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giovedì 7 luglio 2011
ASIA/INDIA - Radicali indù vogliono iscrivere (con la forza) i figli alle scuole cattoliche
Belgaum (Agenzia Fides) - Un gruppo di 50 militanti di gruppi indù radicali ha fatto irruzione nella scuola San Giuseppe, delle suore Canossiane a Belgaum, per imporre alle religiose di iscrivere nella loro scuola due ragazzi, figli di un leader radicale indù. E' accaduto in Karnataka (India sudoccidentale), dove la Chiesa locale riferisce all'Agenzia Fides il verificarsi di un paradosso: gli indù radicali vogliono costringere le scuole cattoliche ad istruire i loro figli. "E' assurdo, in quanto i gruppi estremisti indù criticano e combattono con ogni mezzo possibile l'impegno della Chiesa nel campo dell'istruzione e del servizio sociale" commenta una fonte di Fides nella Chiesa locale. "E segno della schizofrenia di questi militanti radicali, spesso responsabili di attacchi contro i cristiani. Ma, d'altra parte, è anche un implicito riconoscimento all'eccellente istruzione fornita dalle nostre scuole" rimarca la fonte.
Nella scuola San Giuseppe i radicali indù hanno minacciato e maltrattato le religiose e alcuni docenti, per imporre con la forza l'ammissione di due studenti indù. Il tempestivo intervento della polizia e di alcuni genitori ha impedito che la situazione potesse degenerare. A guidare il gruppo dei radicali era Basangouda Sidramani, uno dei leader del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP), che ha sbandierato la sua appartenenza al "partito al potere" (il BJP è al governo in Karnataka) per imporre la sua volontà a suor Thankam, preside della scuola. Le suore e i fedeli della parrocchia in cui si trova la scuola hanno chiesto l'intervento della polizia per garantire la scurezza dell'istituto e il regolare svolgimento delle lezioni e delle attività scolastiche nelle prossime settimane. (PA) (Agenzia Fides 7/7/2011)
Nella scuola San Giuseppe i radicali indù hanno minacciato e maltrattato le religiose e alcuni docenti, per imporre con la forza l'ammissione di due studenti indù. Il tempestivo intervento della polizia e di alcuni genitori ha impedito che la situazione potesse degenerare. A guidare il gruppo dei radicali era Basangouda Sidramani, uno dei leader del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP), che ha sbandierato la sua appartenenza al "partito al potere" (il BJP è al governo in Karnataka) per imporre la sua volontà a suor Thankam, preside della scuola. Le suore e i fedeli della parrocchia in cui si trova la scuola hanno chiesto l'intervento della polizia per garantire la scurezza dell'istituto e il regolare svolgimento delle lezioni e delle attività scolastiche nelle prossime settimane. (PA) (Agenzia Fides 7/7/2011)
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Quando una famiglia cristiana viene a piangere da noi...
ASIA/PAKISTAN - Una suora del Punjab: "Cristiani disumanizzati, in un sistema che tutela solo i diritti dei potenti"
Lahore (Agenzia Fides) - "Noi cristiani siamo realmente disumanizzati, siamo trattati come oggetti e come merce da vendere. Viviamo in un sistema in cui solo i potenti hanno diritti. Ai cristiani non viene garantita la giustizia dai tribunali: è una gravissima lacuna nello stato di diritto, e questa è una delle principali cause di sofferenza e di persecuzione dei cristiani in Pakistan". E' la denuncia, consegnata in un colloquio con Fides, di un suora che vive in Punjab. La religiosa, che chiede l'anonimato per motivi di sicurezza, si occupa di accogliere, nascondere, recuperare le ragazze cristiane maltrattate, rapite, stuprate o costrette a matrimoni islamici. E' dunque la persona che meglio conosce il fenomeno, in quanto ascolta quotidianamente le storie delle giovani. Sul caso di Farah Hatim, dice a Fides: "Quella di Farah è una storia molto triste. E purtroppo non è unica né rara. Ne registriamo almeno 700 ogni anno e riusciamo a salvare solo poche decine di ragazze".
"Quando una famiglia cristiana viene a piangere da noi, segnalandoci un caso - racconta a Fides la suora - andiamo dai capi del villaggio per avere il loro appoggio, fondamentale per la cosiddetta 'legge della jirga' (assemblea), consuetudinaria nei villaggi. A volte ci ascoltano e ci aiutano. Ma quando sono in gioco potenti clan musulmani, dicono di non poter far nulla. Allora si dovrebbe applicare il diritto penale nazionale, ma il punto è che i tribunali di primo grado sono corrotti e del tutto manovrati da uomini politici, da leader islamici fondamentalisti o da grandi feudatari. E' un circolo vizioso, per cui alle minoranze cristiane non viene garantita la giustizia: è una grave lacuna nello stato di diritto e una delle principali cause di sofferenza e di persecuzione dei cristiani in Pakistan".
La sofferenza delle cristiane, spiega la suora, si inserisce nel quadro generale della condizione della donna in Pakistan: "Le donne non valgono nulla. Solo l'8% delle donne riceve un'istruzione in Pakistan. Le bambine vengono spesso abortite. C'è un problema di fondo di cultura e di mentalità tribale".
Inoltre "le donne cristiane portano in più lo stigma di appartenere a una minoranza religiosa: sono le più deboli e vulnerabili, non hanno voce. I potenti musulmani ne approfittano. Le ragazze subisco abusi, maltrattamenti, stupri e debbono restare in silenzio, pena altre violenze contro la loro famiglia. C'è una discriminazione di fatto: i cristiani non sono veri cittadini, in quanto non possono avere giustizia rispetto a tali patenti violazioni dei loro diritti individuali e di comunità", conclude la suora. (PA) (Agenzia Fides 7/7/2011)
ASIA/PAKISTAN - Fallisce la mediazione dell'APMA nel caso di Farah, la cattolica islamizzata con la forza
Lahore (Agenzia Fides) - E' fallito, per ora, il primo tentativo di mediazione della "All Pakistan Minorities Alliance" (APMA) nel caso di Farah Hatima, la ragazza cattolica rapita, sposata e convertita all'islam dal musulmano Zeehan Iliyas nella città di Rahim Yar Khan, nel sud della provincia del Punjab (vedi Fides 25/6/2011 e giorni precedenti). L'APMA, fondata da Shabhaz Bhatti, è l'organizzazione della società civile in difesa delle minoranze religiose più diffusa e meglio organizzata nel paese. Il caso di Farah, spiegano fonti di Fides, è emblematico dei circa 700 casi che ogni anno si registrano in Pakistan di ragazze cristiane rapite e convertite all'islam. Per questo sul caso di Farah si è impegnato Paul Bhatti, leader dell'APMA e Consigliere Speciale del Primo Ministro per le minoranze religiose.
Un team di avvocati e di responsabili dell'APMA in Punjab si è interessato del caso nei giorni scorsi, cercando di organizzare un incontro fra la ragazza e la sua famiglia di origine, per accertare le condizioni di salute, fisiche e psicologiche di Farah e, soprattutto, per ottenere la certezza assoluta - ribadita senza condizionamenti, minacce o costrizioni di sorta - della sua volontà di tornare a casa e di abbandonare la famiglia musulmana dove si trova. Un membro dell'equipe dell'APMA spiega a Fides: "Abbiamo chiesto, tramite le autorità locali, un incontro privato con Farah. La famiglia del musulmano che l'ha fatta sua sposa sostiene che la ragazza è consenziente. Se ne sono certi, e se questo è vero, perché impedire ai familiari di vederla e agli avvocati di ascoltare direttamente la sua versione? Questo impedimento per noi è davvero sospetto",
Viste le resistenze incontrate, gli avvocati dell'APMA si sono rivolti nuovamente al tribunale di primo grado a Rahim Yar Khan, chiedendo al giudice di presiedere un'udienza in cui ascoltare Farah, la sua famiglia di origine e la famiglia musulmana coinvolta. L'incontro fissato dal giudice avrebbe dovuto tenersi il 4 luglio, ma la controparte non si è presentata, tantomeno c'era Farah. I familiari della ragazza, delusi e in pena, dicono a Fides di temere che Farah sia stata portata via dalla città e nascosta in un luogo segreto o addirittura venduta all'estero. Inoltre il giudice - raccontano a Fides - li ha nuovamente invitati a "ritirare la denuncia e considerare chiuso il caso", segno dei pesanti condizionamenti che il sistema giudiziario subisce in casi che oppongono le famiglie cristiane a potenti clan musulmani.
L'APMA comunica a Fides che intende percorrere tutte le strade legali possibili per incontrare Farah: l'incontro è propedeutico a un possibile ricorso all'Alta Corte per poterla liberare e salvare. Una autorevole fonte di Fides nella Chiesa pakistana afferma: "Il caso è molto delicato, per tutte le implicazioni che porta con sé. Bisogna continuare ad agire con prudenza ma con perseveranza, chiedendo giustizia, come la vedova importuna del Vangelo". (PA) (Agenzia Fides 7/7/2011)
Un team di avvocati e di responsabili dell'APMA in Punjab si è interessato del caso nei giorni scorsi, cercando di organizzare un incontro fra la ragazza e la sua famiglia di origine, per accertare le condizioni di salute, fisiche e psicologiche di Farah e, soprattutto, per ottenere la certezza assoluta - ribadita senza condizionamenti, minacce o costrizioni di sorta - della sua volontà di tornare a casa e di abbandonare la famiglia musulmana dove si trova. Un membro dell'equipe dell'APMA spiega a Fides: "Abbiamo chiesto, tramite le autorità locali, un incontro privato con Farah. La famiglia del musulmano che l'ha fatta sua sposa sostiene che la ragazza è consenziente. Se ne sono certi, e se questo è vero, perché impedire ai familiari di vederla e agli avvocati di ascoltare direttamente la sua versione? Questo impedimento per noi è davvero sospetto",
Viste le resistenze incontrate, gli avvocati dell'APMA si sono rivolti nuovamente al tribunale di primo grado a Rahim Yar Khan, chiedendo al giudice di presiedere un'udienza in cui ascoltare Farah, la sua famiglia di origine e la famiglia musulmana coinvolta. L'incontro fissato dal giudice avrebbe dovuto tenersi il 4 luglio, ma la controparte non si è presentata, tantomeno c'era Farah. I familiari della ragazza, delusi e in pena, dicono a Fides di temere che Farah sia stata portata via dalla città e nascosta in un luogo segreto o addirittura venduta all'estero. Inoltre il giudice - raccontano a Fides - li ha nuovamente invitati a "ritirare la denuncia e considerare chiuso il caso", segno dei pesanti condizionamenti che il sistema giudiziario subisce in casi che oppongono le famiglie cristiane a potenti clan musulmani.
L'APMA comunica a Fides che intende percorrere tutte le strade legali possibili per incontrare Farah: l'incontro è propedeutico a un possibile ricorso all'Alta Corte per poterla liberare e salvare. Una autorevole fonte di Fides nella Chiesa pakistana afferma: "Il caso è molto delicato, per tutte le implicazioni che porta con sé. Bisogna continuare ad agire con prudenza ma con perseveranza, chiedendo giustizia, come la vedova importuna del Vangelo". (PA) (Agenzia Fides 7/7/2011)
ASIA/AFGHANISTAN - Solo il 48% della popolazione ha accesso all'acqua potabile
Kabul (Agenzia Fides) - Solo il 48% della popolazione afghana ha accesso all'acqua potabile e solo il 37% usa servizi sanitari bonificati. Questa situazione di emergenza si riflette con gravi implicazioni sulla salute, in particolare dei bambini. Mentre alcune zone del paese sono materiamente sprovviste di acqua, la maggior parte delle persone non ha accesso all'acqua potabile a causa delle infrastrutture inadeguate e della loro scorretta gestione, si legge in un rapporto del Centre for Policy and Human Development dell'Università di Kabul, pervenuto all'Agenzia Fides. "Nei tre decenni di sommosse che hanno sconvolto il paese, le infrastrutture per l'approvvigionamento dell'acqua sono state abbandonate o distrutte, mentre le istituzioni responsabili della distribuzione e gestione del servizio sono crollate" si legge nel rapporto dal titolo 'Afghanistan Human Development Report 2011'. "Circa il 73% della popolazione fa affidamento su strutture improvvisate e inadeguate per l'approvvigionamento dell'acqua, mentre le fonti d'acqua stanno diventando sempre più inquinate e sfruttate in luoghi come Kabul". Circa il 70% della popolazione urbana vive in aree non pianificate o insediamenti illegali, mentre il 95% non ha accesso a servizi igienici bonificati. A Kabul l'80% della popolazione vive in insediamenti non pianificati dove sono comuni la scarsa igiene e la mancanza di accesso all'acqua potabile. (AP) (7/7/2011 Agenzia Fides)
Domenica 10 LUglio 2011
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
PRIMA LETTURA (Is 55,10-11)
La pioggia fa germogliare la terra.
Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 64)
Rit: Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.
Tu visiti la terra e la disseti,
la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu prepari il frumento per gli uomini. Rit.
Così prepari la terra:
ne irrìghi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. Rit.
Coroni l’anno con i tuoi benefici,
i tuoi solchi stillano abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza. Rit.
I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di messi:
gridano e cantano di gioia! Rit.
SECONDA LETTURA (Rm 8,18-23)
L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Mt 13,19.23)
Alleluia, alleluia.
Il seme è la parola di Dio,
il seminatore è Cristo:
chiunque trova lui, ha la vita eterna.
Alleluia.
VANGELO (Mt 13,1-23 (forma breve Mt 13,1-9))
Il seminatore uscì a seminare.
PRIMA LETTURA (Is 55,10-11)
La pioggia fa germogliare la terra.
Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 64)
Rit: Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.
Tu visiti la terra e la disseti,
la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu prepari il frumento per gli uomini. Rit.
Così prepari la terra:
ne irrìghi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. Rit.
Coroni l’anno con i tuoi benefici,
i tuoi solchi stillano abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza. Rit.
I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di messi:
gridano e cantano di gioia! Rit.
SECONDA LETTURA (Rm 8,18-23)
L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Mt 13,19.23)
Alleluia, alleluia.
Il seme è la parola di Dio,
il seminatore è Cristo:
chiunque trova lui, ha la vita eterna.
Alleluia.
VANGELO (Mt 13,1-23 (forma breve Mt 13,1-9))
Il seminatore uscì a seminare.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascoltala Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola , ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
Parola del Signore.
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta
Parola del Signore.
Preghiera dei fedeli
Dio Padre ci ha inviato il suo Figlio, il buon seminatore, che diffonde anche oggi la sua Parola. Chiediamogli che ci renda capaci di accoglierla con animo lieto e di viverla ogni giorno.
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.
1. Per
2. Perché i cristiani non si lascino catturare dalla logica del mondo, ma promuovano la pace e la concordia tra le nazioni, favorendo la comunione fraterna. Preghiamo.
3. Per i missionari, perché l’annuncio del Vangelo sia testimoniato da una vita coerente con gli ideali del Vangelo e dall’amore sincero a Cristo. Preghiamo.
4. Perché i giovani sappiano trovare momenti di silenzio e di ascolto della Parola, purificando il cuore e ispirando al Vangelo le loro scelte di vita. Preghiamo
5. Per i bambini, i ragazzi i giovani dell’oratorio perché possano passare questo periodo in serenità nei momenti di preghiera, laboratorio e gioco. Preghiamo.
6. Per la nostra comunità, perché la pratica religiosa non si riduca a stanca abitudine, ma sia occasione per l’accoglienza della Parola che si traduce nella comunione fraterna. Preghiamo.
Fa’, o Padre, che i semi del Vangelo ricevuti in questa liturgia mettano radici profonde nei nostri cuori, perché solo così possiamo essere testimoni della verità che ora accogliamo nella fede. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
Fa’, o Padre, che i semi del Vangelo ricevuti in questa liturgia mettano radici profonde nei nostri cuori, perché solo così possiamo essere testimoni della verità che ora accogliamo nella fede. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
UNA DONNA… MARSHA…COMANDANTE DI UNA NAVE..
fonte:http://www.collegionazionalecapitani.it/view_news.php?id_news=302
IN ITALIA NON SI TROVANO COMANDANTI E UFFICIALI UOMINI PER LA MARINA MERCANTILE ……….UNA DONNA… MARSHA…COMANDANTE DI UNA NAVE..
Marsha ha una passione per le piante grasse e per i peluche : ce ne sono davvero tanti da adornare il suo ufficio e la messroom,la sala da pranzo.Marsha fa parte di quel 2% circa di donne marittime su un totale di oltre 1 milione e duecentomila lavoratori. Ma l’aspetto forse più inconsueto è il ruolo di Marsha a bordo della nave general cargo Ivan Sergiyenko: altre volte era capitato infatti, di incontrare donne, radiotelegrafiste ,cuoche a bordo delle navi con equipaggi ucraini o russi, ma mai mi ero imbattuto in una donna….comandante!.
Marsha è ucraina , ma – oltre all’inglese e polacco – parla anche un po’ d’italiano, dice di averlo imparato nel corso delle numerose volte in cui la sua nave è approdata in porti italiani; durante l’incontro a bordo mi mostra alcune foto che ha appeso in una bacheca: il lungomare di Odessa e le vedute di kherson si mescolano a scorci di La Spezia.
Mi racconta di essere venuta per la prima volta a Porto Nogaro nella seconda metà degli anni ’80, quando ancora non rivestiva il ruolo di Comandante,
Marsha ha l’aria di chi è abituata allo stupore delle persone che ha di fronte, e con pazienza racconta di sé, di suo figlio a cui trasmesso l’amore per il mare e la navigazione, che ha voluto seguire le orme della madre ed è attualmente secondo ufficiale, della durezza della vita che ha scelto, ma anche delle soddisfazioni ottenute in tanti anni sulle navi.
Mi chiede se vogliamo fare un giro a bordo della sua nave: mi conduce alla plancia di comando, mi mostra le carte, sulle quali le sue dita scorrono sicure, mentre illustra le rotte che la nave deve seguire per risalire l’Aussa-Corno; passiamo nella messroom, e qui Marsha racconta un episodio accaduto diversi anni fa, di cui conserva ancora in una cornice un articolo di giornale, ormai quasi ingiallito.
La nave stava navigando da Istanbul verso Odessa, quando venne sorpresa da una forte tempesta.
Marsha si appella a Dio, e giura che – se tutti arriveranno sani e salvi – farà subito celebrare a bordo una Santa Messa. La foto sul giornale del Pope insieme all’equipaggio testimonia che la celebrazione ha rappresentato il momento di ringraziamento a Dio per il dono ricevuto.
Questo modo mi fa pensare a quei Comandanti che a bordo si adegiano a Dio e non capiscono che sono grandi uomini di mare che devono dare conto a un loro Supremo che non à di questa terra e/o mare.
Marsha mi saluta chiedendo di fare una foto insieme : si scioglie i capelli, li sistema e sorride. Mi manderà la foto via mail..
Arrivederci Marsha, pakà.
Storaci Cap.Angelo
Marsha ha una passione per le piante grasse e per i peluche : ce ne sono davvero tanti da adornare il suo ufficio e la messroom,la sala da pranzo.Marsha fa parte di quel 2% circa di donne marittime su un totale di oltre 1 milione e duecentomila lavoratori. Ma l’aspetto forse più inconsueto è il ruolo di Marsha a bordo della nave general cargo Ivan Sergiyenko: altre volte era capitato infatti, di incontrare donne, radiotelegrafiste ,cuoche a bordo delle navi con equipaggi ucraini o russi, ma mai mi ero imbattuto in una donna….comandante!.
Marsha è ucraina , ma – oltre all’inglese e polacco – parla anche un po’ d’italiano, dice di averlo imparato nel corso delle numerose volte in cui la sua nave è approdata in porti italiani; durante l’incontro a bordo mi mostra alcune foto che ha appeso in una bacheca: il lungomare di Odessa e le vedute di kherson si mescolano a scorci di La Spezia.
Mi racconta di essere venuta per la prima volta a Porto Nogaro nella seconda metà degli anni ’80, quando ancora non rivestiva il ruolo di Comandante,
Marsha ha l’aria di chi è abituata allo stupore delle persone che ha di fronte, e con pazienza racconta di sé, di suo figlio a cui trasmesso l’amore per il mare e la navigazione, che ha voluto seguire le orme della madre ed è attualmente secondo ufficiale, della durezza della vita che ha scelto, ma anche delle soddisfazioni ottenute in tanti anni sulle navi.
Mi chiede se vogliamo fare un giro a bordo della sua nave: mi conduce alla plancia di comando, mi mostra le carte, sulle quali le sue dita scorrono sicure, mentre illustra le rotte che la nave deve seguire per risalire l’Aussa-Corno; passiamo nella messroom, e qui Marsha racconta un episodio accaduto diversi anni fa, di cui conserva ancora in una cornice un articolo di giornale, ormai quasi ingiallito.
La nave stava navigando da Istanbul verso Odessa, quando venne sorpresa da una forte tempesta.
Marsha si appella a Dio, e giura che – se tutti arriveranno sani e salvi – farà subito celebrare a bordo una Santa Messa. La foto sul giornale del Pope insieme all’equipaggio testimonia che la celebrazione ha rappresentato il momento di ringraziamento a Dio per il dono ricevuto.
Questo modo mi fa pensare a quei Comandanti che a bordo si adegiano a Dio e non capiscono che sono grandi uomini di mare che devono dare conto a un loro Supremo che non à di questa terra e/o mare.
Marsha mi saluta chiedendo di fare una foto insieme : si scioglie i capelli, li sistema e sorride. Mi manderà la foto via mail..
Arrivederci Marsha, pakà.
Storaci Cap.Angelo
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