29.06.2013
Quello di
Daniele Morettin è un grande programma di vita. Così si è espresso
l’Arcivescovo di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato nell’ordinazione a
diacono, in vista del presbiterato del 27enne di Beivars avvenuta sabato
29 giugno, nella solennità dei Santi apostoli Pietro e Paolo, in
Cattedrale (nella foto). Daniele si impegna, infatti, in un
grande ministero, quello di essere una immagine di Gesù Cristo. Come
diacono, don Daniele, che attualmente presta servizio nella comunità di
Marano Lagunare, avrà un ministero particolare nei confronti dei
poveri, materialmente e spiritualmente e per questo gli è stato
consegnato dal Vescovo un Vangelo; un altro ministero sarà quello della
preghiera quotidiana per rinnovare la Chiesa attraverso il dono dello
Spirito di Dio. «Questi sono impegni di tutti i cristiani, ma il
diaconato ha una dimensione pubblica di questo impegno», ha ricordato
mons. Mazzocato.
27 anni, di Beivars, Morettin ha maturato la sua
scelta di disponibilità totale al Signore nel ministero presbiterale
non solo all'interno della sua famiglia e della sua comunità di origine,
ma anche nel servizio che ha svolto come catechista ed animatore dei
gruppi giovanili nelle parrocchie udinesi di San Gottardo e Gesù Buon
Pastore. Prima di entrare in Seminario nell'agosto del 2008, a
conclusione degli studi all'Istituto professionale «Ceconi» ha fatto
diverse esperienze lavorative: elettricista, panettiere e, per un breve
periodo, portantino in ospedale a Udine. Da seminarista è stato
impegnato per due anni a livello diocesano nella pastorale vocazionale e
attualmente è in servizio nella parrocchia di San Martino vescovo a
Marano Lagunare.
Nell'invito alla partecipazione alla sua
ordinazione diaconale, Morettin ha riportato un versetto tratto dal
Vangelo di Giovanni che dice «Io sono la vite, voi i tralci... Vi ho
detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia
piena». È una frase evangelica che è stata illuminante per la sua vita,
spiega lo stesso Morettin a «la Vita Cattolica»: «Senza la vite il
tralcio non può fare niente, come noi senza il Signore. Solo se rimango
in Cristo riuscirò ad avere la sua gioia e a trasmetterla agli altri».
Sì, perché il suo «pallino» è proprio quello di trasmettere la gioia di
Dio e far capire alle persone che Dio ci vuole per essere felici e
gioiosi.
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