ASIA/MALAYSIA - Uso del termine “Allah”: 300 bibbie sequestrate e leader cristiani arrestati
Kuala Lumpur (Agenzia Fides) – Oltre 300 bibbie sono state sequestrate e due leader cristiani sono stati arrestati ieri, 2 gennaio, nello stato malaysiano di Selangor. Lo riferisce un comunicato della “Bible Society of Malaysia”, inviato all’Agenzia Fides. Secondo la polizia, l’imputazione è “l’uso illegittimo del termine Allah per i cristiani”, che è stato sentenziato da un tribunale nell’ottobre 2013. Lo stato di Selangor, proprio accanto al territorio della capitale Kuala Lumpur – nella Malaysia peninsulare – ha così sanzionato la “Bible Society of Malaysia”.
Si avverano così i timori dei cristiani malaysiani i quali, dopo quel verdetto – che era riferito unicamente alle pubblicazioni del settimanale cattolico “Herald” – temevano l’errata interpretazione della sentenza, paventando problemi alle comunità cristiane e alla circolazione delle loro pubblicazioni, a partire dalla Bibbia. Dopo il verdetto, il primo ministro malaysiano Najib Razak e altri funzionari statali avevano spiegato che “il divieto non si applica alle liturgie e alla Bibbia”, assicurando ai cristiani che la loro pratica del culto non sarebbe stata minacciata. L’episodio di ieri dimostra invece “le ambiguità tuttora esistenti”, denuncia la “Bible Society of Malaysia”. Come riferito a Fides, le Bibbie sequestrate erano importate dalla vicina Indonesia, dove si parla il “Bahasha”, lingua in comune fra Malaysia e Indonesia
La disputa sull'uso del termine “Allah” da parte dei non-musulmani è scoppiata all'inizio del 2009, quando il Ministero degli Interni ha minacciato di revocare il permesso di pubblicazione del giornale cattolico Herald, che lo utilizzava. La Chiesa cattolica ha avviato un ricorso legale, sostenendo la violazione dei suoi diritti costituzionali. Nello stesso anno un tribunale ha accolto la tesi della Chiesa. La successiva sentenza della Corte di appello, a ottobre 2013, ha ripristinato il divieto. I musulmani costituiscono oltre il 60% per cento dei 28 milioni di malaysiani, mentre i cristiani rappresentano circa il 9%. (PA) (Agenzia Fides 3/1/2014)
Si avverano così i timori dei cristiani malaysiani i quali, dopo quel verdetto – che era riferito unicamente alle pubblicazioni del settimanale cattolico “Herald” – temevano l’errata interpretazione della sentenza, paventando problemi alle comunità cristiane e alla circolazione delle loro pubblicazioni, a partire dalla Bibbia. Dopo il verdetto, il primo ministro malaysiano Najib Razak e altri funzionari statali avevano spiegato che “il divieto non si applica alle liturgie e alla Bibbia”, assicurando ai cristiani che la loro pratica del culto non sarebbe stata minacciata. L’episodio di ieri dimostra invece “le ambiguità tuttora esistenti”, denuncia la “Bible Society of Malaysia”. Come riferito a Fides, le Bibbie sequestrate erano importate dalla vicina Indonesia, dove si parla il “Bahasha”, lingua in comune fra Malaysia e Indonesia
La disputa sull'uso del termine “Allah” da parte dei non-musulmani è scoppiata all'inizio del 2009, quando il Ministero degli Interni ha minacciato di revocare il permesso di pubblicazione del giornale cattolico Herald, che lo utilizzava. La Chiesa cattolica ha avviato un ricorso legale, sostenendo la violazione dei suoi diritti costituzionali. Nello stesso anno un tribunale ha accolto la tesi della Chiesa. La successiva sentenza della Corte di appello, a ottobre 2013, ha ripristinato il divieto. I musulmani costituiscono oltre il 60% per cento dei 28 milioni di malaysiani, mentre i cristiani rappresentano circa il 9%. (PA) (Agenzia Fides 3/1/2014)