito nazionalista indù "Bharatiya Janata Party" (BJP) l'ha introdotta in Gujarat nel 2003 e in Chhattisgarh nel 2006, l'anno dopo è entrata in vigore anche in Himachal Pradesh. Secondo i cristiani, tali leggi, limitando il diritto fondamentali alla libertà religiosa, sono strumenti nelle mani di gruppi estremisti indù, che accusano i cristiani di "proselitismo e conversioni forzate". Sono utilizzate per colpire le minoranze religiose, avvelenando il tessuto sociale e seminando odio all'interno della società indiana. (PA) (Agenzia Fides 31/8/2012)
ASIA/PAKISTAN - Il Direttore delle POM: "Se Rimsha diventa un simbolo, tutto sarà più difficile"
Karachi (Agenzia Fides) - "Se Rimsha diventa un simbolo, per la sua liberazione tutto sarà più difficile. Oggi e domani pregheremo in tutte le chiese per lei e per la sua famiglia": è quanto dice all'Agenzia Fides P. Mario Rodrigues, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Pakistan, alla vigilia dell'udienza del 1° settembre, quando il Tribunale di primo grado di Islamabad dovrebbe pronunciarsi sul caso di Rimsha. La difesa aveva presentato una perizia medica che la definiva "minorenne e disabile mentale"; ieri la controparte ha contestato tali risultati.
P. Rodrigues dice a Fides: "Restiamo fiduciosi sulla sua liberazione, perché sia fatta giustizia. Siamo felici per l'appoggio ricevuto da leader musulmani che si sono espressi pubblicamente in favore di Rimsha. Credo che nell'opinione pubblica qualcosa stia cambiando, anche a proposito della legge sulla blasfemia, che da anni noi critichiamo".
Come riferito a Fides, in un incontro del "Gruppo speciale" istituito per monitorare il caso di Rimsha, formato dalla "Pakistan Interreligious League" (PIL) e dal "All Pakistan Ulema Council" (APUC), coalizione di leader religiosi islamici, il presidente della PIL, Sajid Ishaq, ha invitato tutti a "evitare distorsioni e strumentalizzazioni, e a osservare il caso con trasparenza e obiettività".
In un comunicato inviato a Fides, l'Ong "Christian Solidarity Worldwide" nota: "I rinvii del tribunale sono estremamente frustranti e prolungano la sofferenza di Rimsha. La decisione crudele di opporsi perfino alla cauzione è un riflesso della mentalità di coloro che sostengono l'accusa. Speriamo che il giudice possa decidere sul caso senza indebite pressioni o intimidazioni".
La Conferenza Cristiana dell'Asia (CCA), organismo ecumenico formato da numerose Chiese protestanti in Asia, esprimendo "shock e incredulità", scrive in una lettera aperta, inviata a Fides: "Preghiamo ed esprimiamo sentimenti di solidarietà a tutti i cristiani in Pakistan", invitando le istituzioni a "prendere in considerazione la vulnerabilità e l'innocenza di una ragazza indifesa che ora è in stato di shock, separata dai suoi genitori". La Conferenza stigmatizza la "draconiana legge sulla blasfemia" e sostiene la Chiesa e la società civile pakistana "nel chiedere una revisione non solo della legge sulla blasfemia, ma di tutte le leggi che discriminano e puniscono le persone sulla base della religione o del genere". (PA) (Agenzia Fides 31/8/2012)
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