ASIA/PAKISTAN - Rimsha, "agnello condotto al macello, salva per grazia di Dio"
Islamabad (Agenzia Fides) - "Il caso di blasfemia, di cui è accusata la bambina cattolica Rimsha Masih, è stato manipolato dall'imam della moschea, Khalid Jadoon, che è stato arrestato. Tale atto inumano di accusa ora è stato spiegato. Sono sicuro che sarà fatta giustizia e Rimsha sarà rilasciata, per grazia di Dio. Rimsha è stata coinvolta come un piccolo agnello da macellare e sarà dimostrato che è una vittima del tutto innocente": è quanto dice all'Agenzia Fides p. James Channan OP, Direttore del "Peace Center" di Lahore, illustrando gli ultimi clamorosi sviluppi sul caso di Rimsha Masih. La polizia ha infatti arrestato l'imam Khalid Jadoon con l'accusa di aver fabbricato prove per accusare Rimsha Masih di aver commesso blasfemia. L'arresto è basato sulla deposizione di un testimone oculare musulmano, Hafiz Zubair, che coraggiosamente ha accusato l'imam.
"Il caso di Rimsha - spiega p. James - è davvero un banco di prova di come la minoranza cristiana sia falsamente accusata tramite questa controversa legge sulla blasfemia. Spero che sia fatta giustizia per tutte le vittime innocenti, e auspico che quanti formulano false accuse siano puniti".
Ieri, domenica 2 settembre, p. James Channan OP, p. Pascal Paulus OP, Provinciale dell'Ordine domenicano in Pakistan, P. Francis Nadeem OFM Cap, hanno celebrato una Santa Messa nella chiesa di San Giuseppe a Lahore con l'intenzione di preghiera per il rilascio di Rimsha. I circa mille fedeli intervenuti hanno anche osservato un giorno di digiuno. P. Pascal Paulus ha detto ai fedeli: "In queste circostanze dobbiamo essere saldi nella fede, pregare perché venga meno l'odio e si costruiscano amore e fratellanza nel nostro paese". P. Francis Nadeem, presidente del "Consiglio nazionale per il Dialgo interreligioso", ha ribadito "la fiducia in Dio Onnipotente che consola i cristiani durante persecuzioni e sofferenze". Dopo la celebrazione, molti fedeli musulmani hanno espresso solidarietà e sostegno alla comunità cristiana. (PA) (Agenzia Fides 3/9/2012)
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ASIA/PAKISTAN - I Vescovi: "Con la verità su Rimsha, tutto il Pakistan ne guadagna"
Islamabad (Agenzia Fides) - "Appurare la verità sul caso di Rimsha Masih, e sulle false accuse, è un guadagno non solo per la comunità cristiana, ma per tutto il Pakistan: sarà un beneficio per la democrazia, per la giustizia, per il rispetto della legalità e dei diritti di tutti i cittadini. False accuse di blasfemia, infatti, hanno colpito le minoranze religiose ma anche centinaia di cittadini musulmani": è quanto dichiara all'Agenzia Fides p. Emmanuel Yousaf, Direttore della Commissione "Giustizia e Pace" della Conferenza Episcopale del Pakistan, esprimendo, a nome di tutto l'Episcopato cattolico, "soddisfazione e speranza perché la verità e il bene vincano nella triste vicenda della piccola Rimsha".
P. Yousaf è stato presente questa mattina, 3 settembre, all'udienza nel Tribunale di Islamabad che tratta il caso e informa Fides che la Corte si è aggiornata a venerdì 7 settembre. "Siamo convinti - spiega - che venerdì Rimsha sarà libera. Il suo rilascio sarà una vittoria della verità ma sarà anche una vittoria per tutta la nazione. Il caso di Rimsha diverrà un caso esemplare: da tempo, infatti, i Vescovi e le minoranze religiose, i difensori dei diritti umani, segnalavano gli abusi di tale legge sulla blasfemia. Ora questa distorsione è sotto gli occhi di tutti".
Il Direttore della Commissione "Giustizia e Pace" nota che "non vi sono state manifestazioni di radicali islamici contro Rimsha o in difesa dell'imam arrestato. Anzi, importanti leader islamici come Tahir Ashrafi, del 'All Pakistan Ulema Council', hanno difeso Rimsha e denunciato gli abusi della legge sulla blasfemia, condannando pubblicamente l'imam e chiedendo che sia punito". Il mufti Naeem della moschea "Jamea Bin Nooria" di Karachi ha perfino espresso la disponibilità ad "accogliere ed accudire Rimsha e la sua famiglia", come gesto di solidarietà interreligiosa.
Come riferito a Fides, per dare un risalto nazionale, giuridico e culturale, alla vicenda di Rimsha e renderla un monito per tutti, l'avvocato cattolico Kahalil Tahir Sindhu ha chiesto che i 17 giudici della Corte Suprema del Pakistan emettano un pronunciamento "suo moto" (di propria iniziativa) ribadendo i punti nodali del caso. (PA) (Agenzia Fides 3/9/2012)
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