Trieste, 22 dicembre 2011
Carissimi fratelli e sorelle,
1.
In occasione del Santo Natale di nostro Signore Gesù Cristo, come
Vescovi delle quattro Diocesi della Regione Friuli Venezia Giulia, di
fronte a una lunga e perdurante situazione di crisi
economico-finanziaria che colpisce con una crescente durezza il mondo
del lavoro e dell’impresa, desideriamo rivolgere una parola di vicinanza
e di solidarietà a quanti – famiglie, lavoratori, giovani –
sperimentano i giorni dell’incertezza e della paura per un futuro che
continua ad essere confuso e oscuro. Il Santo Padre Benedetto XVI, nella
sua Lettera enciclica «Caritas in Veritate», ha colto i tratti salienti
della presente crisi che accomuna la maggior parte dell’Occidente
sviluppato: «Va (..) riconosciuto che lo stesso sviluppo economico è
stato e continua ad essere gravato da distorsioni e drammatici problemi,
messi ancora più in risalto dall’attuale situazione di crisi. Essa ci
pone improrogabilmente di fronte a scelte che riguardano sempre più il
destino stesso dell’uomo (..). Le forze tecniche in campo, le
interrelazioni planetarie, gli effetti deleteri sull’economia reale di
un’attività finanziaria mal utilizzata e per lo più speculativa, gli
imponenti flussi migratori, spesso solo provocati e non poi
adeguatamente gestiti, lo sfruttamento sregolato delle risorse della
terra, ci inducono oggi a riflettere sulle misure necessarie per dare
soluzione a problemi non solo nuovi (..), ma anche, e soprattutto, di
impatto decisivo per il bene presente e futuro dell’umanità» (n. 21).
2.
La difficilissima congiuntura sociale ed economica che stiamo vivendo
ci deve spingere a ritornare alla sorgente della nostra fede per
ritrovare le ragioni profonde che consentono di orientare il nostro
cammino nella storia, reso incerto dalle difficoltà del tempo presente.
Bisogna ritornare a Gesù Cristo. Per quanto possa sembrare paradossale
questo nostro invito, tuttavia la nostra fede ci istruisce che solo in
Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, il mondo e l’uomo attingono la
loro autentica e piena verità. Il mistero dell’infinita prossimità di
Dio all’uomo, realizzatosi nell’Incarnazione di Gesù Cristo, mostra,
infatti, che quanto più l’umano è visto alla luce del disegno di Dio e
vissuto in comunione con Lui, tanto più esso è potenziato e liberato
nella sua identità e nella stessa libertà che gli è propria. Con la sua
Incarnazione, Gesù Cristo ci rivela che «Dio è amore» (1Gv 4,8) e ci
insegna che «la legge fondamentale della perfezione umana, e quindi
della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità. In
questo modo assicura coloro che credono all’amore divino che la strada
della carità è aperta a tutti gli uomini e che lo sforzo per realizzare
la fraternità universale non è vano». (Gaudium et spes, 38). La legge
dell’amore e della solidarietà è chiamata a diventare pertanto misura e
regola ultima di tutte le dinamiche in cui si esplicano le relazioni
umane, soprattutto quando i tempi sono caratterizzati da crisi e
difficoltà. Se illuminate dal mistero santo del Natale del Signore Gesù,
anche le attuali difficili circostanze possono costituire un’occasione
per promuovere la dignità e la vocazione integrale della persona, la
qualità delle sue condizioni di esistenza, l’esercizio di mature
responsabilità, l’incontro e la solidarietà delle persone: tutto ciò è
conforme al disegno di Dio, che non manca mai di mostrare il Suo amore e
la Sua Provvidenza nei confronti dei Suoi figli.
3.
Gli indicatori economici e sociali della nostra Regione, a fine di un
anno particolarmente difficile e incerto, annunciano tutti un netto
peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie e dei lavoratori.
Le previsioni provenienti da fonti istituzionali che, alla fine
dell’anno scorso, lasciavano intravedere qualche speranza di ripresa,
sono state necessariamente riviste in considerazione di una fase di
acuto inasprimento della crisi che sta interessando l’intero Occidente, a
cui è mancato, fino ad ora, il doveroso contributo di indirizzo e di
governo delle istituzioni europee. Molti e preparati analisti, inoltre,
prevedono che tale situazione non si risolverà in breve tempo. Con tutta
probabilità, la crisi comporterà un mutamento profondo e sostanziale
degli attuali equilibri e assetti economici, politici, sociali. Non si
tratta solamente di una congiuntura economica particolarmente
sfavorevole, ma di un generale cambio di paradigma che trasformerà il
senso e la direzione di quello che è stato fino ad ora il modello del
nostro sviluppo.
4. A fronte di una
condizione che sta assumendo contorni drammatici per la vita di molte
persone, riteniamo che la nostra comunità regionale, nel suo complesso,
debba prendere ancor più coscienza della profondità della crisi e della
responsabilità necessaria per farvi fronte. Può essere pericoloso un
attendismo che rischia di mortificare le soluzioni e le speranze di
miglioramento. Le preoccupazioni che scaturiscono dall’analisi della
crisi in atto sono invece stringenti, per il rischio di scivolamento
nella fascia di vulnerabilità e di povertà di un crescente numero di
famiglie e di persone. Tali rischi richiedono che la comunità civile, le
imprese e le istituzioni politiche intensifichino il dialogo reciproco
per raggiungere quella coesione di intenti, tanto necessaria per evitare
situazioni peggiori. Dialogo, solidarietà civile e coesione
istituzionale costituiscono le condizioni indispensabili per promuovere
quel modello di sviluppo che permetta alle popolazioni della nostra
Regione di guardare al futuro con fiducia e speranza.
5.
La situazione di prolungata crisi delle aziende ha determinato un
utilizzo straordinario degli ammortizzatori sociali che stanno giungendo
progressivamente a scadenza. A questo riguardo, auspichiamo che sia
assicurata la prosecuzione di tali misure senza le quali, già nel breve
periodo, molte famiglie potrebbero trovarsi in gravissima difficoltà.
Sappiamo,
tuttavia, che tali misure non sono risolutive e da sole non creano
nuove opportunità occupazionali. Anzi, pur fornendo un sostegno
indispensabile nell’urgenza della perdita del posto di lavoro, collocano
i lavoratori in un condizione di inattività eccessivamente prolungata,
con effetti devastanti sulle possibilità effettive di realizzazione
della persona e sul mercato del lavoro in generale. L’inattività infatti
svilisce la dignità della persona e, in alcuni, casi crea il terreno
favorevole per il ricorso al lavoro sommerso.
D’altro canto, diverse
realtà aziendali presentano la necessità di figure professionali che non
sono facilmente reperibili sul mercato. Lavoratori inattivi da un lato,
posti di lavoro, seppur qualificati ma mancanti, dall’altro,
configurano una situazione inaccettabile che non possiamo permetterci.
Serve allora uno sforzo straordinario, ancorché concreto, per superare
tali pericolose strettoie.
L’aiuto a chi è in difficoltà è
fondamentale, ma non basta. Tutti dobbiamo coltivare la realistica
consapevolezza che, concretamente, i posti di lavoro sono creati da
aziende sane con buone prospettive per il futuro. A questo riguardo, è
fondamentale che il mondo imprenditoriale nel suo complesso, in un
confronto aperto e franco con tutta la società, proponga e delinei nuove
piste di lavoro. Tale confronto pubblico appare necessario affinché
ogni imprenditore non si senta solo e isolato e non ceda alla tentazione
di seguire facili vie di fuga, evitando di impegnarsi nuovamente su
questo territorio, con la gente delle nostre comunità.
6.
Coltiviamo la fiducia e la speranza che, anche a livello regionale per
quanto di pertinenza, si eviti il pericolo che le perturbazioni del
mondo finanziario e bancario si riflettano sui cittadini e in
particolare sugli operatori economici, con una stretta del credito e con
indebiti gravami delle condizioni dello stesso, deprimendo così anche i
modesti segnali di ripresa che, qua e là, si colgono nel tessuto
economico-imprenditoriale, soprattutto dove matura la capacità di
lavorare in rete, sia nella ricerca dell’innovazione produttiva sia
nell’affrontare la sfida di nuovi mercati per l’esportazione.
Ribadiamo,
inoltre, la vicinanza cordiale e l’incoraggiamento a tutti coloro che
ricoprono, in questo momento così grave, ruoli di responsabilità
soprattutto a livello istituzionale. Il loro prezioso impegno, reso
ancor più credibile da una ritrovata coesione istituzionale, sia rivolto
al superamento di una cultura sociale prevalentemente individualistica e
localistica, in favore di una cultura della solidarietà che valorizzi
in pieno la sussidiarietà e l’esercizio di mature responsabilità. Per
questo è necessario rinforzare un senso di cittadinanza condivisa ed
inclusiva e di coesione sociale che attende dal mondo politico un
segnale di fiducia e di orientamento.
Tutte le forze economiche e
sociali sono ormai coscienti che non ci potrà essere ripresa economica
se non si supera l’elefantiasi della burocrazia pubblica e l’eccesso di
regole e paletti formali che paralizzano il sistema economico. Il ruolo
di chi lavora nella pubblica amministrazione non va concepito come
qualcosa di impersonale e di burocratico, bensì come un aiuto premuroso
per i cittadini, esercitato con spirito di servizio. Sotto questo
profilo la crisi economica e finanziaria può quindi diventare
l’occasione per un nuovo patto sociale tra pubblica amministrazione,
cittadini e imprese per la ripresa e lo sviluppo economico.
7.
Il compito della Chiesa non è quello di fornire le soluzioni tecniche
ai problemi, ma di sollecitare e animare le comunità cristiane, in un
dialogo fecondo con la società civile, affinché siano testimoni
credibili dell’annuncio evangelico. A tal proposito, invitiamo le
comunità parrocchiali a prevedere, nella programmazione dei Consigli
Pastorali dei prossimi mesi, uno spazio adeguato per affrontare, alla
luce del Magistero sociale della Chiesa, i temi che qui sono stati
accennati con l’intento preciso di interrogarsi sulla qualità della
dimensione comunitaria della propria parrocchia e di promuovere il senso
profondo di prossimità che deve caratterizzare ogni cristiano nei
confronti delle famiglie e di quanti soffrono – soprattutto i giovani –
per mancanza di lavoro, di modo che nessuno debba sentirsi abbandonato,
tanto meno dai propri fratelli in Cristo.
Il Santo Padre Benedetto
XVI, sempre nella «Caritas in veritate», ci sollecita a guardare alla
crisi con gli occhi della fiducia e non della rassegnazione e ci indica
le strade migliori per affrontarla: «Gli aspetti della crisi e delle sue
soluzioni, nonché di un futuro nuovo possibile sviluppo, sono sempre
più interconnessi, si implicano a vicenda, richiedono nuovi sforzi di
comprensione unitaria e una nuova sintesi umanistica. La complessità e
gravità dell’attuale situazione economica giustamente ci preoccupa, ma
dobbiamo assumere con realismo, fiducia e speranza le nuove
responsabilità a cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno di
un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta di valori di
fondo su cui costruire un futuro migliore. La crisi ci obbliga a
riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove
forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e a rigettare
quelle negative. La crisi diventa così occasione di discernimento e di
nuova progettualità. In questa chiave, fiduciosa piuttosto che
rassegnata, conviene affrontare le difficoltà del momento presente» (n.
21).
Con l’augurio di un sereno e santo Natale, invochiamo la
benedizione di Dio Padre perché ci accompagni con la sua Provvidenza che
mai abbandona chi confida in Lui.
Mons. Dino de Antoni, Arcivescovo di Gorizia
Mons. Giuseppe Pellegrini,Vescovo di Concordia-Pordenone
Mons. Giampaolo Crepaldi,Arcivescovo-Vescovo di Trieste
Mons. Andrea Bruno Mazzocato.Arcivescovo di Udine