ASIA/ISRAELE - Porte aperte all'immigrazione dei copti perseguitati? Il governo israeliano smentisce
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Le recenti, soprendenti voci su una presunta corsia preferenziale riservata dalle autorità israeliane all'immigrazione di cristiani copti in fuga dall'Egitto politicamente in mano ai Fratelli Musulmani hanno ricevuto una prima smentita ufficiosa da parte del governo d'Israele.
Lunedì 1 aprile il giornale egiziano Youm7 aveva attribuito al governo israeliano l'intenzione di applicare agli egiziani di fede copta in fuga dal proprio Paese le procedure di accoglienza riservate ai perseguitati. L'avvocato di origine egiziana Mansour al Samuely, presentato dal giornale come capo dell'ufficio israeliano per il rilascio dei permessi di permanenza aggli immigrati, aveva parlato di 237 nuclei famigliari copti già arrivati in Israele per ottenere asilo in virtù del loro status di perseguitati.
Una smentita attribuita a una fonte anonima del governo israeliano è stata diffusa ieri dal corrispondente da Gerusalemme del network Al Arabiya. L'anonimo funzionario israeliano ha fatto notare che è impossibile applicare il diritto d'asilo a persone provenienti “da un Paese amico con il quale condividiamo un trattato di pace”.
Le illazioni su possibili flussi migratori di cristiani copti verso Israele riportano all'attenzione la questione delicata dei rapporti tra la più grande Chiesa cristiana autoctona presente nei Paesi arabi e lo Stato ebraico. Nel 1979, dopo la stipula del trattato di pace tra Egitto e Israele, Papa Shenuda III – allora a capo della Chiesa copta ortodossa – aveva emanato un decreto per vietare ai copti ortodossi di recarsi in pellegrinaggio in terra israeliana, in segno di solidarietà con i palestinesi sotto occupazione. Quella misura non è stata ancora revocata, anche se dopo la morte di Papa Shenuda si sono intensificate le infrazioni da parte di numerosi gruppi di fedeli copti ortodossi giunti in pellegrinaggio fino a Gerusalemme. (GV) (Agenzia Fides 3/4/2013).
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