mercoledì 4 aprile 2012

La Chiesa udinese celebra il Triduo Pasquale   versione testuale
Giovedì Santo festa per 20 giubilei sacerdotali

UDINE (4 aprile ore 12) - La Chiesa udinese si appresta a vivere intensamente il Triduo Pasquale della Passione e Resurrezione del Signore, culmine spirituale di tutto l’anno liturgico. In tutte le parrocchie dell’Arcidiocesi sono previste solenni celebrazioni. Particolari appuntamenti saranno vissuti dall’Arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nella chiesa Cattedrale a Udine.
Domani  Giovedì Santo, 5 aprile, alle ore 9.30,  l’importante appuntamento diocesano in Cattedrale è con la Messa del Crisma, che chiude la Quaresima. Tutti i sacerdoti e i diaconi del clero diocesano si radunano attorno all’Arcivescovo per questa liturgia, Durante la celebrazione verranno benedetti l’Olio dei catecumeni e degli infermi e il Crisma: l’olio dei catecumeni viene utilizzato per accompagnare la preghiera che sostiene i catecumeni nel loro cammino di conversione; l’olio degli infermi viene usato nell’unzione dei malati quale forza dall’alto nell’ora della prova e della sofferenza; il crisma è l’olio con il quale vengono segnati i battezzati a significare la potenza dello Spirito che permea il credente. Questo riferimento allo Spirito fa sì che con il crisma vengano unti anche i vescovi e i presbiteri nella loro ordinazione e le pareti della chiese e gli altari nella dedicazione. Durante questa S. Messa saranno ricordati 20 giubilei sacerdotali. Precisamente:
» 75° di sacerdozio di mons. Redento Bello
» 70° di sacerdozio di don Gino Del Fabbro, don Angelo Zilli
» 65° di sacerdozio di don Riccardo Floreani, don Arturo Del Bianco, mons. Luigi Peressutti, don   Remigio Tosoratti, don Giacinto Marchiol.
» 60° di sacerdozio di mons. Pietro Degani, don Silvio Prestento, mons. Luciano Quarino.
» 50° di sacerdozio di don Plinio Galasso, don Agostino Ferlizza, mons. Giuseppe Faidutti, don Giuseppe Dush, don Giovanni Battista Del Negro, mons. Mario Qualizza, don Leonardo Pezzetta, don Elio Nicli.
» 25° sacerdozio di don Paolo Scapin.
Mons. Mazzocato celebrerà poi alle ore 19, sempre in Cattedrale, la Messa «in Cena Domini», aprendo il «triduo pasquale».
Il momento liturgico centrale del Venerdì Santo (6 aprile) sarà celebrato dall’Arcivescovo alle ore 15 in Cattedrale, con la solenne adorazione della croce. Già alle ore  9, però, mons. Mazzocato celebrerà in Cattedrale l’Ufficio delle letture e le Lodi assieme ai canonici della Cattedrale, alle religiose consacrate e ai fedeli laici (preghiera che farà anche sabato). Alle 21 presiederà poi anche la «Via Crucis» devozionale cittadina, con partenza dalla Cattedrale.
Sabato santo (7 aprile) l'Arcivescovo presiede la  solenne Veglia pasquale in Cattedrale alle ore 21. Anche quest’anno durante la veglia saranno celebrati in forma unitaria i sacramenti pasquali (battesimo, cresima ed eucaristia) per 9 “catecumeni adulti”.
Domenica 8 aprile, giorno di Pasqua, mons. Mazzocato, prima di  presiedere in Cattedrale, la Santa messa solenne alle ore 10.30 si recherà nella Casa circondariale di Udine dove alle ore 9 celebrerà l’Eucarestia con i carcerati. Alle 17  presiederà la celebrazione dei Vespri solenni assieme a quanti, sacerdoti, religiosi e laici desiderano partecipare.
Ricordiamo inoltre che lunedì 9 aprile l’Arcivescovo, come l’anno scorso,  si recherà presso il carcere di Tolmezzo dove alle 9 celebrerà la Santa Messa con i detenuti.
Omelia (20-03-2008) mons. Antonio Riboldi Giovedì santo: l'inno all'amore

"Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani, e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugamano se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano con cui si era cinto" (Gv 13, 1-15).
Signore Gesù, oggi c'è un'aria di amore che aleggia in tutto: non sembra proprio la giornata di inizio della Tua passione.
Oggi tutto il presbiterio, attorno al Vescovo, in Cattedrale, in mattinata, celebra la S. Messa "In crisma". È una celebrazione solenne che, ancora una volta, come nel Cenacolo, ci fa vivere la stupenda comunione della Chiesa, di noi tutti e di ciascuno, vescovi, sacerdoti e fedeli, 'in Te e per Te'.
A sera, Signore, - come hai fatto con i primi discepoli, nel Cenacolo - tutti 'i tuoi', coloro che ti appartengono per il Battesimo e la fede, li inviti 'a sedersi a tavola con Te'. E lì Tu. Gesù, Ti fai e doni come 'Pane di vita' per tutti e per sempre, come da allora si ripete in ogni luogo della terra nell'Eucarestia.
Un Dono che ha dell'incredibile e che solo l'Amore poteva 'inventare': dare Te stesso per fare della Tua e della nostra vita, di tutti noi, 'una cosa sola'.
Tu, Gesù, Ti fai boccone di pane per 'darci la Vita' e da Te impariamo cosa voglia dire 'donarsi' ai fratelli: è 'essere servi' del fratello, chinandosi con gioia per 'lavargli i piedi' non è dare cose, ma 'donare noi stessi' la nostra attenzione, il nostro ascolto, il nostro tempo, la nostra accoglienza...
Non basta, Gesù, il magnificat, per dirti Grazie. Troppo grande il Tuo Dono!
Durante la S. Messa della sera, al Gloria, saranno 'incatenate' le campane di tutte le chiese, dando inizio al solenne silenzio che avvolgerà la Tua tremenda passione.
È un invito ad unirci a Te, lasciando alle spalle il chiasso del mondo.
Signore Gesù, dona a me, ai miei amici, la forza e la fede di partecipare fino in fondo a 'questo Tuo Amore', che ancora oggi celebriamo, per essere degni, domenica, di esultare di gioia nell'Alleluja pasquale.

O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la Santa Cena, nella quale il Tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno Sacrificio, convito nuziale del Suo Amore, fa' che, dalla partecipazione a così grande Mistero, attingiamo pienezza di carità e di vita. Amen.   

Giovedì Santo: 5 aprile 2012


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    GIOVEDI SANTO (MESSA IN CENA DOMINI)
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Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso
Di null’altro mai ci glorieremo
se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore:
egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (cf. Gal 6,14)

Si dice il Gloria. Durante il canto dell’inno, si suonano le campane. Terminato il canto, non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale.

Colletta
O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena
nella quale il tuo unico Figlio,
prima di consegnarsi alla morte,
affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio,
convito nuziale del suo amore,
fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero
attingiamo pienezza di carità e di vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Es 12,1-8.11-14)
Prescrizioni per la cena pasquale.

Dal libro dell’Èsodo

In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto:

«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.

Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!

In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 115)
Rit: Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.


Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

SECONDA LETTURA (1Cor 11,23-26)
Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».

Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».

Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 13,34)
Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

VANGELO (Gv 13,1-15)
Li amò sino alla fine.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.

Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore



Lavanda dei piedi

Dove motivi pastorali lo consigliano, dopo l’omelia ha luogo la lavanda dei piedi. I prescelti per il rito - uomini o ragazzi - vengono accompagnati dai ministri agli scanni preparati per loro in un luogo adatto.
Il sacerdote (deposta, se è necessario, la casula) si porta davanti a ciascuno di essi e, con l’aiuto dei ministri, versa dell’acqua sui piedi e li asciuga.
Durante il rito, si cantano alcune antifone, scelte tra quelle proposte, o altri canti adatti alla circostanza.



ANTIFONA PRIMA (cf. Gv 13,4.5.15)

Il Signore si alzò da tavola versò dell’acqua in un catino,
e cominciò a lavare i piedi ai discepoli:
ad essi volle lasciare questo esempio.


ANTIFONA SECONDA (Gv 13,6.7.8)

“Signore, tu lavi i piedi a me?”.
Gesù gli rispose dicendo:
“Se non ti laverò, non avrai parte con me”.
V. Venne dunque a Simon Pietro, e disse a lui Pietro:
- Signore, tu lavi...
V. “Quello che io faccio, ora non lo comprendi,
ma lo comprenderai un giorno”.
- Signore, tu lavi...


ANTIFONA TERZA (cf. Gv 13,14)

“Se vi ho lavato i piedi,
io, Signore e Maestro,
quanto più voi avete il dovere
di lavarvi i piedi l’un l’altro”.


ANTIFONA QUARTA (Gv 13,35)

“Da questo tutti sapranno
che siete miei discepoli,
se vi amerete gli uni gli altri”.
V. Gesù disse ai suoi discepoli:
- Da questo tutti sapranno...


ANTIFONA QUINTA (Gv 13,34)

“Vi do un comandamento nuovo:
che vi amiate gli uni gli altri
come io ho amato voi”, dice il Signore.


ANTIFONA SESTA (cf. 1Cor 13,13)

Fede, speranza e carità,
tutte e tre rimangano tra voi:
ma più grande di tutte è la carità.
V. Fede, speranza e carità,
tutte e tre le abbiamo qui al presente:
ma più grande di tutte è la carità.
- Fede...

Subito dopo la lavanda dei piedi - quando questa ha luogo - oppure dopo l’omelia, si dice la preghiera universale.
In questa Messa si omette il Credo.



Preghiera sulle offerte
Concedi a noi tuoi fedeli, Signore,
di partecipare degnamente ai santi misteri,
perché ogni volta che celebriamo
questo memoriale del sacrificio del Signore,
si compie l’opera della nostra redenzione.
Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO DELLA SS. EUCARISTIA I
L’Eucaristia memoriale del sacrificio di Cristo

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente e misericordioso,
per Cristo nostro Signore.
Sacerdote vero ed eterno,
egli istituì il rito del sacrificio perenne;
a te per primo si offrì vittima di salvezza,
e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria.
Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza,
il suo sangue per noi versato
è la bevanda che ci redime da ogni colpa.
Per questo mistero del tuo amore,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo...

Antifona di comunione
“Questo è il mio corpo, che è per voi;
questo calice è la nuova alleanza
nel mio sangue”, dice il Signore.
“Fate questo ogni volta che ne prendete,
in memoria di me”. (1Cor 11,24.25)

Terminata la distribuzione della comunione, si lascia sull'altare la pisside con le particole per la comunione del giorno seguente; la Messa si conclude con l'orazione dopo la comunione.

Preghiera dopo la comunione
Padre onnipotente,
che nella vita terrena ci nutri alla Cena del tuo Figlio,
accoglici come tuoi commensali
al banchetto glorioso del cielo.
Per Cristo nostro Signore.

Reposizione del SS. Sacramento
Dopo l'orazione, il sacerdote, in piedi, dinanzi all'altare, pone l'incenso nel turibolo, si inginocchia e incensa per tre volte il Santissimo Sacramento; quindi, indossato il velo omerale, prende la pisside e la ricopre con il velo.
Si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione, preparato in una cappella convenientemente ornata. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l'incenso. Intanto si canta l'inno Pange lingua (eccetto le due ultime strofe) o un altro canto eucaristico.
Giunta la processione al luogo della reposizione, il sacerdote depone la pisside; quindi pone l'incenso nel turibolo e, in ginocchio, incensa il Santissimo Sacramento, mentre si canta il Tantum ergo sacramentum ; chiude poi il tabernacolo o la custodia della reposizione.
Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio, il sacerdote e i ministri si alzano, genuflettono e ritornano in sacrestia.
Segue la spogliazione dell'altare; se è possibile, si rimuovono le croci dalla chiesa; quelle che rimangono in chiesa, è bene velarle.
Si esortino i fedeli, tenute presenti le circostanze e le diverse situazioni locali, a dedicare un po' di tempo nella notte all'adorazione davanti al Santissimo Sacramento nel tabernacolo. Se l'adorazione si protrae oltre la mezzanotte, si faccia senza alcuna solennità.


Commento
Gesù trascorre le ultime ore della sua vita terrena in compagnia dei suoi discepoli. Il Maestro manifesta un amore straordinario per gli apostoli, impartendo loro insegnamenti e raccomandazioni. Durante l’ultima Cena, Gesù ha mostrato - con le sue parole - l’amore infinito che aveva per i suoi discepoli e gli ha dato validità eterna istituendo l’Eucaristia, facendo dono di sé: egli ha offerto il suo Corpo e il suo Sangue sotto forma di pane e di vino perché diventassero cibo spirituale per noi e santificassero il nostro corpo e la nostra anima. Egli ha espresso il suo amore nel dolore che provava quando ha annunciato a Giuda Iscariota il suo tradimento ormai prossimo e agli apostoli la loro debolezza. Egli ha fatto percepire il suo amore lavando i piedi agli apostoli e permettendo al suo discepolo prediletto, Giovanni, di appoggiarsi al suo petto. Nella sua vita pubblica, Gesù ha raccomandato più di una volta ai suoi discepoli di non cercare di occupare il primo posto, ma di aspirare piuttosto all’umiltà del cuore. Ha detto e ripetuto che il suo regno, cioè la Chiesa, non deve essere ad immagine dei regni terreni o delle comunità umane in cui ci sono dei primi e degli ultimi, dei governanti e dei governati, dei potenti e degli oppressi. Al contrario, nella sua Chiesa, quelli che sono chiamati a reggere dovranno in realtà essere al servizio degli altri; perché il dovere di ogni credente è di non cercare l’apparenza, ma i valori interiori, di non preoccuparsi del giudizio degli uomini, ma di quello di Dio.
Nonostante l’insegnamento così chiaro di Gesù, gli apostoli continuarono a disputarsi i primi posti nel Regno del Messia.
Durante l’ultima Cena, Gesù non si è accontentato di parole, ma ha dato l’esempio mettendosi a lavare loro i piedi. E, dopo aver finito, ha detto: “Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,13-14).
La Cena si ripete nei secoli. Infatti Gesù ha investito gli apostoli e i loro successori del potere e del dovere di ripetere la Cena eucaristica nella santa Messa.
Cristo si sacrifica durante la Messa. Ma, per riprendere le parole di san Paolo, egli resta lo stesso “ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8).
I credenti che partecipano al Sacrificio eucaristico cambiano, ma il loro comportamento nei confronti di Cristo è più o meno lo stesso di quello degli apostoli nel momento della Cena. Ci sono stati e ci sono tuttora dei santi e dei peccatori, dei fedeli e dei traditori, dei martiri e dei rinnegatori.
Volgiamo lo sguardo a noi stessi. Chi siamo? Qual è il nostro comportamento nei confronti di Cristo? Dio ci scampi dall’avere qualcosa in comune con Giuda, il traditore. Che Dio ci permetta di seguire san Pietro sulla via del pentimento. Il nostro desiderio più profondo deve però essere quello di avere la sorte di san Giovanni, di poter amare Gesù in modo tale che egli ci permetta di appoggiarci al suo petto e di sentire i battiti del suo cuore pieno d’amore; di giungere al punto che il nostro amore si unisca al suo in modo che possiamo dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).





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