Cero di Pasqua a Palmanova |
Testo integrale dell’omelia dell’Arcivescovo di
Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato,nella Santa Messa del giorno di
Pasqua ( 8 aprile, Cattedrale)
Care sorelle e fratelli,
dopo
aver ascoltato le tre letture della Parola di Dio dedichiamo qualche
minuto alla riflessione sulla festa di Pasqua che anche quest’anno
celebriamo partecipando a questa S. Messa.
Le
prime protagoniste della Pasqua, che i vangeli ricordano, sono alcune
donne con, in testa, Maria Maddalena. Erano loro che, il tardo
pomeriggio del venerdì, avevano aiutato la Madre di Gesù, il discepolo
Giovanni e Giuseppe d’Arimatea a schiodare dalla croce il corpo del
Maestro crocifisso e a deporlo in fretta nel sepolcro.
Avevano
atteso tutto il sabato, festa di Pasqua per gli ebrei e giorno di
riposo assoluto. Alla prima luce del giorno successivo, inizio della
settimana, erano già in cammino verso il sepolcro di Gesù trascinate da
un dolore e da un amore così forte che non avevano nemmeno pensato al
modo per far rotolare la grossa pietra che chiudeva l’ingresso della
tomba.
Ma giunte nel
posto vedono il sepolcro inspiegabilmente spalancato ed, entrate,
trovano ad attenderle non il corpo martoriato del Signore ma un giovane
luminoso, che annuncia loro: “Qui avevate deposto il corpo crocifisso di
Gesù ma ora non è più qui, è risorto. Andate da Pietro e dagli altri
apostoli per avvisarli che Gesù li aspetta in Galilea. Là lo
rivedranno”.
Queste donne
sono i primi testimoni che Gesù si è scelto per annunciare la sua
risurrezione. Per la mentalità del tempo erano i testimoni meno
affidabili perché ad una donna non si credeva nei tribunali ebraici. Ma
Gesù sceglie sempre quelli che sono più deboli e meno importanti agli
occhi del mondo per diffondere l’annuncio del Vangelo.
Non
ha bisogno della potenza della propaganda umana per farsi conoscere e
per toccare il cuore degli uomini con la fede. Anche se poco credibili e
autorevoli, quelle donne erano legate a Gesù da una fiducia e da un
amore totale; per lui erano pronte a dare la vita.
Al
Signore bastava questo; sono questi i testimoni che sempre ha scelto da
quel mattino di Pasqua in poi, lungo tutti i due mila anni della storia
del cristianesimo.
Ha
scelto i martiri che, secondo la logica del potere, erano dei perdenti.
Eppure facevano paura all’impero romano che tentava di annientarli
perché mostravano col sangue una speranza che era più forte della paura
delle torture e della morte. E hanno fatto paura agli imperi di ogni
epoca come, ad esempio, al regime comunista che è arrivato fino ai
nostri confini e che ha perseguitato spietatamente persone deboli e
innocenti solo perché non accettavano i folli indottrinamenti
dell’ideologia atea ma restavano fedeli alla loro fede in Gesù
crocifisso per loro e risorto. E’ crollato il regime comunista che non è
riuscito a domare i martiri e tante delle loro testimonianze attendono,
ora, di essere conosciute e ascoltate.
Gesù
risorto non ha scelto solo i martiri del sangue ma anche i martiri
della carità per diffondere l’annuncio della potenza della sua
risurrezione. Di quanti testimoni di amore eroico per i fratelli può
onorarsi la Chiesa di Cristo! Quanti hanno consumato la loro vita fino
alla morte, senza calcoli e riserve, per soccorrere sorelle e fratelli
ammalati, deboli, sfortunati!
Alcuni
sono più noti perché la Chiesa li ha dichiarati santi e li offre come
esempio a tutto il popolo cristiano e a tutti gli uomini di buona
volontà. Ma sono un esercito i martiri della carità meno noti. Ne
abbiamo conosciuto certamente anche noi, magari dentro la nostra
famiglia o tra i nostri amici e benefattori. Ne ha avuto molti anche la
nostra diocesi e il nostro Friuli.
I
martiri del sangue e i martiri della carità sono i testimoni che Gesù
si è scelto perché sono credibili. Hanno, infatti, mostrato a prezzo
della vita che è sicura la promessa di Gesù: “Chi perderà la vita per me
la salverà”. Questa promessa nessun uomo può farla ad un altro perché,
prima o dopo, la morte porta via la vita di tutti e nessuno può salvare
per sempre la vita di un altro.
Ma
la morte non ha portato via la vita a Gesù dopo che lui l’aveva donata
senza alcun risparmio. E’ risorto confermando tutte le promesse che
aveva fatto e che l’amore che lui vive e dona è più forte della morte
perché viene da Dio.
Prego
per me e per voi, care sorelle e fratelli, in questa S. Messa di Pasqua
perché Gesù risorto doni anche a noi di donare la vita sostenuti dalla
speranza che, in questo, modo non avremo vissuto senza scopo ma per Gesù
e parteciperemo attraverso la morte alla sua risurrezione.
Saremo anche noi uomini di speranza di cui ha bisogno anche il nostro tempo. Questo è il mio augurio di santa Pasqua.