◊ Una bellissima occasione d’incontro e di dialogo: così il Papa ha definito la straordinaria diretta audio-video con la Stazione spaziale internazionale (Iss), che si è svolta per 20 minuti a partire dalle 13.11. Nella Stazione si trovano 12 astronauti, di cui tre hanno dovuto curare la gestione della Stazione stessa, mentre gli altri hanno dialogato con Benedetto XVI. Nella missione in corso viene installato nella Stazione uno strumento che è stato sviluppato da 600 scienziati nel mondo, l’"Alpha Magnetic Spectrometer", per studiare la presenza di antimateria nell’Universo, la sua composizione e la sua origine. L’appuntamento straordinario è stato trasmesso dai media vaticani anche in streaming e sulla rete della Nasa, tramite la Nasa-tv. Il servizio di Fausta Speranza:
Siamo al centro di un’operazione scientifico-tecnologica, ma a prevalere è l’emozione fin dai primi istanti. Parole dalla Stazione spaziale e parole dalla Sala Foconi, in Vaticano, dove il Papa è seduto davanti alla tv, stabiliscono lo straordinario contatto. Parlano il direttore dell’Agenzia Spaziale europea, il tedesco Thomas Reiter, e quello dell’Agenzia spaziale italiana, Enrico Saggese. Poi, il russo capo della Missione, Dimitri Kontradieff, che dice: “benvenuto a bordo Sua Santità”. Il Papa ascolta informazioni sulla posizione della Stazione in cui sono, su movimenti e finalità della missione. E quando prende la parola, subito parla di “occasione straordinaria” e va al cuore di tutti i possibili discorsi:
“Humanity is experiencing a period of extremely rapid progress in the fields of scientific knowledge and technical applications…”
L’umanità - dice - sta attraversando un periodo di progresso estremamente rapido nel campo delle conoscenze scientifiche e delle applicazioni tecniche. “In un certo senso voi astronauti - osserva - rappresentate la sperimentazione del futuro, l’andare oltre i limiti che viviamo ora nel quotidiano”. Parole di “apprezzamento e ammirazione” e poi di “sentito incoraggiamento”. E poi parole che indicano la finalità che ogni conoscenza e scienza deve proporsi: “Essere a disposizione di tutta l’umanità e del bene comune”.
Ma il Papa che parla nello Spazio e che ribadisce che l’uomo deve essere al centro di tutto, è anche il Papa che candidamente dice: “Vi chiamo perché sono curioso di sapere da voi esperienze e riflessioni”. E’ il Papa che sceglie di non fare solo un discorso, ma di fare domande:
“…how science can contribute to the cause of peace?”…
Come può la scienza contribuire alla causa della pace? Benedetto XVI fa la sua domanda riflettendo su quanto debba sembrare assurdo, vedendo la terra da così lontano, pensare che gli uomini si uccidano gli uni gli altri. E, a questo proposito, la prima notazione personale: ricorda che la moglie di uno degli astronauti, lo statunitense Mark Kelly, è stata vittima di un attacco e spera che le sue condizioni migliorino. L’astronauta stesso risponde:
“We fly over most of the world and you don’t see borders, but at the same time we realize that people fight with each other and there is a lot of violence in this world and it’s really an unfortunate thing.”
“Non vediamo confini da qui, ma sappiamo che ci sono le guerre in Medio Oriente e le difficoltà in Nord Africa. Molte delle guerre sono per l’energia e noi qui viviamo una situazione, invece, in cui l’energia non manca. Dobbiamo capire come evitare le guerre”.
Il Papa, oltre a sentire gli astronauti, li vede sullo schermo. Mentre gli astronauti lo sentono solo, non hanno video. Contribuisce a creare l’emozione di una situazione così particolare il ritardo di circa 5 secondi sul suono.
Benedetto XVI ricorda che ci sono seri rischi per l’ambiente e per la sopravvivenza del Pianeta e delle future generazioni e chiede se - vista dallo spazio - la nostra terra fa più pensare ai possibili danni.
“We can see how indescribably beautiful the planet that we have been given is; but on the other hand, we can really clearly see how fragile it is”.
Risponde Ron Garan che dice che si vede con evidenza, da laggiù, la bellezza della terra, ma anche la fragilità, per esempio in particolare nell’atmosfera. E dunque si capisce che tutti, ma proprio tutti, dobbiamo collaborare per il bene del Pianeta.
Poi una domanda precisa sulla responsabilità di chi, tornando da una missione spaziale, viene visto come eroe e parla a tutti e – sottolinea Benedetto XVI – in particolare ai giovani così influenzati da esperienze simili e scoperte:
“If we look up, we can see the rest of the universe, and the rest of the Universe is out there for us to go explore”.
Mike Finchke risponde che c’è un universo da esplorare e che da lì è ancora più evidente che si deve farlo insieme, perché insieme si vive il Pianeta che ospita l’umanità.
Benedetto XVI ricorda l’impegno attuale per “nuove istallazioni e lo studio delle radiazioni che giungono dagli spazi più lontani” e ricorda di aver consegnato all’astronauta Roberto Vittori la medaglia d’argento raffigurante la creazione dell’uomo di Michelangelo da portare in questa importante missione. E la medaglia viene mostrata con simpatia, viene fatta aleggiare nella Stazione in assenza di gravità, e c’è un entusiasmo quasi giovanile durante il collegamento!
Sappiamo che la medaglia sarà riportata a Benedetto XVI.
Poi c’è la domanda delicata su Dio, che Benedetto XVI pone in modo estremamente delicato. Nel mezzo del vostro lavoro nello spazio - dice - vi fermate a riflettere sul mistero e vi capita di dire una preghiera al Creatore? O è più facile riflettere su tutto ciò una volta tornati sulla terra?
“Our planet, the blue planet, is beautiful. Blue is the colour of our planet, blue is the colour of the sky, blue is also the colour of the Italian Air Force, the organization that gave me the opportunity to then join the Italian Space Agency and the European Space Agency”.
Risponde Roberto Vittori: parla della bellezza del cielo e dell’universo, ma anche del blu che è il colore del cielo e dell’Aeronautica Italiana.
Poi parla a titolo personale: “I do pray for me,…”“Io - dice - in questo contesto prego”.
Poi un pensiero alla personale esperienza di uno dei due astronauti italiani, Paolo Nespoli, che al suo ritorno non troverà più in vita sua madre:
“Caro Paolo, so che nei giorni scorsi la tua mamma ti ha lasciato e quando fra pochi giorni tornerai a casa non la troverai più ad aspettarti. Tutti ti siamo stati vicini, anche io ho pregato per lei… Come hai vissuto questo tempo di dolore? Nella vostra Stazione vi sentite lontani e isolati e soffrite un senso di separazione o vi sentite uniti fra voi, inseriti in una comunità che vi accompagna con attenzione e affetto?”.
Nespoli risponde al Papa che i compagni a bordo e le persone a casa hanno assicurato vicinanza:
“Santo Padre, ho sentito le sue preghiere, le vostre preghiere arrivare fin quassù. E’ vero, siamo fuori da questo mondo, orbitiamo attorno alla terra e abbiamo un punto di vantaggio per guardare la terra e per sentire tutto quello che ci sta attorno. Ringrazio anche l’Agenzia Spaziale Europea, l’Agenzia Spaziale Americana che hanno messo a disposizione le risorse affinché io abbia potuto parlare con lei negli ultimi momenti”.
In questo straordinario e finora unico collegamento del Papa con una Stazione spaziale in orbita, Benedetto XVI esprime con tutta l’altezza del suo magistero riflessioni fondamentali, ma si lascia anche percepire nella sua semplice dimensione di uomo, che incontra altri uomini nell’immensità dello Spazio e che fa domande a chi la scienza ha portato a 400 Km al di sopra della terra. Insieme con la medaglia, i capelli lunghi dell’unica donna a bordo e un oggetto di metallo che lasciano volteggiare in assenza di gravità, anche alcuni degli stessi astronauti si lasciano andare verso l’alto, in assenza di gravità. Sono il segno simpatico di una situazione eccezionale, che strappa al Papa un bel sorriso.
“You have helped me and many other people to reflect together on important issues that regard the future of humanity”.
Nel suo saluto finale dice con toccante semplicità: “Avete aiutato il Papa così come hanno aiutato tutti gli altri a riflettere su importanti questioni che riguardano il futuro dell’umanità”. E assicurando pensieri e preghiere a tutti i partecipanti alla missione, ci sentiamo di dire che Benedetto XVI benedice l’umanità e il suo futuro, con parole che oggi arrivano in modo particolarissimo dal cuore del Papa fino ai satelliti in orbita negli spazi infiniti.
(sonoro chiusura collegamento)
A conclusione del collegamento, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha incontrato i giornalisti proprio in Sala Stampa insieme con il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese, il direttore dell’Agenzia Europea Spaziale, Thomas Reiter, il generale di Squadra Aerea dell’Aeronautica militare italiana, Giuseppe Bernardis, presenti nella Sala vaticana Foconi da dove il Papa ha vissuto il collegamento. Tutti hanno espresso emozione e hanno avuto parole di ringraziamento per Benedetto XVI spiegando di aver invitato il Papa al collegamento e di essere rimasti particolarmente colpiti, oltre che dalla sua disponibilità, dalla volontà di dialogare piuttosto che di leggere un discorso.
Alle curiosità dei giornalisti sul piano scientifico della missione sono state date brevi risposte non essendo la sede e l’occasione più adatta. Il col. Thomas Reiter ha ricordato che in assenza di gravità si possono effettuare sperimentazioni importanti anche per l’ambito medico. L’ing. Enrico Saggese ha ricordato che lunedì prossimo ci sarà il collegamento con il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e che altri due astronauti della Marina Militare (Roberto Vittori appartiene alla Marina militare) sono in attesa di andare presto nello spazio: Luca Parmitano è previsto nel 2013 e Samanta Cristoforetti è in lista di attesa. Il col. Reiter ha sottolineato l’eccezionalità dell’evento, spiegando che lo spazio ispira pensieri filosofici o teologici e si capisce quale gioia sia stata parlarne con il Papa. Da parte sua, padre Lombardi ha detto che a conclusione del collegamento il Papa ha espresso parole di particolare apprezzamento per il contenuto delle risposte date su temi così importanti. E padre Lombardi - ricordando che nell'apprendere la notizia della morte della mamma di Paolo Nespoli è stata inviata dal Vaticano una e-mail di condoglianze segnata da una pronta risposta - si è lasciato andare a una spontanea considerazione sulla sorpresa che si prova di fronte alla facilità di comunicazione oggi.
Siamo al centro di un’operazione scientifico-tecnologica, ma a prevalere è l’emozione fin dai primi istanti. Parole dalla Stazione spaziale e parole dalla Sala Foconi, in Vaticano, dove il Papa è seduto davanti alla tv, stabiliscono lo straordinario contatto. Parlano il direttore dell’Agenzia Spaziale europea, il tedesco Thomas Reiter, e quello dell’Agenzia spaziale italiana, Enrico Saggese. Poi, il russo capo della Missione, Dimitri Kontradieff, che dice: “benvenuto a bordo Sua Santità”. Il Papa ascolta informazioni sulla posizione della Stazione in cui sono, su movimenti e finalità della missione. E quando prende la parola, subito parla di “occasione straordinaria” e va al cuore di tutti i possibili discorsi:
“Humanity is experiencing a period of extremely rapid progress in the fields of scientific knowledge and technical applications…”
L’umanità - dice - sta attraversando un periodo di progresso estremamente rapido nel campo delle conoscenze scientifiche e delle applicazioni tecniche. “In un certo senso voi astronauti - osserva - rappresentate la sperimentazione del futuro, l’andare oltre i limiti che viviamo ora nel quotidiano”. Parole di “apprezzamento e ammirazione” e poi di “sentito incoraggiamento”. E poi parole che indicano la finalità che ogni conoscenza e scienza deve proporsi: “Essere a disposizione di tutta l’umanità e del bene comune”.
Ma il Papa che parla nello Spazio e che ribadisce che l’uomo deve essere al centro di tutto, è anche il Papa che candidamente dice: “Vi chiamo perché sono curioso di sapere da voi esperienze e riflessioni”. E’ il Papa che sceglie di non fare solo un discorso, ma di fare domande:
“…how science can contribute to the cause of peace?”…
Come può la scienza contribuire alla causa della pace? Benedetto XVI fa la sua domanda riflettendo su quanto debba sembrare assurdo, vedendo la terra da così lontano, pensare che gli uomini si uccidano gli uni gli altri. E, a questo proposito, la prima notazione personale: ricorda che la moglie di uno degli astronauti, lo statunitense Mark Kelly, è stata vittima di un attacco e spera che le sue condizioni migliorino. L’astronauta stesso risponde:
“We fly over most of the world and you don’t see borders, but at the same time we realize that people fight with each other and there is a lot of violence in this world and it’s really an unfortunate thing.”
“Non vediamo confini da qui, ma sappiamo che ci sono le guerre in Medio Oriente e le difficoltà in Nord Africa. Molte delle guerre sono per l’energia e noi qui viviamo una situazione, invece, in cui l’energia non manca. Dobbiamo capire come evitare le guerre”.
Il Papa, oltre a sentire gli astronauti, li vede sullo schermo. Mentre gli astronauti lo sentono solo, non hanno video. Contribuisce a creare l’emozione di una situazione così particolare il ritardo di circa 5 secondi sul suono.
Benedetto XVI ricorda che ci sono seri rischi per l’ambiente e per la sopravvivenza del Pianeta e delle future generazioni e chiede se - vista dallo spazio - la nostra terra fa più pensare ai possibili danni.
“We can see how indescribably beautiful the planet that we have been given is; but on the other hand, we can really clearly see how fragile it is”.
Risponde Ron Garan che dice che si vede con evidenza, da laggiù, la bellezza della terra, ma anche la fragilità, per esempio in particolare nell’atmosfera. E dunque si capisce che tutti, ma proprio tutti, dobbiamo collaborare per il bene del Pianeta.
Poi una domanda precisa sulla responsabilità di chi, tornando da una missione spaziale, viene visto come eroe e parla a tutti e – sottolinea Benedetto XVI – in particolare ai giovani così influenzati da esperienze simili e scoperte:
“If we look up, we can see the rest of the universe, and the rest of the Universe is out there for us to go explore”.
Mike Finchke risponde che c’è un universo da esplorare e che da lì è ancora più evidente che si deve farlo insieme, perché insieme si vive il Pianeta che ospita l’umanità.
Benedetto XVI ricorda l’impegno attuale per “nuove istallazioni e lo studio delle radiazioni che giungono dagli spazi più lontani” e ricorda di aver consegnato all’astronauta Roberto Vittori la medaglia d’argento raffigurante la creazione dell’uomo di Michelangelo da portare in questa importante missione. E la medaglia viene mostrata con simpatia, viene fatta aleggiare nella Stazione in assenza di gravità, e c’è un entusiasmo quasi giovanile durante il collegamento!
Sappiamo che la medaglia sarà riportata a Benedetto XVI.
Poi c’è la domanda delicata su Dio, che Benedetto XVI pone in modo estremamente delicato. Nel mezzo del vostro lavoro nello spazio - dice - vi fermate a riflettere sul mistero e vi capita di dire una preghiera al Creatore? O è più facile riflettere su tutto ciò una volta tornati sulla terra?
“Our planet, the blue planet, is beautiful. Blue is the colour of our planet, blue is the colour of the sky, blue is also the colour of the Italian Air Force, the organization that gave me the opportunity to then join the Italian Space Agency and the European Space Agency”.
Risponde Roberto Vittori: parla della bellezza del cielo e dell’universo, ma anche del blu che è il colore del cielo e dell’Aeronautica Italiana.
Poi parla a titolo personale: “I do pray for me,…”“Io - dice - in questo contesto prego”.
Poi un pensiero alla personale esperienza di uno dei due astronauti italiani, Paolo Nespoli, che al suo ritorno non troverà più in vita sua madre:
“Caro Paolo, so che nei giorni scorsi la tua mamma ti ha lasciato e quando fra pochi giorni tornerai a casa non la troverai più ad aspettarti. Tutti ti siamo stati vicini, anche io ho pregato per lei… Come hai vissuto questo tempo di dolore? Nella vostra Stazione vi sentite lontani e isolati e soffrite un senso di separazione o vi sentite uniti fra voi, inseriti in una comunità che vi accompagna con attenzione e affetto?”.
Nespoli risponde al Papa che i compagni a bordo e le persone a casa hanno assicurato vicinanza:
“Santo Padre, ho sentito le sue preghiere, le vostre preghiere arrivare fin quassù. E’ vero, siamo fuori da questo mondo, orbitiamo attorno alla terra e abbiamo un punto di vantaggio per guardare la terra e per sentire tutto quello che ci sta attorno. Ringrazio anche l’Agenzia Spaziale Europea, l’Agenzia Spaziale Americana che hanno messo a disposizione le risorse affinché io abbia potuto parlare con lei negli ultimi momenti”.
In questo straordinario e finora unico collegamento del Papa con una Stazione spaziale in orbita, Benedetto XVI esprime con tutta l’altezza del suo magistero riflessioni fondamentali, ma si lascia anche percepire nella sua semplice dimensione di uomo, che incontra altri uomini nell’immensità dello Spazio e che fa domande a chi la scienza ha portato a 400 Km al di sopra della terra. Insieme con la medaglia, i capelli lunghi dell’unica donna a bordo e un oggetto di metallo che lasciano volteggiare in assenza di gravità, anche alcuni degli stessi astronauti si lasciano andare verso l’alto, in assenza di gravità. Sono il segno simpatico di una situazione eccezionale, che strappa al Papa un bel sorriso.
“You have helped me and many other people to reflect together on important issues that regard the future of humanity”.
Nel suo saluto finale dice con toccante semplicità: “Avete aiutato il Papa così come hanno aiutato tutti gli altri a riflettere su importanti questioni che riguardano il futuro dell’umanità”. E assicurando pensieri e preghiere a tutti i partecipanti alla missione, ci sentiamo di dire che Benedetto XVI benedice l’umanità e il suo futuro, con parole che oggi arrivano in modo particolarissimo dal cuore del Papa fino ai satelliti in orbita negli spazi infiniti.
(sonoro chiusura collegamento)
A conclusione del collegamento, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha incontrato i giornalisti proprio in Sala Stampa insieme con il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese, il direttore dell’Agenzia Europea Spaziale, Thomas Reiter, il generale di Squadra Aerea dell’Aeronautica militare italiana, Giuseppe Bernardis, presenti nella Sala vaticana Foconi da dove il Papa ha vissuto il collegamento. Tutti hanno espresso emozione e hanno avuto parole di ringraziamento per Benedetto XVI spiegando di aver invitato il Papa al collegamento e di essere rimasti particolarmente colpiti, oltre che dalla sua disponibilità, dalla volontà di dialogare piuttosto che di leggere un discorso.
Alle curiosità dei giornalisti sul piano scientifico della missione sono state date brevi risposte non essendo la sede e l’occasione più adatta. Il col. Thomas Reiter ha ricordato che in assenza di gravità si possono effettuare sperimentazioni importanti anche per l’ambito medico. L’ing. Enrico Saggese ha ricordato che lunedì prossimo ci sarà il collegamento con il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e che altri due astronauti della Marina Militare (Roberto Vittori appartiene alla Marina militare) sono in attesa di andare presto nello spazio: Luca Parmitano è previsto nel 2013 e Samanta Cristoforetti è in lista di attesa. Il col. Reiter ha sottolineato l’eccezionalità dell’evento, spiegando che lo spazio ispira pensieri filosofici o teologici e si capisce quale gioia sia stata parlarne con il Papa. Da parte sua, padre Lombardi ha detto che a conclusione del collegamento il Papa ha espresso parole di particolare apprezzamento per il contenuto delle risposte date su temi così importanti. E padre Lombardi - ricordando che nell'apprendere la notizia della morte della mamma di Paolo Nespoli è stata inviata dal Vaticano una e-mail di condoglianze segnata da una pronta risposta - si è lasciato andare a una spontanea considerazione sulla sorpresa che si prova di fronte alla facilità di comunicazione oggi.