
Ha fatto irruzione nel cinema affollato vestito da battaglia, con un fucile automatico, una carabina e una pistola a ripetizione. James Holmes si era preparato da mesi ai suoi 15 minuti di fama, e per ottenerli non ha esitato a uccidere 12 persone. Poi si è lasciato prendere, rifiutando di collaborare con gli inquirenti. Nessuno ha dubbi che il 24enne studente post universitario sia folle, e pochi si sorprendono che, pur avendo problemi psicologici, abbia comprato i suoi fucili legalmente. Stupisce invece che ieri in America si sia parlato così poco di maggiore controllo delle armi. I due candidati alla presidenza Obama e Romney, non vi hanno fatto cenno, e nemmeno le autorità locali. Persino le associazioni contro le armi hanno taciuto, quasi non credano più che qualcosa possa cambiare. Lunedì Holmes comparirà in tribunale, davanti alle telecamere. E se l’Fbi ha rassicurato che la strage è un caso isolato e non legato al terrorismo, nessuno può assicurare che Holmes non ispiri qualche altro squilibrato. “Non riusciremo mai a capire queste tragedie senza senso" – ha detto ieri Obama. Oggi è un giorno di preghiera e riflessione.
Ma come spiegare una tragedia di questo tipo? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione psichiatri e psicologi cattolici:

R. - Dietro queste stragi ci sono dei corto circuiti della follia che in realtà sono preannunciati in anticipo. Se andiamo a vedere, abbiamo tanti segnali che ci preannunciano che qualcosa non va, di fatto poi, rimaniamo scioccati per la rapidità con la quale il corto circuito si innesca.
D. - Testimoni riferiscono che l’uomo che ha compiuto questa strage, era vestito in un modo molto singolare: sembrava travestito da un nemico di Batman, il supereroe protagonista del film al quale stavano assistendo gli spettatori presenti...
R. – É probabile che dietro questa strage ci sia una convinzione delirante di essere all’interno di una storia: forse il killer si è identificato in qualche personaggio uccidendo i fan, gli amici di Batman.
D. - Parliamo della follia di un singolo o di un disagio sociale più esteso?
R. - In generale il disagio psichico è in incremento. Secondo l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, un adulto su quattro, nei prossimi anni, avrà bisogno di cure psichiatriche e la depressione sarà la seconda causa di malattia e di invalidità al mondo. In particolare dobbiamo però dire che gran parte della sofferenza non viene intercettata. L'inidviduo vive una sofferenza incredibile al proprio interno: questa sofferenza poi esplode attraverso gesti eclatanti: noi apriamo gli occhi e ci rendiamo conto troppo tardi di ciò che sta succedendo.
D. - E cosa dire della collocazione geografica, del luogo in cui è avvenuta la strage. C’è chi subito ha detto:”Non puntiamo il dito contro gli Stati Uniti d’America”, visto che già in passato negli Usa si sono verificati episodi analoghi...
R. - La follia è ubiquitaria e democratica; colpisce in modo indistinto ricchi, poveri a tutte le latitudini. Certo, si esprime in modo diverso a seconda delle culture. Non c’è dubbio che se c’è un accesso più facile alle armi questo ovviamente ha un riflesso nelle manifestazioni della follia. Insomma, di fatto la follia sembrerebbe appartenere a tutto il mondo. Dovremmo interrogarci su quanto poco investiamo nella prevenzione del disagio psichico e su quanto continuiamo a trascurarlo.