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Fatti, scritti, immagini, video riguardanti i paesi della Bassa vicini a San Giorgio di Nogaro
domenica 28 aprile 2013
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sabato 27 aprile 2013
Vescovi rapiti
ASIA/SIRIA - Apprensione per i vescovi rapiti. Nuovi particolari sulla dinamica del sequestro
Aleppo (Agenzia Fides) – Mentre tra i cristiani di Siria e di tutto il mondo cresce col tempo l'ansia per la sorte di Mar Gregorios Yohanna Ibrahim e di Boulos al-Yazigi – i vescovi siro-ortodosso e greco-ortododosso di Aleppo sequestrati lunedì scorso nell'area compresa tra la metropoli siriana e il confine con la Turchia – emergono nuovi dettagli eloquenti sulla dinamica del rapimento. I due metropoliti orientali sono stati catturati dai loro finora ignoti sequestratori mentre stavano realizzando un piano concordato tra loro per permettere al vescovo greco ortodosso Boulos di rientrare nella sua sede episcopale, da cui era assente da tre mesi.Fonti residenti in Turchia confermano all'Agenzia Fides che il metropolita Boulos al-Yazigi dallo scorso febbraio aveva lasciato la Siria per visitare le comunità cristiane greco-ortodosse in territorio turco che cadono sotto la giurisdizione del Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia. Un suo primo progetto di fare rientro in Siria attraverso il Libano si era rivelato impraticabile. A quel punto il metropolita siro-ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim aveva offerto la sua collaborazione per permettere a Boulos al-Yazigi di rientrare in diocesi e condividere con i suoi sacerdoti e i suoi fedeli le sofferenze patite da tutti per la guerra civile. Mar Gregorios lunedì mattina si era recato con il suo autista al confine con la Turchia appositamente per prelevare il vescovo greco ortodosso al suo rientro in Siria e fare ritorno insieme ad Aleppo, confidando di poter ripercorrere itinerari considerati “sicuri”, che già in altre occasioni gli avevano permesso di tornare nella c ittà siriana dal confine turco. Poco dopo aver confermato a alcuni sacerdoti greco-ortodossi residenti in Turchia il loro ricongiungimento in territorio siriano, i due vescovi sono diventati irrintracciabili.
Mentre continuano a circolare voci e indiscrezioni incontrollate e di volta in volta smentite sulla imminente liberazione dei due vescovi rapiti – l'ultima è stata diffusa ieri mattina su diversi siti d'informazione arabi – rimane oscura anche l'identità dei rapitori. Nell'area tra Aleppo e la frontiera turca si muovono fazioni e gruppi eterogenei, spesso in lotta tra loro. Intanto, da Gedda, l'Organizzazione per la Cooperazione islamica (OIC) ha condannato il rapimento dei due vescovi. Ekmeleddin Ihsanoglu, Segretario generale dell'organismo panislamico, ha chiesto il loro rilascio “immediato e incondizionato”, ribadendo che il loro sequestro “contraddice i principi dell'Islam autentico, e l'alto status riservato dall'Islam agli ecclesiastici cristiani”. (GV) (Agenzia Fides 27/4/2013)
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venerdì 26 aprile 2013
Il Comitato speciale d'appello israeliano per la confisca di terre in stato d'emergenza....
ASIA/TERRA SANTA - Il Muro nella valle di Cremisan cambia percorso, ma non si ferma
Beit Jala (Agenzia Fides) - Il Comitato speciale d'appello israeliano per la confisca di terre in stato d'emergenza ha emesso il suo verdetto sui ricorsi presentati da un convento di suore salesiane e da numerose famiglie di contadini palestinesi contro il tratto di Muro di separazione che le autorità israeliane vogliono erigere nella Valle di Cremisan. Il pronunciamento emesso il 24 aprile stabilisce una modifica del tracciato del Muro, affinchè il convento di suore rimanga accessibile dalla città di Beit Jala e dai Territori palestinesi.La soluzione adottata cade a due mesi dall'ultima udienza, e rappresenta il punto d'arrivo provvisorio di una battaglia legale in corso da sette anni. La costruzione del Muro di separazione secondo il tracciato alternativo – che circonderà da tre lati il convento delle suore e porterà comunque alla confisca della gran parte delle terre ad esso appartenenti – rappresenta secondo l'organismo israeliano un compromesso ragionevole tra le esigenze di sicurezza di Israele e le istanze della libertà di religione e di educazione a cui avevano fatto appello i rappresentanti legali del convento. Dal canto suo, la Society of St Yves – l' organizzazione cattolica per i diritti umani che aveva intentato la causa legale anche a nome dell'Assemblea dei vescovi cattolici di Terra Santa - in un comunicato pervenuto all'agenzia Fides prende atto della modifica del percorso del muro, ma ribadisce “l'ingiustizia del provvedimento che non tiene conto soprattutto del danno economico provocato alla comunità cristiana di Beit Jala dalla sua costruzione”. Secondo i responsabili della Society od St.Yves, la corte d'appello ha ignorato tutte le testimonianze dei proprietari terrieri sui danni a loro provocati dall'avanzamento del Muro e anche i dati forniti sullo scempio ambientale che deturperà la valle di Cremisan. Gli estensori del verdetto ritengono che un cancello agricolo dovrebbe essere sufficiente a garantire ai contadini palestinesi l'accesso ai propri terreni agricoli destinati a rimanere al di là della barriera.
Il Comitato d'appello enfatizza il valore vincolante del suo pronunciamento, ribadendo che non rientra nelle sue competenze poter autorizzare eventuali soluzioni alternative che implicherebbero lo smantellamento di sezioni del Muro già erette da tempo. La Society of St. Yves, dal canto suo, si riserva la possibilità di far ricorso all'Alta Corte di giustizia dell Stato d'Israele. (GV) (Agenzia Fides 26/4/2013).
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giovedì 25 aprile 2013
Lo stile della predicazione evangelica
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mercoledì 24 aprile 2013
Quando la Chiesa diventa burocratica moltiplica le strutture, allora perde la radicalità evangelica
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Papa Francesco: Chiesa, segno di attenzione e amore
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Radicare la Chiesa nel Vangelo. Quando la Chiesa diventa burocratica
moltiplica le strutture, allora perde la radicalità evangelica, in riferimento alla Parola di Dio. Lo ha sottolineato Papa Francesco nella messa di stamattina, alla quale ha partecipato un gruppo di dipendenti vaticani. INSERTO PAPA: E allora, si vede che la Chiesa incomincia là, nel cuore del Padre, che ha avuto questa idea ... Non so se ha avuto un'idea, il Padre: il Padre ha avuto amore. E ha incominciato questa storia di amore, questa storia di amore tanto lunga nei tempi e che ancora non è finita. Noi, donne e uomini di Chiesa, siamo in mezzo ad una storia d'amore: ognuno di noi è un anello in questa catena d'amore. E ... |
lunedì 22 aprile 2013
Gli arrampicatori, il Papa li descrive...
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Papa Francesco: anche nella Chiesa ci sono arrampicatori
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Il Vangelo del Buon Pastore con Gesù che si definisce "la porta delle
pecore" è stato al centro dell'omelia del Papa, stamani, nella Messa
celebrata nella Cappellina della Domus Sanctae Marthae. Erano presenti
alcuni dipendenti della Sala Stampa Vaticana, e alcuni tecnici della
Radio Vaticana del Centro trasmittente di Santa Maria di Galeria.
Il Papa ha notato che Gesù è l'unica porta per entrare nel Regno dei Cieli. INSERTO PAPA: "Anche nelle comunità cristiane ci sono questi arrampicatori, no?, che cercano il loro ... e coscientemente o incoscientemente fanno finta di entrare ma sono ladri e briganti. Perché? Perché rubano la gloria a Gesù, vogliono la propria gloria e questo è quello che diceva ai ... |
domenica 21 aprile 2013
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venerdì 19 aprile 2013
ASIA/SIRIA - In Mesopotamia distrutta la chiesa dei francescani a Deir Ezzor
Beirut (Agenzia Fides) – Una violenta esplosione ha raso al suolo la chiesa e il convento dei Frati francescani Cappuccini a Deir Ezzor, in Mesopotamia. L’informazione è giunta a Fides da p. fra Tony Haddad, vice-Provinciale dei Frati per il Vicino-Oriente, che sovrintende alla presenza cappuccina in Libano e Siria. L’esplosione è avvenuta il 15 aprile. “Era l’unica chiesa a Deir Ezzor ancora rimasta quasi intatta finora”. Non è chiaro come sia stata distrutta. Secondo alcune ricostruzioni, nella chiesa era stata aperta una breccia e alcuni combattenti dell’opposizione vi si erano appostati. L’esercito regolare avrebbe allora colpito la chiesa, abbattendola. Altri parlano di una autobomba collocata accanto alla struttura. P. Haddad commenta con grande amarezza “tutto questo odio e dissacrazione”. In quell’area – informa – “non ci sono più cristiani”. Nei mesi scorsi, data la situazione critica “i nostri due frati che risiedevano nel convento hanno lasciato Deir Ezzor c on le suore di Madre Teresa e la decina di anziani che abitavano da noi. Erano gli ultimi cristiani rimasti. Ringrazio il Signore che i due frati sono sani e salvi. La chiesa di pietre si potrà ricostruire un giorno, quando una primavera di pace apparirà nel nostro Medio Oriente”, nota p. Haddad.Deir Ezzor è una città nell’Est della Siria, oltre l’Eufrate, tra Palmira e la frontiera irachena. “La nostra presenza lì risale agli anni trenta del secolo scorso, ma siamo in Medio Oriente da un tempo molto più lontano”, racconta p. Tony. “In quasi quattro secoli di storia, la nostra vice-provincia ha sofferto diverse distruzioni e persecuzioni, ma è sempre risorta, con Cristo Risorto”. Un’altra comunità di frati francescani cappuccini resta tuttora nel Sud della Siria, a Soueida – ancora tranquilla per il momento – dove abitano due frati.
Secondo informazioni di attivisti dell’opposizione siriana, gli aerei dell’esercito avrebbero bombardato nei giorni scorsi due chiese ortodosse siriache a Deir Ezzor e le famiglie cristiane hanno lasciato la città per l'intensificarsi degli scontri tra l’esercito lealista e forze di opposizione. La chiesa ortodossa siriana afferma che le sue chiese sono state colpite in tutte le province, ad Harasta, Arbin, Zabadani, Deraa, Aleppo, a Damasco, Raqqa. (PA) (Agenzia Fides 19/4/2013)
mercoledì 17 aprile 2013
Sisma
ASIA/IRAN - Sisma nel Sudest: la Chiesa esprime solidarietà, Caritas pronta all’intervento
Teheran (Agenzia Fides) – “Esprimiamo la nostra solidarietà e la vicinanza alle famiglie colpite. Come Chiesa cattolica siamo vicini a chi soffre”, dice a Fides Mons Thomas Meram, Vescovo della comunità di Urmia del Caldei, in Iran, riferendosi al forte terremoto che ieri, 16 aprile, ha colpito il sudest dell’Iran e il sud ovest del Pakistan. La Caritas Iran si è interessata al disastro e ha contattato il Ministero degli Interni. Come riferisce a Fides Laurence Banapour, Segretaria Generale di Caritas Iran, “il Ministero ha detto che i danni sono lievi, una sola vittima e 12 feriti. La zona colpita, infatti, non è densamente popolata e vi sono pochi villaggi sparsi nel territorio. Per ora la situazione è sotto controllo e hanno chiesto alle organizzazioni umanitarie, come Caritas e Croce Rossa, di attendere. Se avranno bisogno, come accaduto per altri terremoti in passato, ci chiameranno e potremo dare il nostro contributo, organizzando aiuti umanitari”. Nell’area non vi sono comunità cristiane.Secondo fonti ufficiali, il sisma ha fatto un maggiore numero di vittime in Pakistan, dove ha colpito aree popolate: 35 i morti in diverse parti della provincia del Beluchistan, mentre 80 sono i feriti. Nel distretto di Mashkel, in Beluchistan, oltre mille case sono crollate e il bilancio delle vittime potrebbe salire. La protezione civile è impegnata in attività di soccorso e di salvataggio. P. Renald Lawrence, OMI, missionario a Quetta, capoluogo del Beluchistan, riferisce a Fides: “La zona colpita è a circa 600km a Sud di Quetta. Vi sono molti sfollati, ci siamo attivati per l’assistenza. Questa mattina abbiamo avuto un incontro per avviare aiuti umanitari, in coordinamento con la Caritas Pakistan”. Anche qui i beneficiari dell’assistenza sono tutte popolazione di fede musulmana. (PA) (Agenzia Fides 17/4/2013)
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martedì 16 aprile 2013
Sottrazione di carichi d’acciaio
Furti di acciaio in azienda
di Abramovich a San Giorgio:
7 arrestati, tra cui un manager
Sette ordinanze di custodia cautelare per il reato di
associazione per delinquere finalizzata a furto e ricettazione sono
state eseguite dai carabinieri per la sottrazione di carichi d’acciaio
dalla Evraz Group Palini & Bertoli, società del magnate russo
lunedì 15 aprile 2013
Le Armi e l'India
ASIA/INDIA - L’India, il maggior importatore mondiale di armi, deve imparare da Pacem in Terris
New Delhi (Agenzia Fides)- “L’India, il più grande importatore di armi al mondo, e uno dei 24 Paesi che si sono astenuti nel votare a favore del trattato ONU sulla limitazione del commercio delle armi ha particolare bisogno di apprendere le giuste lezioni su quello che l’Enciclica Pacem in Terris dice sulla corsa agli armamenti” affermano i Vescovi dell’India in un documento presentato dalla Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” in occasione del 50esimo anniversario dell’Enciclica di Papa Giovanni XXIII.Secondo gli estratti riportati dall’Agenzia UCAN News, i Vescovi indiani sono particolarmente preoccupati per l’impatto sociale ed economico provocato dalla corsa degli armamenti. “La corsa agli armamenti priva i Paesi meno sviluppati del progresso sociale ed economico e crea un clima di paura”. “Quindi la giustizia, la retta ragione, e il riconoscimento della dignità umana gridano insistentemente per una cessazione della corsa agli armamenti” afferma il documento.
Secondo l’ultimo rapporto del Stockholm International Peace Research, l’India è per il terzo anno consecutivo il maggior importatore mondiale di armi, rappresentando il 12% delle importazioni militari mondiali. (L.M.) (Agenzia Fides 15/4/2013)
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domenica 14 aprile 2013
Mons. Schiff e Chiara
Paese sotto choc
per la morte di Chiara
San Giorgio, monsignor Schiff ricorda la giovane di
23 anni vittima dell’incidente di Muzzana. «Era una grande insegnante
d’altruismo»
La forza degli Apostoli è nello Spirito Santo.
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sabato 13 aprile 2013
Non abbiate paura... io sono con voi..
ASIA/SIRIA - Morire o partire? L'Arcivescovo maronita di Damasco racconta il dilemma senza risposte dei cristiani siriani
Damasco (Agenzia Fides) – I cristiani di Siria «devono scegliere tra due calici amari: morire o partire». Un dilemma che coinvolge tutta la realtà ecclesiale presente nel Paese martoriato, e che viene raccontato dall'arcivescovo maronita di Damasco Samir Nassar in una vibrante testimonianza inviata all'Agenzia Fides.
L'arcivescovo cattolico di rito orientale delinea i tanti modi con cui la morte ghermisce le vite di milioni di civili indifesi, cristiani e musulmani, nella Siria devastata dalla guerra: bombardamenti, auto-bomba, cecchini, mancanza di cure mediche (223 ospedali sono stati chiusi e i medici stanno fuggendo tutti, spiega mons. Nassar), malnutrizione e mancanza di cibi adeguati per i diabetici, i cardiopatici e le puerpere. Davanti a questo disastro, tutti pensano di andar via, anche se la fuga in qualche modo «è un altro modo di morire» più lentamente. La Chiesa locale, pur nella sua fragilità, «diventa un muro del pianto», a cui tutti si rivolgono ogni giorno «per chiedere protezione e aiuto nella ricerca di un visto per partire». I cristiani siriani – sottolinea l'arcivescovo maronita - «hanno visto l'ONU organizzare dal 2005 la partenza sistematica dei rifugiati iracheni verso i Paesi occidentali», e adesso provano angoscia anche per «l'indifferenza e il silenzio mondiale davanti al loro lungo e triste calvario... sono abbandonati, destinati alla morte senza poter fuggire... i consolati sono chiusi da un anno e mezzo».
Mons. Nassar descrive con cuore affranto di pastore la condizione dei cristiani poveri «che non trovano alcuna ragione per dover morire in questa guerra insensata»: loro hanno visto i propri fratelli più agiati lasciare la Siria, e ora guardano alla Chiesa come l'unica realtà a cui chiedere aiuto nel naufragio.«L'appello del nuovo Papa Francesco in favore dell'amata Siria risuona nei loro cuori.... La Chiese sorelle del mondo intero pregano e mostrano il loro affetto per questo piccolo gregge, senza poter placare la tempesta». Questa situazione pone anche i pastori davanti a problemi di coscienza: «Consigliarli di restare potrebbe condurli alla morte come un agnello muto davanti al macellaio. Il nostro martirologio non fa che allungarsi... Aiutarli a partire significa invece svuotare la Terra Biblica dei suoi ultimi cristiani». Un dilemma che può trovare risposta solo affidandosi al «cuore di Dio», offrendo ai fedeli una prossimità pastorale che li aiuti a percepire la realtà delle parole di Gesù. Quelle che – nota mons. Nassar «non deludono mai: “Non abbiate paura... io sono con voi...”». ( GV) Agenzia Fides 13/4/2013).
Una ragazza dolce e sempre sorridente
Scontro frontale a Muzzana,
muore studentessa di 23 anni
Chiara Pelizzon studiava all'università di Udine e
insegnava in un asilo a Carlino. Il ricordo delle amiche: una ragazza
dolce e sempre sorridente
venerdì 12 aprile 2013
Giovane donna: l'incidente di Chiara
Scontro frontale, 23enne perde la vita
Una
giovane donna, Chiara Pellizzon, 23 anni, residente a San Giorgio di
Nogaro, è deceduta in un incidente avvenuto su una strada provinciale a
Muzzana del Turgnano. Secondo una prima ricostruzione, la donna, che era
a bordo di una «Ford Fiesta», è stata urtata frontalmente da un
fuoristrada. La vettura si è rovescita in un fossato e Pellizzon è
deceduta all'istante.
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giovedì 11 aprile 2013
Cittadino di Assisi
11 aprile 2013
Ultimo aggiornamento alle
17:54
Assisi, il primo maggio Shimon Peres in città per ricevere la «Cittadinanza onoraria per la pace»
Il premio, assegnato ogni anno dal Comune a
personalità che hanno lavorato per il dialogo e per la pace, va ad uno
degli artefici degli accordi di Oslo
mercoledì 10 aprile 2013
Essere risorti con Cristo mediante il Battesimo, con il dono della fede
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Francesco: Il Signore Risorto è la speranza che non delude.
by
vaticanit
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"La speranza di noi cristiani è forte, sicura, solida in questa terra,
dove Dio ci ha chiamati a camminare, ed è aperta all'eternità, perché
fondata su Dio, che è sempre fedele". Con questo pensiero Papa Francesco
ha salutato i fedeli riuniti in piazza San Pietro per l'udienza
generale del mercoledì. Proseguendo le catechesi dedicate all'Anno della
Fede, il Pontefice ha invitato tutti a testimoniare, nella vita di
tutti i giorni, con gesti chiari e semplici, la speranza del Signore
Risorto, una speranza che non svanisce. "Essere risorti con Cristo
mediante il Battesimo, con il dono della fede", ha spiegato Papa
Francesco, non si riduce semplicemente "a seguire dei comandi, ma vuol
dire essere in Crist ...
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Preghiamo e speriamo in relazioni sempre pacifiche
ASIA/GIAPPONE - “Relazioni pacifiche fra Nord Corea e paesi limitrofi”: l’auspicio della Chiesa
Tokyo (Agenzia Fides) – Pace è la parola chiave da perseguire con ogni mezzo, con azioni a livello locale e regionale, ma anche internazionale. Il sostegno espresso da Papa Francesco nel colloquio con il Segretario Generale Onu Ban Ki-Moon è, dunque, importane in questa fase di alta tensione politica e militare in Estremo Oriente. La Chiesa giapponese “da sempre promuove pace e non violenza: come giapponesi e come cristiani, speriamo che si mantengono relazioni pacifiche fra la Nord Corea e i paesi limitrofi, incluso il nostro”, spiega all’Agenzia Fides p. Daisuke Narui, verbita, Direttore di Caritas Giappone.
Se i mass media internazionali sono impressionati dallo schieramento di batterie di missili Patriot nel centro di Tokyo, p. Narui spiega che “l’atmosfera nella società resta piuttosto tranquilla. La maggior parte dei cittadini giapponesi non pensa esista un minaccia seria. Infatti, da sempre, ciclicamente, quando c’è tensione o un cambio di regime in Nord Corea, sono arrivate simili minacce anche verso il nostro paese. Il governo però mostra maggiore attenzione, giustamente, per proteggerci da qualsiasi evenienza”.
P. Narui aggiunge un dettaglio importante: “Vi sono molti nordcoreani che vivono in Giappone. Durante la Seconda guerra mondiale furono portati, a volte forzatamente, per lavoro. Oggi sono residenti in Giappone e sono parte della nazione. Un motivo in più per scongiurare qualsiasi conflitto. Preghiamo e speriamo in relazioni sempre pacifiche, anzi che possano migliorare”. (PA) (Agenzia Fides 10/4/2013)
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martedì 9 aprile 2013
Zuma è accusato di aver inviato i militari sudafricani a Bangui senza aver informato in modo chiaro e preciso il Parlamento
AFRICA/CONGO RD - Le truppe sudafricane ritirate da Bangui nel nord del Congo. Pronte alla rivincita?
Kinshasa (Agenzia Fides)- Non solo profughi e rifugiati (in gran parte donne e bambini) provenienti dalla Repubblica Centrafricana hanno trovato accoglienza nella provincia di Equatore (nel nord della Repubblica Democratica del Congo) ma anche militari centrafricani e sudafricani. Ed è proprio la presenza dei soldati del contingente inviato dal Presidente Jacob Zuma in aiuto al deposto Capo dello Stato centrafricano, François Bozizé, a preoccupare i congolesi.
I sudafricani si sono ritirati dove aver perso ufficialmente 13 uomini (ma altre fonti affermano che sono molti di più, addirittura una settantina) nel vano tentativo di impedire la conquista di Bangui da parte dei ribelli della coalizione Seleka (vedi Fides 25/3/2013). Secondo il quotidiano congolese “Le Potentiel” il contingente di Pretoria non è tornato in Sudafrica ma si è attestato nelle località di Zongo e di Gemena, nel distretto del Nord-Oubangui. A differenza dei soldati centrafricani, inoltre quelli sudafricani non sono stati disarmati, ma anzi hanno ricevuto nuovi rifornimenti di armi e munizioni dalla madrepatria.
Questi soldati potrebbero essere integrati nella Brigata Speciale d’Intervento prevista dagli accordi di Addis Abeba (25/2/2013), salvo che questa unità deve essere dispiegata nel Nord Kivu non nell’Equatore.
Ci si chiede quindi se i militari di Pretoria si stiano preparando a ritornare in Centrafrica per combattere i ribelli di Seleka e difendere gli interessi minerari e petroliferi in quel Paese di alcuni settori politici e imprenditoriali sudafricani.
È però vero che in Sudafrica il Presidente Zuma deve far fronte ad un’ondata di critiche per la gestione della crisi centrafricana. In particolare, Zuma è accusato di aver inviato i militari sudafricani a Bangui senza aver informato in modo chiaro e preciso il Parlamento, violando la Costituzione. Critiche simili sono state avanzate in relazione all’invio di uomini e mezzi (tra cui aerei ed elicotteri da combattimento) nella RDC in relazione alla partecipazione sudafricana alla costituenda Brigata d’intervento. (L.M.) (Agenzia Fides 9/4/2013)
Notizie azzurre dal mondo della scherma!
FIOCCO AZZURRO IN CASA SCHERMA - E' NATO SAMUELE, FIGLIO DELLA SPADISTA AZZURRA MARA NAVARRIA |
8/4/2013 - 9:11 ROMA - E' nato alle 5.50 di questo lunedi 8 aprile Samuele Lo Coco, primogenito della spadista azzurra Mara Navarria e del preparatore fisico della Nazionale italiana, Andrea Lo Coco. Alla coppia di neo-genitori vanno gli auguri da parte della Federazione Italiana Scherma ed a Samuele l'augurio di una vita felice e serena ed il “benvenuto” nel Mondo. |
lunedì 8 aprile 2013
Dio ci aspetta sempre
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domenica 7 aprile 2013
Foglio della domenica 7 aprile 2013
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"Non dobbiamo aver paura di vivere da cristiani"
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giovedì 4 aprile 2013
ASIA/PAKISTAN - Attacco a un quartiere cristiano, pietre contro una chiesa in Punjab: la comunità locale in allerta
Lahore (Agenzia Fides) – Una rissa fra giovani cristiani e musulmani, una folla di musulmani che attacca il quartiere cristiano, brucia negozi, automobili e moto, fermata solo grazie all’intervento della polizia, con un bilancio di sei feriti, fra i quali un agente: è quanto è avvenuto ieri, 3 aprile, a Gujranwala, città a 80 km da Lahore, in Punjab. Come comunica all’Agenzia Fides la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale, l’area ha vissuto ore di alta tensione, e i musulmani hanno tirato pietre e danneggiato la Chiesa cattolica di Fracisabad, generando timori di attacchi di massa contro i cristiani. La località di Gujranwala è nota, infatti, per un grave episodio di attacco indiscriminato contro il quartiere cristiano che accoglie oltre 2.000 famiglie di fedeli, avvenuto nel 2011, in seguito a un caso di supposta blasfemia (vedi Fides 5/2/2011).
Secondo fonti locali di Fides, oggi la situazione a Gujranwala è calma ma nella comunità cristiana i timori non sono sopiti, anche in virtù degli incidenti del 2011. Leader religiosi musulmani e cristiani oggi hanno tenuto incontri con i capi della polizia e le autorità civili, per scongiurare il rischio di uno scontro sociale di massa. Nel meeting sono state adottate misure di sicurezza per evitare l’esplosione di disordini e mantenere la pace. Najam Sethi, capo dell’amministrazione civile del distretto, ha promesso “un'azione severa contro i responsabili degli scontri”.
La miccia che ha acceso la violenza è stata una disputa tra giovani cristiani e musulmani, degenerata in rissa. Inoltre, il giorno prima dell'incidente, un uomo musulmano, entrato nella chiesa in villaggio vicino, aveva dato fuco a dei testi religiosi cristiani. In una nota inviata a Fides, Samson Salamat, direttore del “ Centre for Human Rights Education”, nota che anche in questo caso, come nel recente attacco alla “Joseph colony” di Lahore e in molti altri, “un imam della moschea ha istigato i fedeli musulmani ad attaccare i cristiani”. “La vulnerabilità delle minoranze religiose, soprattutto cristiani – spiega Salamat – aumenta di giorno in giorno per il crescente livello di intolleranza nella società. L’intolleranza non si potrà controllare se non con una chiara azione politica che intenda eliminare la mentalità che promuove l'odio”. (PA) (Agenzia Fides 4/4/2013)
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Molti copti vanno in pellegrinaggio a Gerusalemme
ASIA/ISRAELE - Porte aperte all'immigrazione dei copti perseguitati? Il governo israeliano smentisce
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Le recenti, soprendenti voci su una presunta corsia preferenziale riservata dalle autorità israeliane all'immigrazione di cristiani copti in fuga dall'Egitto politicamente in mano ai Fratelli Musulmani hanno ricevuto una prima smentita ufficiosa da parte del governo d'Israele.
Lunedì 1 aprile il giornale egiziano Youm7 aveva attribuito al governo israeliano l'intenzione di applicare agli egiziani di fede copta in fuga dal proprio Paese le procedure di accoglienza riservate ai perseguitati. L'avvocato di origine egiziana Mansour al Samuely, presentato dal giornale come capo dell'ufficio israeliano per il rilascio dei permessi di permanenza aggli immigrati, aveva parlato di 237 nuclei famigliari copti già arrivati in Israele per ottenere asilo in virtù del loro status di perseguitati.
Una smentita attribuita a una fonte anonima del governo israeliano è stata diffusa ieri dal corrispondente da Gerusalemme del network Al Arabiya. L'anonimo funzionario israeliano ha fatto notare che è impossibile applicare il diritto d'asilo a persone provenienti “da un Paese amico con il quale condividiamo un trattato di pace”.
Le illazioni su possibili flussi migratori di cristiani copti verso Israele riportano all'attenzione la questione delicata dei rapporti tra la più grande Chiesa cristiana autoctona presente nei Paesi arabi e lo Stato ebraico. Nel 1979, dopo la stipula del trattato di pace tra Egitto e Israele, Papa Shenuda III – allora a capo della Chiesa copta ortodossa – aveva emanato un decreto per vietare ai copti ortodossi di recarsi in pellegrinaggio in terra israeliana, in segno di solidarietà con i palestinesi sotto occupazione. Quella misura non è stata ancora revocata, anche se dopo la morte di Papa Shenuda si sono intensificate le infrazioni da parte di numerosi gruppi di fedeli copti ortodossi giunti in pellegrinaggio fino a Gerusalemme. (GV) (Agenzia Fides 3/4/2013).
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Papa sulle tomba di Pietro
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Papa Francesco prega su tomba Giovanni Paolo II e nella Necropoli
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Martedì dopo la chiusura serale della Basilica Vaticana, il Santo Padre
Francesco ha compiuto una visita alla tomba del Beato Papa Giovanni Paolo II, nell'ottavo anniversario della morte. Il Papa ha sostato a lungo inginocchiato in preghiera silenziosa davanti alla tomba del Beato Giovanni Paolo II nella Cappella di San Sebastiano, ma ha pure sostato brevemente in raccoglimento alle tombe del Beato Giovanni XXIII e di San Pio X. Come la visita del giorno prima alla tomba di San Pietro e alle Grotte Vaticane, anche la visita di martedì nella Basilica esprime la profonda continuità spirituale del ministero petrino dei Papi, che Papa Francesco vive e sente intensamente, come ha dimostrato anche ... |
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mercoledì 3 aprile 2013
Sulla tomba di San Pietro
Papa si commove sulla tomba di San Pietro
Preghiera «silenziosa»: Bergoglio è il primo Pontefice a fare visita degli scavi della Necropoli vaticana
Un articolo del Corriere della sera
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