mercoledì 13 giugno 2012

Ancora Valle Grotari: il Ministero chiede chiarimenti

Valle Grotari, il Ministero chiede chiarimenti   versione testuale
Wwf: preoccupano il progetto della darsena a Marano
e i danni provocati dall'apertura della chiavica
Nella foto: veduta aerea di Valle Grotari.
Nella foto: veduta aerea di Valle Grotari.
MARANO LAGUNARE (13 giugno, ore 14.20) - “Pur considerando che Valle Grotari risulta esterna ai siti della rete Natura 2000, si invita codesta Autorità a voler aggiornare questo Ufficio in merito alle eventuali azioni di tutela posta in essere sia per le specie ornitiche inserite negli allegati della Direttiva “Uccelli” che per le specie, gli habitat e gli habitat di specie elencati nella Direttiva 92/43/CEE”. È quanto si legge nella nota che il Ministero dell’Ambiente ha inviato il 28 maggio scorso al Servizio caccia, risorse ittiche e biodiversità della Regione Friuli-Venezia Giulia, sollecitato dalle ripetute segnalazioni giuntegli nei mesi scorsi dalla sezione regionale del Wwf. Segnalazioni in cui l’associazione puntava il dito sull’«immobilismo» dell’amministrazione regionale e del Comune di Marano Lagunare a fronte, accusa il Wwf, dei «danni ambientali provocati dall’apertura di una chiavica che dal 17 maggio 2011 sta facendo ininterrottamente entrare acqua salata nell’ex-valle da pesca compromettendone il delicato equilibrio ecologico».

«La nota del Ministero – fa sapere l'associazione ambientalista – suona ora come una sorta di reprimenda alla Regione per questo immobilismo: la Direzione generale per la protezione della natura e del mare chiede agli uffici regionali non solo di sapere cosa stanno facendo per impedire i danni in corso a Valle Grotari ma anche di avere chiarimenti “in merito all’espletamento della procedura di Valutazione di incidenza ambientale” per il progetto della darsena all’interno della ex valle da pesca, “in considerazione del fatto che la realizzazione della portualità all’interno dell’area valliva potrebbe comportare incidenze dirette nei confronti del limitrofo SIC/ZPS IT3320037 e dell’habitat prioritario ‘Lagune Costiere’».
 
Tutte preoccupazioni, quelle espresse dal Dicastero all’ambiente, che il Wwf regionale aveva ripetutamente espresso nelle diverse note inviate nei mesi scorsi, senza però che alcuna autorità provvedesse in primis alla chiusura della chiavica. «Secondo l'associazione ambientalista «gli effetti nefasti sull’ecosistema di Valle Grotari di 12 mesi in ingresso di acqua salmastra sono ormai conclamati: il tarabusino non nidifica più, l’airone rosso è passato dalla ventina di coppie censite l’anno scorso alle attuali 2-3; il falco di palude si è ridotto ad una sola coppia. Per fortuna l’importante presenza di altre specie come la nitticora e l’airone cenerino fanno ancora di Valle Grotari un’area di pregio e da tutelare per la presenza di specie protette».

Per questo, non ancora paga della nota ministeriale, l’associazione del Panda ha nuovamente scritto agli uffici romani segnalando la necessità di un intervento urgente su Regione e Comune affinché chiudano e impermeabilizzino l’attuale paratoia arrestando la circolazione di acqua salata dalla laguna verso Valle Grotari. Ai fini di «una migliore conservazione delle condizioni di tutela dell’oasi faunistica», il Wwf chiede anche, come suggerito dal Consorzio Bonifica della Bassa friulana in una nota inviata nel settembre scorso alla stessa associazione, che al posto della semplice paratoia vengano realizzati uno sfioratore e una «porta vinciana» in grado di contemperare alle esigenze della tutela ambientale e a quelle della sicurezza idraulica (mantenimento di acqua dolce permanente all’interno della valle e fuoriuscita di acqua in eccesso in caso di forti ed eccezionali  precipitazioni).

Infine il Wwf chiede al Ministero di «attivarsi per la revisione delle determinazioni riguardanti la procedura d’incidenza del Piano dei porti del Comune di Marano Lagunare»: determinazioni che, ricorda l’associazione, hanno dato il via libera alla trasformazione di Valle Grotari in darsena portuale ma su cui anche il Ministero, come detto, ha chiesto chiarimenti, in relazione all’incidenza su habitat e specie protetti dalla direttive comunitarie in materia di Natura 2000.


Le parrocchie del futuro? Sono già passate quelle del 2000?

Progettare insieme le parrocchie del futuro   versione testuale
A Lignano, la tre giorni residenziale dei presbiteri. Al centro della riflessione e del confronto il progetto di nuova comunità pastorale, nel segno della collaborazione tra sacerdoti e laici

LIGNANO (12 giugno, ore 21.30) - Il progetto di nuova comunità pastorale va condiviso tra sacerdoti e altri cristiani, riflettendo su soluzioni condivise, nel segno della collaborazione.
A dirlo è stato don Luca Bressan, docente di Teologia pastorale presso il Seminario Arcivescovile di Milano, nella sua relazione al corso residenziale dei presbiteri dell’Arcidiocesi di Udine, in corso fino al 13 giugno al villaggio Getur di Lignano. Una tre giorni in cui si sta riflettendo sulle modalità della nuova organizzazione pastorale della Diocesi, resasi necessaria dalla diminuzione dei sacerdoti e dai mutamenti della società.
 
In apertura di giornata, è stata fatta una sintesi dei lavori di gruppo del giorno precedente, da cui sono emerse esperienze positive di collaborazione pastorale tra parrocchie affidate ad un solo sacerdote, ma anche le difficoltà, e nei quali si è riflettuto sul ruolo del sacerdote che deve restare, è stato detto, uomo di preghiera e direzione spirituale.
 
E da don Bressan è venuto un invito ad affrontare questo momento di cambiamento – che non riguarda solo la Diocesi di Udine – non sull’onda delle emozioni, evitando cambiamenti traumatici, ma anche prendendo le decisioni necessarie. “Obiettivo di questo cambiamento è far vedere che il Vangelo trasforma ancor oggi la società”, ha concluso don Bressan.