ASIA/PAKISTAN - Il Direttore delle POM: "Se Rimsha diventa un simbolo, tutto sarà più difficile"
Karachi (Agenzia Fides) - "Se Rimsha diventa un simbolo, per la sua liberazione tutto sarà più difficile. Oggi e domani pregheremo in tutte le chiese per lei e per la sua famiglia": è quanto dice all'Agenzia Fides P. Mario Rodrigues, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Pakistan, alla vigilia dell'udienza del 1° settembre, quando il Tribunale di primo grado di Islamabad dovrebbe pronunciarsi sul caso di Rimsha. La difesa aveva presentato una perizia medica che la definiva "minorenne e disabile mentale"; ieri la controparte ha contestato tali risultati.
P. Rodrigues dice a Fides: "Restiamo fiduciosi sulla sua liberazione, perché sia fatta giustizia. Siamo felici per l'appoggio ricevuto da leader musulmani che si sono espressi pubblicamente in favore di Rimsha. Credo che nell'opinione pubblica qualcosa stia cambiando, anche a proposito della legge sulla blasfemia, che da anni noi critichiamo".
Come riferito a Fides, in un incontro del "Gruppo speciale" istituito per monitorare il caso di Rimsha, formato dalla "Pakistan Interreligious League" (PIL) e dal "All Pakistan Ulema Council" (APUC), coalizione di leader religiosi islamici, il presidente della PIL, Sajid Ishaq, ha invitato tutti a "evitare distorsioni e strumentalizzazioni, e a osservare il caso con trasparenza e obiettività".
In un comunicato inviato a Fides, l'Ong "Christian Solidarity Worldwide" nota: "I rinvii del tribunale sono estremamente frustranti e prolungano la sofferenza di Rimsha. La decisione crudele di opporsi perfino alla cauzione è un riflesso della mentalità di coloro che sostengono l'accusa. Speriamo che il giudice possa decidere sul caso senza indebite pressioni o intimidazioni".
La Conferenza Cristiana dell'Asia (CCA), organismo ecumenico formato da numerose Chiese protestanti in Asia, esprimendo "shock e incredulità", scrive in una lettera aperta, inviata a Fides: "Preghiamo ed esprimiamo sentimenti di solidarietà a tutti i cristiani in Pakistan", invitando le istituzioni a "prendere in considerazione la vulnerabilità e l'innocenza di una ragazza indifesa che ora è in stato di shock, separata dai suoi genitori". La Conferenza stigmatizza la "draconiana legge sulla blasfemia" e sostiene la Chiesa e la società civile pakistana "nel chiedere una revisione non solo della legge sulla blasfemia, ma di tutte le leggi che discriminano e puniscono le persone sulla base della religione o del genere". (PA) (Agenzia Fides 31/8/2012)
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