Tripoli (Agenzia Fides) - “Da due giorni su Tripoli non cadono bombe. La situazione è triste per la penuria di cibo e carburante ma almeno è un po’ più tranquilla. Forse ci si è resi conto che per quanto si cerchi di colpire con precisione obiettivi militari, non è sempre possibile non colpire i civili. Capisco le intenzioni di chi bombarda, ma non è così che si risolvono la crisi” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli.
“Mi sembra che si stia rafforzando la volontà di trattare, anche se gli ostacoli da superare sono ancora diversi. Rinnovo l’appello all’Unione Africana ed anche all’Europa perché intensifichino gli sforzi di pace. La popolazione è stanca della guerra e delle bombe” afferma Mons. Martinelli. Alcuni emissari del regime libico si sono recati in alcune capitali europee negli ultimi giorni per cercare una soluzione politica alla crisi.
Mons. Martinelli riporta due episodi che, a suo giudizio, dimostrano la volontà dei libici di trovare una soluzione pacifica: “Due signore, che parlavano un eccellente italiano perché avevano studiato in una scuola cattolica, si sono presentate da me affermando che la Chiesa deve aiutarci a riconciliare il popolo libico”. Il Vicario Apostolico di Tripoli dice inoltre di aver saputo “da una religiosa che opera a Yafran, che le forze ribelli si sarebbero ritirate dopo aver raggiunto un accordo di riconciliazione locale”.
Mons. Martinelli esprime la sua preoccupazione per le aree della Libia dove sono segnalati combattimenti. In particolare Misurata “dove si combatte e non sappiamo la sorte della piccola comunità cattolica, composta da filippini. Anche con Bengasi i collegamenti sono molto difficili”. “A Tripoli la vita della Chiesa prosegue sia pure tra mille difficoltà. Ieri, domenica 3 aprile, abbiamo celebrato due Messe alle quali hanno partecipato numerosi fedeli. È un segno di fede e di comunione profonda”.
Secondo Mons. Martinelli i circa 70 naufraghi eritrei trovati morti sulla spiaggia di Tripoli “dopo essere stati portati all’obitorio della città, sono stati seppelliti nel cimitero cristiano. L’obitorio infatti è pieno di corpi, di persone uccise per i combattimenti ed i bombardamenti. Si è quindi deciso di seppellire quei poveri corpi il più rapidamente possibile”. (L.M.) (Agenzia Fides 4/4/2011)
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