Messa domenica 2 settembre. Lunedì riapre la mensa. Chiesa affidata a don Driussi
Udine (31
agosto, ore 13) - L’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato,
lo aveva promesso. La città testimonierà la propria riconoscenza ai
frati cappuccini accompagnando con una celebrazione la loro partenza da
Udine. E soprattutto che la loro preziosissima opera avrebbe avuto
continuità.
Promesse mantenute. Domenica 2 settembre,
infatti, alle ore 18.30 avrà luogo – nella suggestiva chiesetta di via
Ronchi – la Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo, quale segno di
gratitudine per la significativa presenza dei Cappuccini nella Chiesa e
nella società udinese. Ciò che più conta però è il fatto che il loro
prezioso testimone è stato raccolto dalla diocesi. Come già anticipato,
infatti, continuerà il servizio della «mensa dei poveri», a gestirlo
sarà la Caritas. Ma c’è di più. È notizia degli ultimi giorni che anche
le attività spirituali curate dai Cappuccini non verrano meno.
L’Arcivescovo ha infatti affidato la chiesa di via Ronchi a don Giovanni
Driussi - attualmente parroco di San Paolino e della Beata Vergine del
Rosario (Laipacco) -, saranno quindi così garanti sia la celebrazione
della Santa Messa che il Sacramento della riconciliazione. A coadiuvare
don Driussi sarà l’Ordine secolare dei francescani. Una presenza, quella
francescana, che - annuncia Sergio Ceccotti - membro del Consiglio di
fraternità - «in città aumenterà significativamente perché qui si
sposterà il Centro regionale che ora ha sede a Gorizia».
Il
3 settembre riaprirà anche la «mensa dei poveri», rimasta chiusa per
tre settimane. A parlare del futuro di questa importante realtà
caritativa è don Luigi Gloazzo, direttore della Caritas diocesana.
«Innanzitutto va detto che c’è una riconoscenza straordinaria, da parte
della Chiesa e della società, per tutto quello che i Cappuccini hanno
fatto in questi anni per Udine. Riapriremo la mensa con l’esperienza
fatta finora, consolidando ad esempio quelli che sono gli offerenti dei
generi alimentari, sia istituzionali, sia privati. Abbiamo inoltre messo
la mensa in collegamento con il nostro "Asilo notturno". In particolare
due persone dell’equipé seguiranno, in forma alternata, la sua
organizzazione. Abbiamo ritenuto che fosse positivo e opportuno legare
queste due realtà». L’obiettivo è non solo mettere in rete realtà che
per molti versi sono complementari, ma soprattutto mettere a frutto le
risorse «di chi – sottolinea Gloazzo – ha esperienza con le persone che
vivono una situazione di difficoltà. La mensa non è un luogo di
distribuzione dei pasti, ma di incontro tra le persone. Questa è la
qualità che la Chiesa deve dare».
Ci sarà poi grande
impegno per valorizzare il preziosissimo lavoro dei volontari che qui
prestano già servizio, in particolare per dar vita ad un gruppo
affiatato, con una precisa identità e una specifica modalità di rapporto
e relazione. Ma don Gloazzo guarda lontano e il suo desiderio è che la
mensa diventi patrimonio di tutta la città. «Assieme al Vescovo e alla
diocesi, facciamo appello affinchè ogni parrocchia costituisca un
gruppetto, anche di 2 o 3 persone, che prestino servizio in via Ronchi,
come espressione delle diverse comunità parrocchiali. Queste persone
avranno poi modo di raccontare, nelle parrocchie, giorno per giorno la
loro esperienza e la realtà che hanno incontrato». A tal proposito mons.
Mazzocato ha già avuto nelle scorse settimane un incontro con tutti i
parroci della città per dar concretezza a questo significativo progetto.
E le istituzioni? L’Arcivescovo – durante la conferenza stampa dello
scorso 28 giugno – aveva auspicato l’interessamento da parte delle
istituzioni cittadine. Messaggio recepito. «Nei prossimi giorni – spiega
il direttore della Caritas – avremo un incontro con il Comune di Udine
per definire i dettagli di una convenzione». I passi perché via Ronchi
diventi cuore della solidarietà udinese vanno ormai nella giusta
direzione.
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