Fatti, scritti, immagini, video riguardanti i paesi della Bassa vicini a San Giorgio di Nogaro
mercoledì 30 aprile 2014
martedì 29 aprile 2014
Vandalismi in Galilea
ASIA/TERRA SANTA - Vandalismo e profanazioni contro luoghi cristiani in Galilea
Nazareth (Agenzia Fides) - I Vescovi cattolici di Terra Santa denunciano e condannano con inquietudine tre atti di vandalismo e profanazione che hanno colpito tre siti cristiani in Galilea nella giornata di domenica 27 aprile, proprio mentre tutte le comunità cattoliche locali vivevano il momento suggestivo della canonizzazione di San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II, a meno di un mese dal pellegrinaggio in Terra Santa di Papa Francesco. Il primo atto di profanazione ha colpito il monastero benedettino diTabgha, sul lago di Tiberiade, affidato a Benedettini tedeschi. Verso mezzogiorno, un gruppo di ragazzi abbigliati con le vesti e le acconciature tipiche degli ebrei ortodossi, hanno tirato pietre contro tre croci presenti nel sito. Lo stesso gruppo di ragazzi si è poi diretto verso il convento delle Suore Benedettine, sradicando anche lì una croce e imbrattando di fango un altare all'aperto, tracciando su banchi e sedie il segno della stella di Davide e ferendo con lanci di pietre una donna ospitata nel convento.
Nella stessa giornata di domenica 27 aprile – informa un comunicato degli Ordinari cattolici di Terra Santa pervenuto all'Agenzia Fides – è stata recapitata al Vicariato patriarcale di Nazareth una lettera intimidatoria firmata da una rabbino della regione, in cui tra l'altro si intima a tutti i cristiani di “lasciare la terra d'Israele” minacciando gravi rappresaglie. Il rabbino che aveva inviato la lettera era stato fermato dalla polizia il giorno precedente nella città di Safed.
Sempre domenica 27 aprile, anche la chiesa greco-ortodossa di Al-Bassah ha subito un'aggressione mentre nel luogo di culto era in corso la celebrazione di una liturgia battesimale.
I cristiani di Galilea, e con loro l'Assemblea dei Vescovi Ordinari, “profondamente preoccupati per questi fatti” si legge nel comunicato, “chiedono con forza alle autorità civili e di polizia
di reagire con sollecitudine arrestando i colpevoli, al fine di ristabilire il mutuo rispetto religioso”. Una lunga serie di profanazioni e atti intimidatori compiuti da gruppi di coloni ebrei estremisti a danno di monasteri, chiese e cimiteri cristiani è iniziata nel febbraio 2012. Da allora, siglandosi spesso con la formula “il prezzo da pagare”, militanti oltranzisti di gruppi vicini al movimento dei coloni, hanno portato attacchi anche contro moschee frequentate dagli arabi palestinesi di religione islamica. L'ultima moschea imbrattata con scritte anti-islamiche è quella della cittadina di Furdis, a sud di Haifa. (GV) (Agenzia Fides 29/4/2014).
Nella stessa giornata di domenica 27 aprile – informa un comunicato degli Ordinari cattolici di Terra Santa pervenuto all'Agenzia Fides – è stata recapitata al Vicariato patriarcale di Nazareth una lettera intimidatoria firmata da una rabbino della regione, in cui tra l'altro si intima a tutti i cristiani di “lasciare la terra d'Israele” minacciando gravi rappresaglie. Il rabbino che aveva inviato la lettera era stato fermato dalla polizia il giorno precedente nella città di Safed.
Sempre domenica 27 aprile, anche la chiesa greco-ortodossa di Al-Bassah ha subito un'aggressione mentre nel luogo di culto era in corso la celebrazione di una liturgia battesimale.
I cristiani di Galilea, e con loro l'Assemblea dei Vescovi Ordinari, “profondamente preoccupati per questi fatti” si legge nel comunicato, “chiedono con forza alle autorità civili e di polizia
di reagire con sollecitudine arrestando i colpevoli, al fine di ristabilire il mutuo rispetto religioso”. Una lunga serie di profanazioni e atti intimidatori compiuti da gruppi di coloni ebrei estremisti a danno di monasteri, chiese e cimiteri cristiani è iniziata nel febbraio 2012. Da allora, siglandosi spesso con la formula “il prezzo da pagare”, militanti oltranzisti di gruppi vicini al movimento dei coloni, hanno portato attacchi anche contro moschee frequentate dagli arabi palestinesi di religione islamica. L'ultima moschea imbrattata con scritte anti-islamiche è quella della cittadina di Furdis, a sud di Haifa. (GV) (Agenzia Fides 29/4/2014).
lunedì 28 aprile 2014
giovedì 24 aprile 2014
L'intolleranza religiosa diffusa e l'odio contro le minoranze
ASIA/PAKISTAN - Giovane cristiano ucciso perché non si converte all'islam
Lahore (Agenzia Fides) – Pasqua di lutto e dolore per la comunità cristiana di Lahore: Haroon, detto Sunny, giovane cristiano di 22 anni, è stato ucciso da un giovane musulmano perché ha rifiutato di convertirsi all’islam. L’episodio, avvenuto il 16 aprile, solo ora è stato riferito all’Agenzia Fides. Haroon, di umili origini, aveva da poco iniziato a lavorare facendo le pulizie nell’abitazione di una famiglia borghese musulmana a Lahore. Qui lavorava accanto al musulmano Umer Farooq, guardia della casa. Questi ha iniziato a deridere quotidianamente la fede cristiana di Haroon, minacciandolo e invitandolo a convertirsi all’Islam. Affermava che “abbracciare l'Islam è bello” e prospettandogli una vita “nel lusso e il matrimonio con una ricca donna musulmana”. Haroon ha resistito, rifiutando di lasciare la fede cristiana.
Quando Haroon ha detto a suo padre quanto stava succedendo, questi gli ha consigliato di ignorare Farooq. Il 16 aprile Farooq ha cominciato di nuovo a parlare di religione e a fare pressioni su Haroon. Poi, innervosito, ha chiesto perché il giovane cristiano fosse irremovibile. Haroon ha spiegato di essere “un vero seguace di Gesù Cristo”. Farooq è diventato aggressivo e ha aperto il fuoco su Haroon, uccidendolo con una pallottola alla testa. In seguito ha cominciato a gridare che Haroon aveva tentato il suicidio.
La polizia, chiamata dalla famiglia, ha condotto la guardia in custodia ma non ha registrato una denuncia (First Information Report), ritenendo plausibile la versione del suicidio. I cristiani locali hanno allora inscenato una protesta davanti alla stazione di polizia. Umer Farooq è ancora in custodia cautelare e il suo caso è tuttora sotto inchiesta, mentre la polizia compirà nuove indagini.
In un messaggio inviato a Fides, Nasir Saeed, direttore dell’Ong “CLAAS” (Centre for Legal Aid Assistance & Settlement), con sedi nel Regno Unito e in Pakistan, ha condannato l'omicidio, ricordando: “Abbiamo letto in un recente Rapporto che 1.000 ragazze cristiane e indù sono forzatamente convertite all'Islam ogni anno. Casi in cui i giovani cristiani vengono costretti alla conversione sono frequenti e se rifiutano, vengono uccisi o coinvolto in falsi casi di blasfemia. In questi casi la giustizia deve assicurare le libertà individuali e punire i colpevoli: è l’unico deterrente. Alla base di questi casi vi è l'intolleranza religiosa diffusa e l'odio contro le minoranze”. (PA) (Agenzia Fides 24/4/2014)
Quando Haroon ha detto a suo padre quanto stava succedendo, questi gli ha consigliato di ignorare Farooq. Il 16 aprile Farooq ha cominciato di nuovo a parlare di religione e a fare pressioni su Haroon. Poi, innervosito, ha chiesto perché il giovane cristiano fosse irremovibile. Haroon ha spiegato di essere “un vero seguace di Gesù Cristo”. Farooq è diventato aggressivo e ha aperto il fuoco su Haroon, uccidendolo con una pallottola alla testa. In seguito ha cominciato a gridare che Haroon aveva tentato il suicidio.
La polizia, chiamata dalla famiglia, ha condotto la guardia in custodia ma non ha registrato una denuncia (First Information Report), ritenendo plausibile la versione del suicidio. I cristiani locali hanno allora inscenato una protesta davanti alla stazione di polizia. Umer Farooq è ancora in custodia cautelare e il suo caso è tuttora sotto inchiesta, mentre la polizia compirà nuove indagini.
In un messaggio inviato a Fides, Nasir Saeed, direttore dell’Ong “CLAAS” (Centre for Legal Aid Assistance & Settlement), con sedi nel Regno Unito e in Pakistan, ha condannato l'omicidio, ricordando: “Abbiamo letto in un recente Rapporto che 1.000 ragazze cristiane e indù sono forzatamente convertite all'Islam ogni anno. Casi in cui i giovani cristiani vengono costretti alla conversione sono frequenti e se rifiutano, vengono uccisi o coinvolto in falsi casi di blasfemia. In questi casi la giustizia deve assicurare le libertà individuali e punire i colpevoli: è l’unico deterrente. Alla base di questi casi vi è l'intolleranza religiosa diffusa e l'odio contro le minoranze”. (PA) (Agenzia Fides 24/4/2014)
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mercoledì 23 aprile 2014
mercoledì 16 aprile 2014
Legacoop: Idealstandard come Aussa Metal?
martedì 15 aprile 2014
sabato 12 aprile 2014
La mancanza di timor di Dio
AFRICA/NIGERIA - Appello ai media cattolici perché contribuiscano a fermare le violenze in Nigeria
Abuja (Agenzia Fides) - “Vi prego di adottare il migliore approccio possibile nel comunicare nelle diverse culture per frenare l’ondata di scontri comunitari e di violenza in Nigeria”. È l’appello lanciato agli operatori dei media cattolici dal responsabile per le comunicazioni e l’informazione dello Stato di Imo, il Dr. T.O.E. Elechi, nel suo indirizzo di saluto ai partecipanti al primo Incontro plenario dei responsabili diocesani delle comunicazioni sociali, tenutosi presso l’Assumpta Pastoral Centre, di Owerri. Secondo una nota inviata all’Agenzia Fides, il tema dell’incontro era “la Comunicazione al Servizio dell’autentica cultura dell’incontro”.
Riprendendo il tema del meeting, il responsabile delle comunicazioni ha sottolineato che “troppo spesso le relazioni sono fraintese, e i rapporti umani sono impregnati di diffidenza, con il risultato di diffondere una mancanza di fiducia che degenera rapidamente in omicidi - Boko Haram nel nord, MASSOB (Movement for the Actualization of the Sovereign State of Biafra) nell’est, MEND (Movement for the Emancipation of the Niger Delta) nel sud, ecc…”.
“Dato che vi riunite per discutere il tema di questo incontro, permettetemi di ricordarvi che come uomini dei media della più vasta e maggiormente organizzata Chiesa del mondo, spetta a noi raggiungere in modo persistente e coerente le persone per migliorare la società in cui viviamo” ha concluso.
Il Presidente dell’Unione dei Giornalisti dello Stato di Imo, Innocent Igwe, ha osservato che il tema dell'incontro “è l'ideale in quanto attraverso di esso, ognuno può ricordare il forte impatto della comunicazione nel trasmettere l'autentica cultura cattolica, tanto necessaria per guarire la nostra società dai suoi molteplici mali, quali la corruzione, gli omicidi rituali, i sequestri di persona e, in generale, la mancanza di timor di Dio”. (L.M.) (Agenzia Fides 11/4/2014)
Riprendendo il tema del meeting, il responsabile delle comunicazioni ha sottolineato che “troppo spesso le relazioni sono fraintese, e i rapporti umani sono impregnati di diffidenza, con il risultato di diffondere una mancanza di fiducia che degenera rapidamente in omicidi - Boko Haram nel nord, MASSOB (Movement for the Actualization of the Sovereign State of Biafra) nell’est, MEND (Movement for the Emancipation of the Niger Delta) nel sud, ecc…”.
“Dato che vi riunite per discutere il tema di questo incontro, permettetemi di ricordarvi che come uomini dei media della più vasta e maggiormente organizzata Chiesa del mondo, spetta a noi raggiungere in modo persistente e coerente le persone per migliorare la società in cui viviamo” ha concluso.
Il Presidente dell’Unione dei Giornalisti dello Stato di Imo, Innocent Igwe, ha osservato che il tema dell'incontro “è l'ideale in quanto attraverso di esso, ognuno può ricordare il forte impatto della comunicazione nel trasmettere l'autentica cultura cattolica, tanto necessaria per guarire la nostra società dai suoi molteplici mali, quali la corruzione, gli omicidi rituali, i sequestri di persona e, in generale, la mancanza di timor di Dio”. (L.M.) (Agenzia Fides 11/4/2014)
domenica 6 aprile 2014
sabato 5 aprile 2014
Si ipotizza che i sequestratori siano membri della setta islamista nigeriana Boko Haram
AFRICA/CAMERUN - Rapiti due sacerdoti ed una suora nel nord del Camerun
Yaoundé (Agenzia Fides)-Due sacerdoti italiani Fidei Donum della diocesi di Vicenza, don Gianantonio Allegri e don Giampaolo Marta, e una suora canadese di 80 anni, dell’ordine delle Suore della Divina Volontà di Bassano del Grappa, sono stati rapiti nella notte tra il 4 e il 5 aprile nella diocesi di Maroua-Mokolo nel nord del Camerun.
Si tratta della stessa diocesi, il cui territorio si trova al confine con la Nigeria e il Ciad, nella quale lo scorso novembre era stato rapito il sacerdote Fidei Donum francese, don Georges Vandenbeusch, che era stato poi liberato il 31 dicembre.
Secondo fonti della diocesi di Vicenza, due gruppi di uomini armati a bordo di auto hanno fatto irruzione intorno alle due di notte nelle case dei sacerdoti e delle suore, mettendola a soqquadro per poi portar via i tre religiosi.
Don Marta si trova in Camerun da oltre 6 anni mentre don Allegri era arrivato da un anno, ma in passato aveva vissuto circa 10 anni nel Paese africano. I due sacerdoti operano nelle parrocchie di Tchere e Loulou.
Si ipotizza che i sequestratori siano membri della setta islamista nigeriana Boko Haram, che hanno già rapito alcuni stranieri nel nord del Camerun. Ricordiamo che l’area dove si trova la diocesi è da tempo al centro di un vasto traffico di esseri umani, e in particolare di bambini. La Chiesa cattolica ha promosso diverse iniziative per far fronte a questo fenomeno e soccorrere le vittime, come affermava in un’intervista all’Agenzia Fides, il Vescovo del luogo, Sua Ecc. Mons. Philippe Stevens (vedi Fides 2/3/2010). (L.M.) (Agenzia Fides 5/4/2014)
Si tratta della stessa diocesi, il cui territorio si trova al confine con la Nigeria e il Ciad, nella quale lo scorso novembre era stato rapito il sacerdote Fidei Donum francese, don Georges Vandenbeusch, che era stato poi liberato il 31 dicembre.
Secondo fonti della diocesi di Vicenza, due gruppi di uomini armati a bordo di auto hanno fatto irruzione intorno alle due di notte nelle case dei sacerdoti e delle suore, mettendola a soqquadro per poi portar via i tre religiosi.
Don Marta si trova in Camerun da oltre 6 anni mentre don Allegri era arrivato da un anno, ma in passato aveva vissuto circa 10 anni nel Paese africano. I due sacerdoti operano nelle parrocchie di Tchere e Loulou.
Si ipotizza che i sequestratori siano membri della setta islamista nigeriana Boko Haram, che hanno già rapito alcuni stranieri nel nord del Camerun. Ricordiamo che l’area dove si trova la diocesi è da tempo al centro di un vasto traffico di esseri umani, e in particolare di bambini. La Chiesa cattolica ha promosso diverse iniziative per far fronte a questo fenomeno e soccorrere le vittime, come affermava in un’intervista all’Agenzia Fides, il Vescovo del luogo, Sua Ecc. Mons. Philippe Stevens (vedi Fides 2/3/2010). (L.M.) (Agenzia Fides 5/4/2014)
venerdì 4 aprile 2014
Caldei, Greci, Turchi...
ASIA/TURCHIA -Caldei espulsi dopo il golpe del 1980 chiedono la restituzione di case e terre
Ankara (Agenzia Fides) - 84 famiglie cattoliche di rito caldeo originarie della Turchia e attualmente residenti all'estero - soprattutto in Francia - hanno iniziato le procedure legali per rientrare in possesso delle terre e delle case che furono costrette a lasciare sotto minaccia degli apparati di sicurezza, dopo il colpo di stato militare del 12 settembre 1980. Ne danno notizia fonti turche consultate dall'Agenzia Fides. L'iniziativa legale viene motivata dalle famiglie con il desiderio di poter ritornare nelle proprie terre d'origine. La domanda per la restituzione dei beni è già stata trasmessa al Ministero degli Interni turco. Le terre e le case si trovano nella Prefettura di Sirnak, nella Turchia sud-orientale ai confini con I'Iraq, regione segnata da una prevalente presenza curda. Esse si concentrano nell'area di in villaggio rimasto disabitato ma che in diversi periodi è stato utilizzato come base dell'organizzazione curda PKK. Negli ultimi anni le proprietà sono state occupate e utilizzate abusivamente da persone che si presentano come “custodi” dei beni che i caldei sono stati costretti a abbandonare.
Intanto, a Istanbul, l'associazione Babil ha allestito in un vecchio deposito di tabacco una mostra sulla deportazione dei greci avvenuta nel marzo 1964. L'esposizione, intitolata “20 dollari, 20 chili”, racconta con immagini e documenti quell'evento traumatico che coinvolse più di 50mila greci, espulsi verso la Grecia e costretti a pagare 20 dollari se volevano portare via con sé i propri oggetti di proprietà, fino a un massimo di 20 chili. (GV) (Agenzia Fides 4/4/2014).
Intanto, a Istanbul, l'associazione Babil ha allestito in un vecchio deposito di tabacco una mostra sulla deportazione dei greci avvenuta nel marzo 1964. L'esposizione, intitolata “20 dollari, 20 chili”, racconta con immagini e documenti quell'evento traumatico che coinvolse più di 50mila greci, espulsi verso la Grecia e costretti a pagare 20 dollari se volevano portare via con sé i propri oggetti di proprietà, fino a un massimo di 20 chili. (GV) (Agenzia Fides 4/4/2014).
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giovedì 3 aprile 2014
Ribadiamo la nostra forte richiesta che il governo disarmi i gruppi civili armati.
AMERICA/VENEZUELA - “Cercano di imporre un governo totalitario”: allarme dei Vescovi dopo due mesi di violenze
Caracas (Agenzia Fides) – La Conferenza Episcopale Venezuelana (CEV) ha diffuso un comunicato in cui presenta “come causa fondamentale della crisi che vive il Venezuela, la pretesa del partito di governo e del presidente Nicolas Maduro di cercare di imporre il cosiddetto ‘Plan de la Patria’, dietro al quale si nasconde la promozione di un governo totalitario". Questo intento ha alimentato le proteste dell'opposizione e dei cittadini, che dopo quasi due mesi contano 39 morti, 550 feriti gravi e più di 150 persone detenute. Il documento intitolato "Responsabili della Pace e del destino democratico del Venezuela" è stato firmato dai Vescovi della Presidenza della CEV con data 2 aprile 2014.
La nota pervenuta all’Agenzia Fides da una fonte locale, riferisce l'intervento di Mons. Diego Rafael Padrón Sánchez, Arcivescovo di Cumaná e Presidente della CEV, che alla presentazione del comunicato "ha lamentato la polarizzazione politica avvenuta nel paese dopo una serie di manifestazioni anti-governative iniziate dagli studenti lo scorso 4 febbraio, alle quali si sono uniti gruppi dell'opposizione per denunciare l'insicurezza nel paese, l'inflazione del 57%, la carenza di cibo, la repressione da parte della Guardia Nazionale e la detenzione degli oppositori".
Nel documento, con un linguaggio molto diretto, si legge: "Ribadiamo la nostra forte richiesta che il governo disarmi i gruppi civili armati. La loro azione coordinata, secondo certi schemi, dimostra che non sono gruppi isolati o spontanei, ma piuttosto addestrati per intervenire violentemente. In molti casi essi hanno agito impunemente sotto lo sguardo indifferente delle forze dell'ordine, per cui il comportamento di queste ultime è stato seriamente messo in discussione".
Il comunicato ribadisce: "La fede cristiana ben compresa impone a tutti i credenti di assumere la responsabilità del destino del paese, di non restare indifferenti ma piuttosto impegnarsi nella difesa della vita, dei diritti umani, della libertà e della democrazia. Nessuno di quanti vivono in Venezuela deve dire di non essere interessato o preoccupato per la violenza e le morti che stanno accadendo nelle città e nelle altre località. Tutti, senza eccezione, siamo responsabili della libertà, della pace e del destino democratico del nostro paese". (CE) (Agenzia Fides, 03/04/2014)
La nota pervenuta all’Agenzia Fides da una fonte locale, riferisce l'intervento di Mons. Diego Rafael Padrón Sánchez, Arcivescovo di Cumaná e Presidente della CEV, che alla presentazione del comunicato "ha lamentato la polarizzazione politica avvenuta nel paese dopo una serie di manifestazioni anti-governative iniziate dagli studenti lo scorso 4 febbraio, alle quali si sono uniti gruppi dell'opposizione per denunciare l'insicurezza nel paese, l'inflazione del 57%, la carenza di cibo, la repressione da parte della Guardia Nazionale e la detenzione degli oppositori".
Nel documento, con un linguaggio molto diretto, si legge: "Ribadiamo la nostra forte richiesta che il governo disarmi i gruppi civili armati. La loro azione coordinata, secondo certi schemi, dimostra che non sono gruppi isolati o spontanei, ma piuttosto addestrati per intervenire violentemente. In molti casi essi hanno agito impunemente sotto lo sguardo indifferente delle forze dell'ordine, per cui il comportamento di queste ultime è stato seriamente messo in discussione".
Il comunicato ribadisce: "La fede cristiana ben compresa impone a tutti i credenti di assumere la responsabilità del destino del paese, di non restare indifferenti ma piuttosto impegnarsi nella difesa della vita, dei diritti umani, della libertà e della democrazia. Nessuno di quanti vivono in Venezuela deve dire di non essere interessato o preoccupato per la violenza e le morti che stanno accadendo nelle città e nelle altre località. Tutti, senza eccezione, siamo responsabili della libertà, della pace e del destino democratico del nostro paese". (CE) (Agenzia Fides, 03/04/2014)
iL NUOVO CLORO SODA APRIRà NEL GIUGNO 2015
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- Alla Caffaro un impianto da 40 milioni
Alla Caffaro un impianto da 40 milioni
Nel polo di Torviscosa il nuovo cloro soda aprirà a giugno 2015. Il Gruppo punta a sfondare i 200 milioni di euro di fatturato
mercoledì 2 aprile 2014
Il Tooooor e il Friuuuuul in fieste
Torviscosa festeggia il Friuli Eventi a Udine
„Festa del Friuli a Torviscosa
Udine today annuncia le celebrazioni“
„Festa del Friuli a Torviscosa
Udine today annuncia le celebrazioni“
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