Il Cairo (Agenzia Fides) - "Negli anni di Mubarak si è approfondito il divario e l'odio tra le varie fazioni" dice all'Agenzia Fides p.Luciano Verdoscia, missionario comboniano che da molti anni vive ed opera al Cairo, in cui si vive una calma tesa dopo la violenta repressione della manifestazione dei copti, che ha provocato decine di morti e centinaia di feriti. I copti protestavano contro la demolizione, a fine settembre, di una chiesa nella provincia di Aswan, nell'Alto Egitto (vedi Fides 10/10/2011).
Secondo p. Verdoscia per capire le ragioni profonde della discriminazione dei cristiani e del diffondersi di gruppi fondamentalisti bisogna guardare alla storia dell'Egitto degli ultimi 30 anni. "Non lo dico io, ma sono analisi che ho ascoltato da diversi commentatori locali" sottolinea il missionario, che spiega: "prima di Sadat non è che ci fossero le profonde divisioni che troviamo ora. A cominciare dalla presidenza di Sadat nei primi anni '70 si sono prodotte le divisioni settarie. Questa tendenza si è approfondita sotto Mubarak anche per l'influenza dei wahabiti provenienti dall'Arabia Saudita. Il governo dell'epoca ha giocato con questi gruppi, a volte reprimendoli, altre volte lasciandoli liberi di agire, soprattutto a livello sociale".
"La situazione è quindi complessa" prosegue p Verdoscia. "Non si può dare un'unica chiave di lettura. L'islam, che per molti aspetti è già una religione ideologica, viene ideologizzato più del dovuto, in un contesto sociale nel quale una gran parte della popolazione vive nell'ignoranza ed ha come unico riferimento identitario la religione. A tutto questo si aggiungono le strumentalizzazioni politiche, soprattutto in vista delle prossime elezioni".
Attualmente l'Egitto è governato da un Alto Consiglio militare al quale i copti imputano di non saperli proteggere, anzi di aver scatenato la repressione nei loro confronti. "Occorre ricordare che ai cristiani non è stata data la possibilità di accedere alle alte cariche militari, a parte rarissimi casi nelle alte sfere della polizia" sottolinea p. Verdoscia.
Il missionario richiama inoltre le responsabilità dell'occidente. "L'occidente ha ben chiaro il principio del rispetto delle minoranze, ma rimango stupito che nessuno intervenga quando vi sono predicatori islamici che diffondono proclami che istigano alla violenza e che sono contro la libertà di coscienza. Questo naturalmente vale anche nel caso contrario, di chi, proclamandosi cristiano, alimenta l'odio contro i musulmani".
"Purtroppo temo che i governi occidentali siano interessati a preservare i loro interessi economici a scapito dei diritti delle persone. Quindi non hanno la forza etica di denunciare le discriminazione nei confronti delle minoranze dei Paesi medio-orientali" conclude p. Verdoscia. (L.M.) (Agenzia Fides 11/10/2011)
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