martedì 27 maggio 2014

Memoriale dello Yad Vashem: anche il Papa lo ha visitato



vaticanit has uploaded Papa Francesco e l'Olocausto: Mai più, Signore!
Papa Francesco e l'Olocausto: Mai più, Signore!
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Nell'ultimo giorno del suo pellegrinaggio in Terra Santa, Papa Francesco ha voluto rendere omaggio alle sei milioni di vittime dell'Olocausto, al Memoriale dello Yad Vashem. Ad accompagnarlo il presidente Peres ed il premier Netanyahu.
Nella Sala delle Rimembranze, il Papa ha alimentato la fiamma perenne che ricorda lo sterminio degli ebrei che si erge sulle scritte dei 21 Campi di concentramento nazisti. Aiutato da due giovani cattolici di espressione ebraica di Jaffa e Tel Aviv, ha deposto una corona di fiori bianchi e gialli sull'urna contenente le ceneri degli ebrei cremati ad Auschwitz. Quindi Papa Francesco ha salutato sei sopravvissuti: visibilmente commosso, a ciascuno di loro ha baciato la ...

La card.....

Centro storico chiuso per Itinerannia 2014

domenica 25 maggio 2014

Messaggero Veneto: le fontane in piazza

Bassa friulana, il popolo delle fontane scende in piazza

È il primo messaggio del Papa, ad Amman



vaticanit has uploaded Papa Francesco in Giordania: sì a pace, accoglienza profughi, tolleranza e dialogo
Papa Francesco in Giordania: sì a pace, accoglienza profughi, tolle...
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È necessaria e urgente una soluzione pacifica alla crisi siriana, nonché una giusta soluzione al conflitto israeliano-palestinese. È il primo messaggio del Papa, ad Amman, all'inizio del suo pellegrinaggio apostolico in Medio Oriente. Papa Francesco ha sottolineato l'impegno per la pace, l'accoglienza dei profughi, il dialogo e la tolleranza messo in atto dal Regno di Giordania. Si è rivolto poi alla comunità cristiana, invitandola a proseguire nell'impegno per la giustizia, la pace, la promozione sociale attraverso opere assistenziali e caritative connaturate con la professione di fede. Ha notato che i cristiani possono professare con tranquillità la loro fede, nel rispetto della libertà religiosa, ...

martedì 20 maggio 2014

Sono stupito di come la popolazione sia capace di passare rapidamente da una situazione di guerra ad una di pace.

AFRICA/LIBIA - “Ci sono le premesse per la guerra civile, ma la gente vuole la pace” dice Mons. Martinelli
Tripoli (Agenzia Fides) - “Non si spara, ma la situazione rimane tesa, anche perché non si capisce bene cosa vi sia sotto e cosa i vari miliziani vogliano fare” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, dopo i violenti combattimenti di domenica 18 maggio per il controllo del Parlamento libico, preceduti da pesanti scontri nell’est del Paese.
“Mi auguro che non ci sia una guerra civile, ma ci sono tutte le premesse perché possa scoppiare. La Libia sta vivendo un momento particolare. Non mi sono mai trovato in una situazione così critica. Speriamo che il buon senso prevalga. La mia speranza deriva dalla preghiera e dal fatto che la gente vuole la pace” evidenzia Mons. Martinelli.
“Dopo i pesanti combattimenti di domenica scorsa - spiega il Vicario Apostolico - il giorno successivo sembrava che non fosse successo niente: i tripolini erano scesi nei bar come se nulla fosse. Sono stupito di come la popolazione sia capace di passare rapidamente da una situazione di guerra ad una di pace. Secondo me è perché la gente anela alla pace, ne ha bisogno dopo questi anni di incertezza”. “Per questo dico: pregate per noi, perché l’unica forza è quella della preghiera che smuove i cuori delle persone” conclude Mons. Martinelli. (L.M.) (Agenzia Fides 20/5/2014)

sabato 17 maggio 2014

Crisi Billa

Proteste al Billa dopo la disdetta del Cig

Crisi, scioperano i dipendenti del 'Billa'



La gran parte di loro teme il rimpatrio forzato in Eritrea o Sudan, che porrebbe a rischio la vita di molti.

ASIA/ISRAELE - Un campo di detenzione nel deserto del Negev. Pieno di cristiani
Holot (Agenzia Fides) Nel deserto del Negev c'è un centro di detenzione con più di duemila detenuti, in gran parte di fede cristiana. E' il centro di Holot, dove vengono rinchiusi gli eritrei e i sudanesi che giungono in Israele dopo esser fuggiti dai rispettivi Paesi d'origine. Lo scorso 15 maggio una delegazione di 13 componenti della Pastorale per i Migranti del Patriarcato latino di Gerusalemme, guidata dal Vicario patriarcale p.David Neuhaus, si è recata in visita al centro per raccogliere testimonianze e informazioni sulle condizioni di vita dei detenuti. Solo a due membri della delegazione è stato consentito di accedere alle strutture di detenzione. Ma il resoconto della visita, riportato dai media ufficiali del Patriarcato latino e pervenuto all'Agenzia Fides, riesce comunque a trasmettere un'immagine eloquente delle giornate vissute nel campo dai detenuti.
Al momento, la struttura ospita 2300 uomini. Ma sono in corso lavori per aumentare la ricettività del centro. I detenuti vengono contati 3 volte al giorno e la libertà di movimento concessa loro durante il giorno rimane del tutto teorica, visto che il centro si trova nel deserto, lontano da centri abitati, e i detenuti non possono usare mezzi di trasporto per muoversi. I reclusi dormono in stanze con dieci posti letto. La stragrande maggioranza di loro appartiene alla Chiesa copta ortodossa eritrea, e tra loro operano tre sacerdoti. Il caldo soffocante, il vuoto delle giornate, le carenze dal punto di vista alimentare e sanitario confermano l'impressione di trovarsi in un campo di prigionia. “Perché siamo qui? Quale crimine abbiamo commesso? Quando ci rilasceranno?” sono le domande più frequenti raccolte tra i detenuti dalla delegazione del Patriarcato latino. La gran parte di loro teme il rimpatrio forzato in Eritrea o Sudan, che porrebbe a rischio la vita di molti. Per re ndere meno penosa la vita nel campo, chiedono un miglioramento dell'assistenza sanitaria e l'invio di libri e insegnanti per riempire le giornate vuote.
Attualmente i richiedenti asilo in Israele sono 50mila. Ma le richieste di asilo presentate nel 2013 sono soltanto 43. (GV) (Agenzia Fides 17/5/2014).

giovedì 15 maggio 2014

Paratoie per Panama

Paratoie per Panama, un’altra partenza

Chiudendo gli accessi legali, si spingono queste persone nelle mani dei trafficanti

AFRICA/LIBIA - “Bloccando i visti, l’Europa spinge i migranti nelle braccia dei trafficanti” dice p. Zerai
Tripoli (Agenzia Fides) - “Ci sono almeno due fattori che spiegano l’aumento del numero di persone che cercano di attraversare il Mediterraneo con i barconi dei trafficanti” dice all’Agenzia Fides don Mussie Zerai Yosief, Presidente dell’Agenzia Habeshia per la cooperazione e lo sviluppo.
“In primo luogo, in Sudan le autorità locali stanno facendo retate di stranieri in posizione irregolare a Khartoum e in altre città. Si tratta in particolare di cittadini etiopi ed eritrei, che vengono rinviati nei loro Paesi, dove sono soggetti a persecuzioni. L’insicurezza nella quale vivono queste persone diventa quindi una spinta per raggiungere l’Europa”.
“Ogni giorno - aggiunge p. Zerai - nei campi profughi sudanesi vengono rapite delle persone per essere vendute nel Sinai. Altre vengono rapite al confine tra Sudan, Libia ed Egitto, un vero triangolo maledetto, dove ci sono i container nei quali sono rinchiusi gli ostaggi catturati. I sequestratori in un primo momento si mettono in contatto con i familiari dei rapiti per chiedere un riscatto. Se la famiglia non può pagare, gli ostaggi vengono venduti ad altri trafficanti che li trasportano in Egitto, dove sono usati come schiavi nell’agricoltura e nelle costruzioni. Altri sono coinvolti a forza nei traffici di armi e di droga, altri ancora diventano vittime del traffico di organi”.
Lo stesso – prosegue p. Zerai - accade in Libia, dove i migranti sono continuamente ricattati, derubati o rinchiusi in centri di detenzione dai quali per uscire devono pagare altri 700-1000 dollari”.
P. Zerai precisa: “non è vero che esistano controlli alla frontiere libiche. Il controllo alle frontiere libiche esiste ma si è trasformato in un business, e questo fin dai tempi di Gheddafi, che ha sempre giocato su più tavoli, da un lato chiedendo aiuto all’Europa per potenziare i controlli frontalieri, e dall’altro facendo affari con i trafficanti. Lo stesso accade oggi, solo che non vi è un regime ma centinaia di milizie coinvolte in questo sporco gioco”.
P. Zerai afferma che “le frontiere meridionali della Libia sono ben presidiate per controllare i migranti provenienti da Ciad, Niger, Sudan, dai miliziani, i quali però stanno facendo affari con i trafficanti. Ogni persona deve pagare 700-1000 dollari per entrare in Libia, più un’altra cifra per attraversare il Mediterraneo con i barconi. Prima di partire i migranti hanno già raccolto la cifra necessaria a superare i vari posti di blocco”.
“La responsabilità di questa tragedia è in parte anche europea” dice il sacerdote, venendo alla seconda causa dell’aumento del flusso migratorio, “perché le Ambasciate degli Stati europei hanno bloccato il rilascio dei visti. Ad esempio le ambasciate italiane in Etiopia, in Sudan, in Kenya e in Uganda, stanno tenendo bloccati i visti di migliaia di donne e bambini, in attesa di venire in Italia per ricongiungersi con i loro parenti, nonostante la concessione del nullaosta da parte del Ministero dell’Interno. La disperazione di queste persone le sta spingendo a tentare la via libica per raggiungere clandestinamente l’Italia. Chiudendo gli accessi legali, si spingono queste persone nelle mani dei trafficanti” conclude il sacerdote. (L.M.) (Agenzia Fides 15/5/2014)

martedì 13 maggio 2014

Un vescovo o un prete che non sa cosa sia il servizio non è un buon pastore



vaticanit has uploaded Papa Francesco: la vera credibilità dei sacerdoti consiste nel servire
Papa Francesco: la vera credibilità dei sacerdoti consiste nel servire
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La leadership del sacerdote consiste nel servire con un amore personale per la gente: un vescovo o un prete che non sa cosa sia il servizio non è un buon pastore, anche se ha tante altre qualità. È uno dei passaggi più significativi del lungo dialogo che Papa Francesco ha improvvisato lunedì 12 maggio, con gli alunni dei Pontifici collegi e convitti di Roma. I vecchi parroci di Buenos Aires — ha ricordato per rendere incisivo il messaggio — quando ancora non esisteva il cellulare, dormivano con il telefono accanto, ma non moriva nessuno senza sacramenti. Li chiamavano a qualsiasi ora e loro si alzavano e andavano. Ecco la vera leadership del prete. Nell'aula Paolo VI, il vescovo di Roma ha risposto p ...

venerdì 2 maggio 2014

Due articoli per il primo maggio in Friuli


Il Friuli
Pordenone capitale del lavoro (che non c'è)
L'ultima volta che il Friuli ha ospitato la celebrazione nazionale per la festa del Primo maggio è stato esattamente dieci anni fa. Nel 2004, infatti, i ...


Il Friuli
Electrolux: pressing del M5S su governo Renzi e giunta Serracchiani
Invito il primo ministro in Friuli Venezia Giulia per toccare con mano il disagio vissuto dalle nostre aziende. Purtroppo durante tutto questo periodo non ...

Il Guardian e la laguna


Il Friuli
Turismo: The Guardian esalta magia della Laguna di Grado eMarano
(AGI) - Trieste, 30 apr. - The Guardian si e' davvero innamorato del Friuli Venezia Giulia: dopo l'articolo dello scorso anno sui sapori del Collio, ...