Roma (Agenzia Fides) - "La Camillian Task Force (CTF), ufficio dell'Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani) preposto alle calamità naturali e/o provocate dall'uomo, a metà agosto ha inviato un suo team in Kenya per studiare sul posto la fattibilità di un progetto di aiuti a favore delle popolazioni vittime della carestia che sta colpendo vaste aree del Corno d'Africa, costringendo milioni di esseri umani a diventare profughi". E' quanto comunica all'Agenzia Fides fratel Luca Perletti, Segretario Generale dei Camilliani. Il team è composto da religiosi, religiose e laici, membri della grande famiglia di San Camillo. I Camilliani e le Camilliane (Ministre degli Infermi) sono infatti presenti in Kenya con strutture sanitarie proprie da decenni, mentre è in via di definizione il progetto finale che vedrà impegnata la CTF nei prossimi sei mesi.
"Stando alle informazioni appena ricevute dai membri del team - racconta a Fides fratel Luca -, si tratta di una calamità in cui si sommano eventi naturali imprevedibili (la riduzione delle piogge si ripercuote gravemente su di una economia essenzialmente agricola) e sociali (la diffusa povertà inabilita la maggioranza della popolazione ad accedere ai prodotti del mercato). La migrazione di milioni di persone e la loro concentrazione in particolari aree aumenta il rischio di epidemie a cui le rudimentali infrastrutture sanitarie non possono rispondere. Di particolare urgenza è il ripristino di un pur minimo sistema idrico: la carenza d'acqua è il vero problema, causa della morte di capi di bestiame, base della struttura economica della popolazione nomade. Ad essere maggiormente colpite da questa calamità sono le fasce deboli, i bambini e gli anziani, anche se non mancano testimonianze di adulti con iniziali sintomi di malnutrizione. I disabili, per i quali le Suore Ministre degli Infermi gestiscono un Centro diurno a Wajir, sono quelli più gravemente emarginati e ai quali viene spesso negato anche il minimo sostegno".
E' da ricordare che la Chiesa locale opera qui in un contesto prevalentemente musulmano. Ai collaboratori della CTF è stato chiesto di agire con prudenza e di non ostentare segni religiosi, in quanto la tensione è un elemento presente e palpabile, anche se finora non ci sono stati segnali di allarme. "La popolazione locale è schiacciata tra i propri bisogni di sussistenza e dall'esodo di centinaia di migliaia di profughi - spiega ancora fratel Luca -. Nondimeno, non mancano testimonianze di accoglienza e di solidarietà. La CTF sta pensando di rispondere con una serie di iniziative quali l'invio di generi alimentari per intervenire tempestivamente sull'emergenza-carestia, iniziative a carattere sanitario (cliniche mobili) e di sviluppo (attività che generino risorse economiche). Partner ideale sarà la Chiesa locale in particolare la Diocesi di Garissa" conclude il Segretario generale dei Camilliani. (LP/AP) (7/9/2011 Agenzia Fides)
Nessun commento:
Posta un commento