Udine, 13 febbraio 2013
Care sorelle e fratelli,
mentre inizia la Quaresima, ci chiediamo: come viverla in questo Anno della fede?
Trovo
una risposta nelle parole dell'apostolo Pietro: "Perciò siete ricolmi
di gioia, anche se ora dovete essere un po' afflitti da varie prove,
perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che,
pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra
lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo" (1 Pt 1,6-7).
L'esperienza
della fede in Gesù Cristo ricolma di gioia la mente e il cuore
dell'uomo. Non è, però, una gioia a buon mercato perché la fede va
purificata come l'oro, per risplendere in tutta la sua luce ed essere la
gloria e l'onore del credente quando si troverà davanti a Gesù
nell'incontro finale con lui.
Nella
Lettera apostolica Porta fidei Benedetto XVI invita tutti i cristiani a
vivere l'Anno della fede come occasione di conversione e di
purificazione. Denuncia il grave pericolo che essi pensino "alla fede
come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo
presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato" (n.
2). Se si adagiano in questa falsa sicurezza diventeranno "sale
insipido e luce nascosta" invece di essere testimoni credibili per tante
persone che sentono "di nuovo il bisogno di recarsi come la samaritana
al pozzo per ascoltare Gesù, che invita a credere in Lui e ad attingere
alla sua sorgente, zampillante di acqua viva" (n. 3). "L'Anno della
fede, in questa prospettiva, è un invito ad un'autentica e rinnovata
conversione al Signore, unico Salvatore del mondo" ( n.6).
Facendo
eco alle parole del Santo Padre, nella Lettera pastorale Ho creduto,
perciò ho parlato, scrivevo: "possiamo fare qualcosa per le persone che
abbandonano la fede sole se, prima di tutto, ripartiamo da noi stessi,
dall'umile coscienza di aver bisogno di conversione, dal desiderio di
vincere la tiepidezza spirituale con un amore vero per nostro Signore
Gesù" (n. 12).
Questa Quaresima 2013 può
essere un tempo favorevole per purificare la nostra fede dalle
incrostazioni dell'abitudine e della superficialità.
Nel
tempo quaresimale, la Chiesa torna a proporci tre impegni precisi: la
preghiera. il digiuno, l'elemosina. Se li prendiamo sul serio, essi
possono essere come il fuoco del crogiuolo che purifica la nostra fede.
1. La preghiera
Durante
la sua agonia nell'orto degli ulivi, Gesù torna per tre volte a
svegliare Pietro, Giacomo e Giovanni, invitandoli: "Vegliate e pregate,
per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole"
(Mt 26,41).
Preferivano dormire piuttosto che stare
vicino a Gesù, partecipando alla sua preghiera nella quale egli offriva
tutto se stesso a Dio Padre, pronto a bere il calice della sua passione.
Il sonno che li prendeva era segno della loro poca fede che sarebbe
stata tenuta sveglia dalla preghiera.
Quante volte
anche noi facciamo esperienza dello stesso sonno dei tre apostoli!
Quando ci viene il pensiero di pregare, veniamo assaliti da una specie
di pigrizia che ci impedisce di dedicare anche solo qualche minuto alla
preghiera.
Magari ci giustifichiamo con la scusa che
non abbiamo tempo. La scusa, però, non regge perché chi non può trovare
in 24 ore almeno qualche minuto per il raccoglimento e la preghiera?
La
verità è più seria e profonda. Quella strana svogliatezza interiore che
ci impedisce di pregare è segno della nostra poca fede e della mancanza
di un desiderio forte di stare alla presenza del Signore per
ascoltarlo.
Per questo Gesù dice ai tre apostoli:
"Vegliate e pregate .. scuotetevi dalla vostra pigrizia e state in
ginocchio accanto a me partecipando alla mia preghiera".
La
preghiera è esperienza impegnativa perché rinnova e purifica la fede;
distacca per qualche minuto da se stessi e dal ritmo degli impegni per
stare in silenzio e aprire mente e cuore al Signore.
Chi,
però, ha la forza di "vegliare e pregare" trova una profonda serenità
del cuore; prova quella gioia intensa che Pietro prometteva ai suoi
cristiani.
2. Il digiuno
Nel
Deuteronomio leggiamo questo lamento di Dio: "Mi resero geloso con ciò
che non è Dio, mi irritarono con i loro idoli vani" (32,21).
Gli
antagonisti di Dio sono gli idoli perché conquistano il cuore dell'uomo
trascinandolo ad inginocchiarsi davanti a loro e non davanti all'unico
vero Dio. L'idolatria distrugge la fede e rovina la dignità dell'uomo
che si riduce a pregare opere delle sue mani o creature inferiori a lui.
Questa
tentazione ha accompagnato gli uomini di ogni epoca ed è ancora in
mezzo a noi perché il consumismo è, di fatto, una grande idolatria che
promette gioia piena nel possedere e consumare.
Per liberarsi
dall'idolatria c'è una sola strada: purificare il cuore dall'attrattiva
insaziabile di possedere e consumare. Il digiuno è l'esercizio, anche
doloroso, che stacca dalla dipendenza delle cose materiali e ridona al
cuore la libertà di mettere Dio al primo posto.
Il digiuno purifica
la fede perché, rinunciando a delle cose che ci attirano, creiamo nel
cuore come un vuoto da riempire con la presenza di Dio cercata nella
preghiera.
Si può far digiuno non solo con la gola ma anche con gli
occhi staccandoli da immagini vuote, con gli orecchi trovando spazi di
totale silenzio, con il corpo rinunciando a soddisfare i nostri istinti.
Proviamo,
in questa Quaresima, ad impegnarci in alcune forme di digiuno da ciò
che maggiormente ci attira. Riempiamo di preghiera il vuoto creato dal
digiuno e purificheremo la nostra fede.
3. L'elemosina
Il digiuno è completo quando si trasforma in elemosina che generosamente dona ciò di cui ci siamo privati a chi ha bisogno.
Scrive
il Papa: "La fede che si rende operosa per mezzo della carità" diventa
un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita
dell'uomo" (Porta fidei, n. 6). Egli riprende l'apostolo Giacomo che
afferma: "Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa
... Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza
calore" (2,17-20).
Le opera di carità rivelano l'autenticità della
fede e danno calore alla fede. Credere in Gesù, infatti, non significa,
solo, dichiarare che Lui è vissuto, morto e risorto, ma farsi riscaldare
dal suo amore che riempie il nostro cuore stretto e povero.
La fede è
amore come dichiara il comandamento che riassume tutta la Legge e i
Profeti: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua
anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei
comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo
come te stesso" (Mt 22,37-39).
Nell'elemosina generosa noi
trasmettiamo una piccola goccia di quell'amore di Gesù che è entrato nel
nostro cuore grazie alla fede in Lui. E quella piccola goccia donata
riempie di nuova fede il nostro cuore.
Siano tanti i gesti di
elemosina in questo tempo di Quaresima che ci fa vivere vicino a persone
e famiglie provate dalla crisi fino al punto da faticare a trovare
anche i mezzi di sussistenza.
Concludo, suggerendo
una piccola preghiera che possiamo ripetere spesso e silenziosamente
durante il giorno. E' l'invocazione del padre che portò il figlioletto a
Gesù perché lo guarisse: "Credo, Signore; aiutami nella mia
incredulità" (Mc 9,24).