ASIA/SIRIA - Gli sforzi della Chiesa per liberare i cristiani sequestrati e per assistere gli sfollati
Aleppo (Agenzia Fides) - C'è uno sforzo in atto della Chiesa per cercare di liberare dieci cristiani rapiti nei giorni scorsi da un gruppo armato, mentre erano a bordo di un autobus diretto da Aleppo a Beirut (vedi Fides 6/11/2012). Si tratta di sette armeni, come riferito da Fides, ai quali si aggiunge un'altra famiglia cristiana: Bechara Rabbat, sua moglie Mary Rose Saghirv e il loro figlio Giorgio. Come riferisce all'Agenzia Fides Mons. Youssef Anis Abi-Aad, Arcivescovo Maronita di Aleppo, i dieci sono stati rapiti nella zona di Sarakeb da uomini armati non identificati: "Siamo molto preoccupati. Non sappiamo chi li ha presi. Stiamo cercando di identificare i rapitori e di stabilire un contatto con loro. Il giovane Gesuita p. Murad Abi Seif e molte famiglie stanno lavorando per cercare di risolvere il caso". "I rapiti sono persone innocenti e fuori da ogni logica di conflitto ma - nota l'Arcivescovo - fra i ribelli vi sono numerose fazioni e gruppi, il che complica le cose".
L'emergenza-sequestri è solo un aspetto dell'opera di Mons. Anis Abi-Aad. In una situazione sempre più drammatica, l'Arcivescovo spende la maggior parte del suo tempo incontrando i rifugiati, confortando gli afflitti, provvedendo ai bisognosi. Da "Buon Pastore", visita i centri per rifugiati e senzatetto, visita gli ospedali per "alleviare le sofferenze del popolo siriano, mostrando solidarietà a tutti, senza eccezioni: questa è la missione della Chiesa". "Non facciamo distinzione tra cristiani e musulmani siriani - spiega in un messaggio inviato a Fides - ma il coordinamento di tutte le Chiese, di diverse confessioni, è molto impegnato per gli aiuti". Le famiglie più ricche e benestanti di Aleppo, riferisce, si sono spostate in Libano o verso la costa, ma "più della metà della popolazione è ancora in città e si rifiuta di lasciare le proprie case, nonostante i combattimenti: per questo aumenta il numero delle vittime".
Come cristiani maroniti, aggiunge, "stiamo provvedendo a 450 persone, di diverse religioni e comunità, ospitate in due scuole della nostra comunità". Scuole e moschee accolgono gli sfollati e offrono assistenza mentre "i padri gesuiti, con il contributo delle suore francescane, preparano oltre 6.000 pasti al giorno, che vengono distribuiti alle famiglie sfollate, accampate in diversi luoghi". Il Vescovo nota la forte solidarietà fra i civili, "che piangono e soffrono", e sottolinea che "in Siria non c'è un problema di settarismo". "La nostra speranza e il nostro più grande desiderio - conclude - non può che essere la pace: per questo preghiamo intensamente". (PA) (Agenzia Fides 8/11/2012)
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