mercoledì 30 marzo 2011

AFRICA/LIBIA - “La via della pace passa per l’Unione Africana” dice il Vicario Apostolico di Tripoli, che aggiunge: “le bombe umanitarie fanno vittime tra i civili”

Tripoli (Agenzia Fides) - “Se si vuole veramente una soluzione diplomatica alla crisi libica occorre necessariamente passare attraverso l’Unione Africana. La sua assenza alla Conferenza di Londra mi ha quindi deluso” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli. Ieri infatti si è tenuta a Londra una conferenza sulla crisi libica, alla quale hanno partecipato i rappresentanti di una quarantina di Stati e di diversi organismi internazionali (ONU, Lega Araba, Organizzazione della Conferenza Islamica, Unione Europea, NATO). La Santa Sede ha partecipato, in qualità di Osservatore, rappresentata dal Nunzio Apostolico in Gran Bretagna, Sua Ecc.za Mons. Antonio Mennini. L’Unione Africana, che era stata invitata, ha disertato la riunione, ufficialmente per “divergenze interne”. Era presente anche una delegazione del Consiglio Nazionale di Transizione di Bengasi. Al termine dell’incontro è stato deciso di creare un “gruppo di contatto” sulla crisi libica, che si riunirà a scadenza periodica. Alcuni partecipanti hanno ventilato l’idea di armare i ribelli per accelerare la caduta del regime di Tripoli.
“Si vuole continuare con la guerra. Ora i ribelli sono alle porte di Sirte, ma passare Sirte non sarà affatto facile. Armare una parte della popolazione libica contro l’altra non mi sembra una soluzione morale” sottolinea Mons. Martinelli. “Quanto all’azione della coalizione, non mi si venga a dire che si bombarda per difendere la popolazione civile. Per quanto siano precisi i bombardamenti contro gli obiettivi militari, certamente coinvolgono anche gli edifici civili circostanti. So di almeno due ospedali che hanno subito danni indiretti causati dai bombardamenti. Sono andate distrutte porte e finestre ed i pazienti sono sotto shock. Che si sappia: le azioni militari stanno causando vittime tra quei civili che si vorrebbe proteggere con queste operazioni militari” afferma il Vicario Apostolico di Tripoli.
“Lo ripeto: se si vuole una soluzione pacifica occorre coinvolgere l’Unione Africana, la Lega Araba e alcuni organi locali. Ma mi sembra che prevalgano altre logiche” insiste Mons. Martinelli. “Per quanto riguarda i richiedenti asilo, eritrei ed etiopici, la maggior parte sono stati trasferiti in Tunisia. Altri hanno raggiunto Malta e Lampedusa. Qui a Tripoli ne sono rimasti circa il 25%. Vi sono comunque altri migranti africani (congolesi, ciadiani, ecc…)” conclude Mons. Martinelli. (L.M.) (Agenzia Fides 30/3/2011)

INTENZIONE MISSIONARIA

“Perché i missionari, con la proclamazione del Vangelo e la testimonianza di vita sappiano portare Cristo a quanti ancora non lo conoscono” - Commento all’Intenzione Missionaria di aprile 2011
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Nella sua omelia pronunciata il 9 marzo scorso, Mercoledì delle Ceneri, il Santo Padre Benedetto XVI ha sottolineato la necessità che i cristiani siano un messaggio vivente, attraverso la loro testimonianza evangelica. Molti uomini oggi non hanno altro contatto con il Vangelo, se non quello che passa attraverso la vita e la parola dei seguaci di Cristo. Così San Paolo scriveva ai cristiani che essi sono una lettera di Cristo, scritta con lo Spirito del Dio vivente (cfr 2 Cor 3, 3).
Anni addietro si poteva parlare di un buon numero di paesi segnati dalla fede in Cristo, e la missione si intendeva indirizzata soprattutto verso quei paesi in cui non era ancora giunto il messaggio del Vangelo. Oggi è comune incontrare ogni giorno, nella società occidentale, persone che non hanno sentito parlare di Cristo. Quindi si impone una rinnovata consapevolezza della dimensione missionaria di tutta la Chiesa, di tutti i battezzati. Questa attività missionaria deve essere effettuata non solo con le parole, ma anche con la testimonianza. In questo senso, Giovanni Paolo II affermava: “L'uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri, più all'esperienza che alla dottrina, più alla vita e ai fatti che alle teorie. La testimonianza della vita cristiana è la prima e insostituibile forma della missione: Cristo, di cui noi continuiamo la missione, è il «testimone» per eccellenza (Ap 1,5); (Ap 3,14) e il modello della testimonianza cristiana. Lo Spirito santo accompagna il cammino della Chiesa e la associa alla testimonianza che egli rende a Cristo. (Gv 15,26). La prima forma di testimonianza è la vita stessa del missionario della famiglia cristiana e della comunità ecclesiale, che rende visibile un modo nuovo di comportarsi. Il missionario che, pur con tutti i limiti e difetti umani, vive con semplicità secondo il modello di Cristo, è un segno di Dio e delle realtà trascendenti. Ma tutti nella Chiesa, sforzandosi di imitare il divino Maestro, possono e debbono dare tale testimonianza, che in molti casi è l'unico modo possibile di essere missionari”. (Redemptoris Missio, 42).
In definitiva gli annunciatori di Cristo devono essere convinti del suo Vangelo e devono cercare di viverlo. “Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7, 21). Non bastano le parole, è necessaria la vita, la testimonianza.
La storia dimostra che dove ci sono testimoni autentici, si suscita la fede. Testimonianze come quella della Beata Teresa di Calcutta o di Giovanni Paolo II, hanno suscitato una corrente di freschezza evangelica laddove sono passate. Ma non si può testimoniare Cristo se non siamo davvero uniti a Lui. "Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me" (Gv 15,4).
La prossima beatificazione di Giovanni Paolo II sarà anche un modo di mettere davanti agli occhi di tutta la Chiesa il modello di un uomo davvero dedito a Cristo, che seppe fare dell'Eucaristia il centro della sua vita che visse, specialmente gli ultimi anni, abbracciato amorevolmente alla croce del suo Signore.
Nell'omelia del suo funerale, l'allora Cardinale Ratzinger ricordava: "Alzatevi, andiamo!" è il titolo del suo penultimo libro. "Alzatevi, andiamo!" con queste parole ci ha risvegliato da una fede stanca, dal sonno dei discepoli di ieri e di oggi. "Alzatevi, andiamo!" dice anche oggi a noi. Il Santo Padre è stato poi sacerdote fino in fondo, perché ha offerto la sua vita a Dio per le sue pecore e per l’intera famiglia umana, in una donazione quotidiana al servizio della Chiesa e soprattutto nelle difficili prove degli ultimi mesi. Così è diventato una sola cosa con Cristo, il buon pastore che ama le sue pecore. (Card. J.Ratzinger, omelia dell’8 aprile 2005). La sua testimonianza ha suscitato la fede in molti. Cerchiamo di essere missionari come Lui! (Agenzia Fides 30/03/2011)

martedì 29 marzo 2011

Una sedia

Il Distretto della sedia realizzerà un'altra cattedra papale   versione testuale
La seduta è stata richiesta in occasione della visita di Benedetto XVI ad Aquileia
Nella foto: Benedetto XVI sul trono papale <br>realizzato dal Distretto della sedia.
Nella foto: Benedetto XVI sul trono papale
realizzato dal Distretto della sedia.
MANZANO (29 marzo, ore 17.30) - Un altro trono papale «made in Distretto della sedia» accoglierà il Pontefice, stavolta «in casa». Dopo la cattedra realizzata in occasione dell’Ostensione della Sacra Sindone, svoltasi a Torino la scorsa primavera, Benedetto XVI si accomoderà nella basilica di Aquileia, il prossimo maggio, su una nuova seduta, progettata dallo studio di architetti che sta curando il restauro dell’area storica di Aquileia, e costruita dalle aziende del manzanese che hanno partecipato al progetto Filiera Iso 9001 organizzato dall’Asdi Sedia, recentemente certificate.

«Un evento importante in quanto creare una seduta destinata al Pontefice è sempre un onore – afferma il presidente dell’Asdi Giusto Maurig –, ma lo è ancora di più in questo caso in quanto diventerà la seduta permanente della Basilica di Aquileia, un luogo di alto valore simbolico per la comunità cristiana, centro storico religioso della regione». E così le maestranze del Distretto – che hanno già lasciato il segno del loro operato a Torino e poi, con il collocamento della seconda copia della cattedra papale, all’Abbazia di Rosazzo – creano ora un ulteriore legame tra Distretto della Sedia e territorio. «La Basilica, visitata ogni anno da una moltitudine di fedeli provenienti da Italia ed Europa, diverrà una nuova testimonianza della qualità e del valore della nostra produzione locale», sottolinea Maurig.

L’idea di coinvolgere l’Asdi Sedia nella realizzazione di un secondo trono papale è partita dalla Calligaris, che fornirà sedie per prelati e pubblico, su richiesta di mons. Dino De Antoni, che desiderava una seduta che restasse nella Basilica a ricordo della visita del Pontefice. Interpellata l’Asdi, il progetto è partito; la Calligaris, infatti, «ha voluto coinvolgere – spiega il direttore marketing dell’azienda, Mauro Mosca – le aziende del territorio affinché il trono potesse rappresentare un prodotto del Distretto».
 
Top secret, per adesso, materiali e tecniche di costruzione: si sa solo che la cattedra papale di Aquileia sarà completamente diversa dal primo modello realizzato per Torino.
Il primo progetto «Trono papale» nato su iniziativa dell’Asdi Sedia ha saputo coinvolgere progettisti, imprenditori e aziende; un affiatato (e inedito) gruppo che, «nonostante il periodo non facile per il Distretto della sedia e in generale per l’economia – conclude Maurig –, ha saputo dar prova di grande entusiasmo, dimostrando che la nostra regione è in grado di creare eccellenze ineguagliabili».
 

ASIA/GIAPPONE - Il disastro nucleare è “una lezione per il Giappone e per il mondo intero”, nota un Vescovo

Osaka (Agenzia Fides) – Cresce l’allarme nella popolazione giapponese per gli alti livelli di radioattività registrati nei pressi della centrale nucleare di Fukushima, e anche la Chiesa cattolica si interroga sulla “questione nucleare”. Il Vescovo ausiliare di Osaka, Sua Ecc. Mons. Michael Goro Matsuura, dichiara in proposito all’Agenzia Fides: “La questione su quale direzione stiamo prendendo, per la creazione di altre centrali nucleari, è un grande interrogativo. Con la Commissione Giustizia e Pace dei Vescovi giapponesi, che ho guidato fino all’anno scorso, abbiamo sensibilizzato le coscienze per contrastare la costruzione di nuove centrali nucleari, in Giappone e nel mondo intero. Credo che questo grave incidente debba essere una lezione per il Giappone e per l’intero pianeta, e costituisca uno stimolo ad abbandonare tali progetti. Chiediamo la solidarietà dei fedeli cristiani in tutto il mondo per sostenere questa campagna”.
Anche il Vescovo della diocesi di Saitama, Sua Ecc. mons. Marcellino Daiji Tani, registra che “la gente che vive nel raggio di 30 km dalla centrale è in stato di grande ansietà. Molti stanno continuando a lasciare la Prefettura di Fukushima. I nostri fedeli della parrocchia di Shirakawa sono ancora là, ma potrebbero anche loro spostarsi. E’ dovere del governo dare gli opportuni ordini di evacuazione”.
Lo scorso anno la Conferenza Episcopale giapponese aveva già preso una posizione netta contro il nucleare per uso militare: i Vescovi di Hiroshima e Nagasaki hanno inviato un appello al Presidente degli Stati Uniti, al governo giapponese e ai leader delle altre nazioni “perché compiano ogni sforzo necessario per abolire le armi nucleari”. (PA) (Agenzia Fides 29/3/2011)

sabato 26 marzo 2011

Foglio Parrocchiale domenica 27 Marzo 2011


Gesù: conformarsi alla sua persona, via crucis ad Aviano

Libia, Via Crucis per la pace ad Aviano   versione testuale
Domenica 27 marzo l' itinerario di riflessione e penitenziale sarà aperto da mons. Poletto

AVIANO (25 marzo, ore 13.30) - Il Friuli è in guerra. Lo è stato con le missioni aeree da Aviano (e da Rivolto) sui Balcani e sul Golfo. Lo è con i suoi giovani militari, ancorché professionisti, in Afghanistan. Torna ad esserlo con la Libia. Ma il Friuli è terra di pace, più di altre. Lo testimonia, ancora una volta, la Via Cruicis che domenica 27 marzo si snoderà tra Pordenone e l’ingresso della Base Usaf di Aviano. Un itinerario di riflessione e penitenziale esclusivamente religioso; proprio per questo sarà aperto da mons. Ovidio Poletto, amministratore diocesano di Concordia-Pordenone.
 
«La nostra risposta alla guerra in Libia sarà nient’altro che la Via Crucis», sintetizza, inequivocabilmente, don Giacomo Tolot, l’anima della celebrazione che porta la firma, tra gli altri, del Centro Balducci di Zugliano e dei «Beati i costruttori di pace», con migliaia di pellegrini da ogni parte del Nord Italia. La partenza alle 14, davanti al Duomo di Pordenone, l’arrivo verso le 18. La Via Crucis si ispira alla passione, uccisione e risurrezione di Gesù di Nazaret e intende attualizzare nella storia di oggi il messaggio straordinario della sua fede, della sua fedeltà al Padre, alle donne e agli uomini di allora, di oggi, di ogni tempo.

«Il cammino della Via Crucis per noi esprime la passione per Dio e per l’umanità, per i nomi, i volti, le storie delle persone, delle comunità e dei popoli con attenzione particolare ai crocifissi perché deboli, colpiti, ai margini: perché impoveriti, vittime delle oppressioni, delle guerre, dei diversi terrorismi, della paura, delle varie forme di espropriazione», affermano gli organizzatori.

Una Via Crucis con un impegno preciso. «È urgente la conversione a Gesù Crocifisso e Risorto. Vivente oltre la morte. Dobbiamo concentrarci con profondità, costanza, fedeltà maggiori alla sua persona, alla sua sensibilità, alle sue parole, ai suoi gesti, a quanto ha vissuto e trasmesso; a come ha guardato alle persone, alle istituzioni, alla politica, alla religione; al suo progetto del Regno».

GMG

In cammino verso la Gmg   versione testuale
Appuntamento domani a Udine

UDINE (26 marzo, ore 16.30) - Domani, alle ore 15 nella sala Paolino d’Aquileia (in via Treppo 5/B a Udine) i giovani friulani, che si apprestano a raggiungere Madrid per la 26.ma Giornata mondiale della Gioventù prevista in agosto, si ritrovano per il primo incontro di preparazione a questo eccezionale evento ecclesiale. Guidati da don Maurizio Michelutti, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile, rifletteranno sull’invito del Papa  Benedetto XVI  a ritrovarsi attorno al tema  «Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (cfr Col 2,7).
Il Santo Padre, con questa convocazione, spiega don Michelutti, «desidera aiutare ancora una volta i giovani ad andare alle sorgenti delle loro aspirazioni più grandi, che fondano la loro essenza nelle relazioni vere e solidali. Relazioni forti non solo fra persone umane, ma soprattutto con Dio, per rispondere a quel desiderio della vita più grande che ogni giovane porta in se stesso e che è l’impronta di Dio, l’immagine e la somiglianza con la sorgente della vita». I prossimi incontri in preparazione alla GMG 2011 sono in programma il 22 maggio e il 26 giugno.

venerdì 25 marzo 2011

Santa Messa per la solennità di San Giuseppe


Grazie a www.natisone.it/ possiamo dare notizia di come è stata celebrata la festa di San Giuseppe all'abbazzia di Rosazzo! Clikka sul link qui sopra...


AFRICA/ETIOPIA - Circa 14 mila nuovi casi di tubercolosi ad Addis Abeba, il governo si mobilita

Addis Abeba (Agenzia Fides) – Gli operatori sanitari presenti nella capitale etiope, Addis Abeba, sono preoccupati per la diffusione della tubercolosi nella città, che conta oltre 2.7 milioni di abitanti. In una dichiarazione di Desalegn Gebreyesus, consulente del Ministero della Sanità locale per Tubercolosi/Hiv, diffusa dall’Agenzia di informazione delle Nazioni Unite Irin, l’esperto dichiara che “il propagarsi della TB non ha nulla a che fare con le temperature basse, sebbene questa sia opinione diffusa tra molti. Per questo motivo stiamo cercando di rendere consapevole la gente attraverso media, opuscoli informativi, incontri… su quelle che sono le reali vie di trasmissione della pandemia." Le stazioni televisive e radiofoniche della città trasmettono spot nei quali invitano le persone che soffrono di tosse da oltre due settimane a fare il test per la TB ed eventualmente ad iniziare le cure. Inoltre sono maggiormente a rischio tutti quelli che vivono in zone colpite dall’insicurezza alimentare o costretti in spazi affollati, i bambini con meno di cinque anni di età e i sieropositivi.
Secondo il Ministero della Sanità, ogni anno si stimano circa 300 contagi ogni 100 mila etiopi, e le previsioni per il futuro parlano di 12 mila nuovi casi diagnosticati ogni anno ad Addis Abeba, anche se negli ultimi tre anni la media registrata nelle strutture sanitarie è stata di 13-14 mila nuovi casi. Nella capitale ci sono 35 strutture governative e 40 private che offrono trattamenti contro la TB. Nonostante ciò, solo il 63% dei casi vengono riconosciuti, rispetto al target dell’Oms del 70%. Quando la malattia viene diagnosticata, circa l’80% dei pazienti contagiati è curato con successo, soprattutto grazie alla terapia DOTS (Directly Observed Treatment Short Course) lanciata dall’Oms nel 1994 (vedi Fides 17/7/2004). Preoccupano anche le forme di tubercolosi resistenti ai farmaci (MDR TB), la cui diffusione ad Addis Abeba ha fatto registrare circa 400 casi, 180 dei quali in cura presso il St Peter General Specialized Hospital della città. Secondo l’Oms, in Etiopia vengono registrati ogni anno oltre 5 mila casi di MDR TB. (AP) (25/3/2011 Agenzia Fides)

L'embargo sui medicinaliiiiiiiiiiiiiii?

AFRICA/COSTA D’AVORIO - “L’Unione Europea tolga l’embargo sui medicinali”: appello a Fides dell’Arcivescovo di Abidjan
Abidjan (Agenzia Fides) - “Invito tutti al rispetto della vita. In nome del diritto alla salute chiedo che l’Unione Europea tolga l’embargo sulle medicine”. È l’appello lanciato tramite l’Agenzia Fides da Sua Ecc. Mons. Jean-Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan. “Chiedo il rispetto della vita. Non occorrono tante argomentazioni per far comprendere che la vita è sacra e che occorre proteggerla. Il quinto comandamento dice ‘non uccidere’. Ogni uomo ha diritto alla salute ed alla vita. Per cui l’embargo sulle medicine è un atto che va contro questo diritto. Chiedo dunque all’Unione Europea di togliere questo embargo affinché la popolazione possa curarsi.
Dal 28 febbraio è in vigore l’embargo sui medicinali decretato dall’Unione Europea per costringere Gbagbo alle dimissioni e a cedere il potere a Ouattara. “Lancio anche un appello ai due leader (Gbagbo e Ouattara) perché fermino le uccisioni e le violenze” conclude Mons. Kutwa.
Lo scontro tra le forze armate, che appoggiano il Presidente uscente Laurent Gbagbo (che non ha accettato i risultati del ballottaggio presidenziale di novembre e si considera il Presidente legittimo del Paese), e i miliziani vicini al Presidente eletto, Alassane Ouattara, stanno provocando gravi danni alle popolazione civile ad Abidjan e in altre aree della Costa d’Avorio. “L’esodo della popolazione continua, i colpi di artiglieria sono cessati da mezz’ora, adesso abbiamo una tregua. Ieri abbiamo subito un bombardamento molto pesante. I civili continuano a morire uccisi dai colpi vaganti e dai tiri di artiglieria” dice all’Agenzia Fides suor Rosaria, della Congregazione della Santa Famiglia di Spoleto, da Abobo, il comune di Abidjan da dove sono iniziati i combattimenti tra le forze di sicurezza rimaste di Gbabo e gli uomini del “commando invisibile”, un gruppo vicino al Presidente eletto Alassane Ouattara.-
“Ad Abidjan regna ormai un clima di paura. La città si sta svuotando, chi può scappa verso i villaggi dove hanno amici o parenti in grado di ospitarli” dice all’Agenzia Fides un’altra fonte della Chiesa che per motivi di sicurezza desidera non essere citato. Uno spiraglio potrebbe venire dall’appello al dialogo lanciato oggi da Gbagbo, che ha riconosciuto che la violenza e l'uso della forza non sono la soluzione per la crisi in Costa d'Avorio. (L.M.) (Agenzia Fides 25/3/2011)

Incidenti lavoro: operaio ferito durante manutenzione

(ANSA) – SAN GIORGIO DI NOGARO (UDINE), 24 MAR – Un operaio addetto alla manutenzione degli impianti, B.N. di 32 anni, e’ rimasto ferito all’interno dello stabilimento ‘Oleificio San Giorgio Spa’ di San Giorgio di Nogaro (Udine). Per motivi in corso di accertamento da parte dei Carabinieri, l’uomo e’ rimasto ferito alla mano sinistra da una ventola subendo l’amputazione delle falangi. Attualmente si trova in osservazione nell’ospedale di Udine. (ANSA). FPI/FPI

Artemia: prepariamoci al concerto udinese

Elisa sold out

Esauriti i biglietti per il concerto udinese della cantante che si esibirà al Teatro Nuovo Giovanni Da Udine domenica 3 aprile

elisa ivy 2011 -
La prima tappa udinese del nuovo tour “Ivy I & II” della monfalconese Elisa, prevista per domenica 3 aprile al Teatro Nuovo Giovanni Da Udine, registra già il sold out con largo anticipo.

Il tour, definito dalla stampa “Un oceano di pura energia” e descritto sul web così: “Tra suoni e luci c’è una magia che ormai rende un tutt’uno sala e palco”, vede l’artista impegnata in un doppio spettacolo, portando in ogni città due date e due concerti differenti per scaletta e scenografia.

Nel nuovo tour Elisa sta presentando live alcuni dei suoi più grandi successi e per la prima volta le canzoni del nuovo album “Ivy” che, uscito il 30 novembre scorso su etichetta Sugar, è ancora in cima alle classifiche di vendita.

Il tour porterà in ogni città un doppio show, ciascuno con una propria scaletta, dedicando al pubblico due concerti completamente diversi tra loro. Ispirato ai due elementi primari della natura: “acqua” e “fuoco”, le atmosfere nordiche e sognanti del primo dei due eventi, lasceranno il posto a quelle calde e terrene dell’evento successivo.

Arrangiamenti acustici e un suggestivo coro di voci bianche (Piccolo Coro Artemia di Torviscosa nelle quattro date regionali) guideranno il pubblico in entrambe le situazioni, che si differenzieranno non solo nel repertorio, ma anche nella strumentazione, che accompagnerà la straordinaria voce di Elisa.

Luci “calde e fredde” si alterneranno nei due appuntamenti mentre su un maxischermo posizionato alle spalle della cantautrice scorreranno immagini avvolgenti di suggestivi spazi naturali.

24 marzo 2011

E' partito da Milano il tour della cantante

LUCA DONDONI Fonte
milano
Edera, in inglese Ivy, è il titolo scelto dalla cantautrice Elisa per dare titolo e nome al suo ultimo disco e al tour che ha preso il via ufficialmente a Milano, dal Teatro degli Arcimboldi. Strano spettacolo quello di Elisa, come diviso in due anche concettualmente, (due infatti le sezioni: «acqua» e «fuoco») con una prima parte decisamente lenta, non volendo evocare proprio lo spettro della noia sempre più presente. Fortunatamente la seconda parte, «il fuoco», appunto per rispettare il suo nome, ha svolto bene il suo lavoro di incenerimento e la pianta della noia è bruciata in un lampo. Verso la fine, poi, canzoni eccitanti come Rainbow, It is what it is la bella versione di 1979 degli Smashing Pumpkins, Ti vorrei sollevare, o l’ottima Gli ostacoli del cuore hanno ravvivato il pubblico.

La sensazione è che la colpa della noia iniziale risieda nella scaletta "acquatica". L'atmosfera rarefatta, la scelta di cantare sempre seduta di fronte a un leggìo di legno massello, non hanno aiutato la protagonista. Peggio ha fatto l’ingresso in scena del piccolo coro ArteMia di Torviscosa. Poco meno di trenta ragazzini dalle voci bianche come le tuniche che indossavano e li facevano assomigliare a tanti piccoli Casper capitati lì per caso. In più l’acustica degli Arcimboldi non ha premiato le loro voci sussurrate e l’impatto si è quindi rivelato più scenografico che sostanziale.

Come un arcobaleno, nel bel mezzo, è arrivato salvifico il Fuoco sottoforma di un’altra bella cover, quella di Almeno tu nell’universo di Mia Martini che Elisa ha interpretato magistralmente. Finalone con Luce (tramonti a nord est) che la fresca mamma di Emma portò alla vittoria al Cinquantunesimo Festival di Sanremo (2001) e che la rivelò agli italiani. «Grazie a tutti per essere qui - ha detto la cantante alla fine - e grazie soprattutto per esserci in questi giorni in cui l’Italia festeggia i suoi 150 anni. Essere insieme in questi giorni di festa uniti e riuniti, ci rende fiduciosi per un futuro migliore».

giovedì 24 marzo 2011

Domenica 27 Marzo 2011

 III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)

 
PRIMA LETTURA (Es 17,3-7)
Dacci acqua da bere.
Dal libro dell’Èsodo

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?».
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!».
Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà».
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 94)
Rit: Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. Rit.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce Rit.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». Rit.
SECONDA LETTURA (Rm 5,1-2.5-8)
L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Gv 4,42.15)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo;
dammi dell’acqua viva, perché io non abbia più sete.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
VANGELO (Gv 4,5-42)
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Parola del Signore.


Preghiera dei fedeli
C – Dissetati dalla Parola di Dio, rivolgiamo con cuore umile e riconoscente la nostra preghiera al Padre, perché il Suo Figlio ci renda partecipi del Mistero della Redenzione.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Guidaci, o Dio, alle sorgenti della vita!
1.      Per la Chiesa, santa e peccatrice: ami Cristo, Suo Sposo, e si lasci continuamente guidare dalla Sua Parola nel recare ad ogni uomo il lieto messaggio della salvezza. Preghiamo.
2.      Per quanti amministrano la cosa pubblica: scrutino con attenzione le povertà antiche e nuove della nostra società e si impegnino nella lealtà all’edificazione di un mondo migliore. Preghiamo.
3.      Per i catecumeni: si lascino sempre più e meglio incontrare da Cristo, come la donna samaritana, e crescano nella gioia della libertà di figli, per celebrare il loro “passaggio” alla vita eterna. Preghiamo.
4.      Per i popoli colpiti dalle calamità naturali: sappiano guardare al Cristo crocifisso e morto per noi, riconoscendo in Lui la sollecitudine di Dio Salvatore, che non si compiace del male e della morte ma si premura per la salvezza di ogni creatura. Preghiamo.
5.      Perché finisca il conflitto in Libia e torni la pace che favorisce la convivenza tra i popoli e  l’incontro tra persone di buona volontà e di diversa religione. Preghiamo
6.      Per la nostra Comunità parrocchiale: questa santa Quaresima ci purifichi dalla presunzione e da ogni forma di egoismo, ricollocando al centro del proprio cammino Cristo Signore e la Sua Parola, per celebrare la santa Liturgia “in spirito e verità” e per portare a tutti i fratelli la speranza certa della Risurrezione. Preghiamo.
C – Ascolta ed esaudisci, Padre Misericordioso, la voce dei tuoi figli. Sostenuti dalla Parola e dal Pane di vita, ritrovino te nei fratelli da amare e sostenere nel comune pellegrinaggio verso la vita eterna. Per Cristo nostro Signore.  T - Amen.


Un appuntamento classico della stagione remiera

Il circolo canottieri Saturnia colleziona 11 vittorie a San Giorgio di Nogaro

Fonte: http://bora.la/2011/03/23/il-circolo-canottieri-saturnia-collezione-11-vittorie-a-san-giorgio-di-nogaro/
Una regata d’apertura che sta oramai diventando un appuntamento classico della stagione remiera, quella disputata anche quest’anno la terza domenica di marzo sul bacino di San Giorgio di Nogaro, e che ogni anno di più coinvolge ed ospita club ed amici, oltre che da Friuli Venezia Giulia, anche dal Veneto, dall’Emilia Romagna, dalla Slovenia e dall’Austria.
I numeri di domenica, 706 atleti-gara a rappresentare 27 società remiere in 74 gare, sono un risultato importante e lusinghiero, che premia il lavoro del Comitato regionale degli ultimi anni, onora la qualità delle Società regionali. Una manifestazione, anche quella di quest’anno, con nomi altisonanti, ad iniziare dall’olimpionico Rossano Galtarossa, a Cardaioli, Rigon, Smerghetto e Manzoli, nomi importanti del remo azzurro.
Un primo confronto davvero interessante tra le realtà regionali, che hanno dovuto guardarsi per bene in particolare dai veneti della Canottieri Padova, dal CUS Ferrara, come degli sloveni del Piran e gli austriaci del Villach, giunti in gran forze sul bacino dell’Aussa-Corno.
Giornata di chiaro stampo primaverile, disturbata a tratti da una brezza laterale che creava qualche problema in fase di allineamento soprattutto per i più giovani, ma che non inficiava il regolare svolgimento delle gare e l’ottenimento di buoni riscontri cronometrici. Primo via alle ore 9:45, anticipato dall’esecuzione dell’Inno di Mameli, in omaggio ai festeggiamenti per il 150° anniversario dell’unità d’Italia.
Undici vittorie complessive per il Saturnia allenato da Spartaco Barbo e Stefano Gioia, grazie ai successi nel 720 allievi B (Legovini), allievi C (Flego), nel doppio cadetti (Chiostergi, Carone), 2 senza (Ferrari, Reganzin) e 4 senza ragazzi (Glionna, Marfoglia, Pertosi, Gortan), singolo (Weiglein) e doppio ragazze (Verrone, Lonzar), 2 senza (Baldini, Brezzi) e 4 senza junior (Forcellini, Mariconda, Parma, Millo) e 8 senior (Covassin, Ferrarese, Glionna, Mangano, Panteca M., Panteca R., Tedesco, Panteca F. tim. Tassan). Ma immediatamente a ridosso, in quanto a vittorie, i monfalconesi della Timavo preparati da Claudio Cristin e Roberto Delise con 10 primi posti, conquistati in massima parte con gli atleti del prolifico vivaio: nel 720 allievi B (Musio), doppio allievi C (Cornellato, Pizzin), singolo allieve C (Leghissa), doppio cadetti (Centazzo P., Centazzo M.), 4 di coppia cadetti (Centazzo, Centazzo, Depaoli, Rusconi), singolo ragazzi (Fabris, Barducci), doppio ragazze (Bonazza, Rusconi), doppio (Polez, Cernic) e 4 di coppia junior (Bellè, Sfiligoi, Polez F., Polez K.).
Per le altre Società regionali presenti sull’Ausa Corno: 3 vittorie per la Nettuno nel 720 allieve C (Cecchini), doppio PL (Kaucic, Donat) e 720 Cadetti (Barbaria), 3 vittorie per la Pullino nel 720 Cadetti (Bersenda), singolo ragazze (Zullich) e singolo ragazzi (Apostoli), 2 vittorie per la Ginnastica Triestina nel doppio junior (Djordjevic, Piccirillo) e 720 Allieve B (Visintin), 2 vittorie per la Canottieri Trieste nel due senza senior misto con la Canottieri Padova (Martini, Lunardi) e due con senior (Martini, Mariola, tim: Debortoli), 1 vittoria a testa per il CMM “Nazario Sauro” nel doppio allieve C (Gnesda, Millo) e Polisportiva San Marco nel 720 cadetti (Maiello). Tra i master, prima piazza per il singolo (De Pol) ed il doppio maschile del Saturnia (Verrone, Tosi) ed il 4 senza dell’Adria (Maccari, Mocnik, Predonzani, Dell’Aquila).
Nella classifica generale per Società aveva la meglio il Saturnia, davanti a CUS Ferrara (prima Società non regionale) e Canottieri Padova, mentre nella Coppa d’Aloja era la Timavo, che seppur di misura, faceva meglio di tutti. Tra le Società straniere al primo posto il VK Piran.
mercoledì 23 marzo 2011

mercoledì 23 marzo 2011

Giovedì 24 marzo 2011 :Giornata dei Missionari Martiri, memoria di Mons. Oscar Romero

pubblicata da Sete di Parola il giorno mercoledì 23 marzo 2011 alle ore 19.03
 Dal Vangelo secondo Luca                16,19-31

Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.  E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».


SPUNTI DI RIFLESSIONE                   (padre Gian Franco Scarpitta)


Ancora un'altra invettiva contro la cattiveria e la falsa ricchezza. La liturgia di oggi condanna questa volta non solamente l'uso improprio dei beni materiali considerati come fini a se stessi e come oggetto di lussuria e di piacere sfrenato e inconsulto, ma anche le conseguenze nefaste che la bramosia di possesso può arrecare agli altri e in fin dei conti anche a se stessi. Mi permetto di parafrasare una celebre affermazione di San Francesco di Paola ("Il troppo parlare non è mai esente da colpa"), considerando che probabilmente egli stesso sarebbe concorde nel ribadirla: "il troppo possedere non è mai esente da colpa". E in effetti la ricchezza smodata e sproporzionata, il guadagno sicuro ottenuto con troppa garanzia e facilità, la sicumera che procura il benessere materiale e il senso di indifferenza e di apatia che ne conseguono, possono sempre trasformarsi in occasioni di colpa e di demerito poiché proprio queste condizioni procurano ostentazione di falso orgoglio, egoismo, irrequietezza interiore e chiusura nei confronti degli altri. Eccettuando tanti casi di coerenza e di bontà che pure sussistono, molte volte infatti avviene che nella misura in cui si possiede ci si preclude ai valori e ai sentimenti, ci si inorgoglisce forti di una falsa presunzione, mentre gli altri diventano anche un ostacolo o un motivo di diffidenza. Anche se non si può fare di tutta l'erba un fascio, nel corso delle mie attività pastorali, visitando le famiglie e varie situazioni di lavoro, mi è capitato non di rado di riscontrare che indifferenza e apatia religiosa sono caratteristiche per lo più dei benestanti e dei possidenti, che forti di una sicurezza materiale garantita e acquisita sembrano non mostrare alcuna necessità o attrattiva verso la religione. Nella nostra società determinate azioni commerciali e non pochi affari garantiscono il successo di pochi a spese della massa e non di rado il rimedio alle ingiustizie di alcuni lo si trova nel poderoso sacrificio economico di gente semplice e povera: anche in tempi recentissimi si potrebbero fare numerosi esempi su come a pagare le ingiustizie di pochi debbano essere i sacrifici esorbitanti di molti! La ricchezza sfrenata è lesiva anche della dignità stessa di chi la esercita e in effetti quale sicurezza economica non rileva alla fine la sua inefficacia e la sua perniciosità? Quale ricchezza ammassata ingiustamente e illecitamente permetterà mai di dormire sonni tranquilli? Chi è ricco resta schiavo del suo stesso possesso e della bramosia dell'accumulo che intanto toglie serenità e rovina l'esistenza, perché il capitale accumulato va accresciuto costantemente, protetto e difeso da ladri e malintenzionati e qualsiasi misura precauzionale sarà sempre considerata insufficiente. Consideriamo poi le parole di Paolo: "Che cosa possiedi tu che non abbia ricevuto? E se lo hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto?" parole che attestano che tutto quello che possediamo ci è dato in dotazione e potrebbe esserci improvvisamente tolto e allora rimpiangeremmo conseguenze disastrose, quelle in cui si trova chi è abituato alla garanzia del possesso e agli agi del denaro, ma si trova sperduto e disorientato quando la sua casa e  i suoi beni vengono devastati dall'alluvione e dal terremoto. In questi casi non si recupera più nulla e  quello che conta è la propria abilità e l'appoggio degli altri. A questo punto, in fatto di ricchezza egoistica, smodata e irriverente, può intervenire la parabola di Gesù, denominata "del ricco epulone", ma che si potrebbe anche definire "del ribaltamento della situazione" o "del ripristino di ogni giustizia ed equità". La parabola infatti presenta la vittoria finale di Dio sulle cattiverie e le perversità di chi si è sempre vantato delle proprie ricchezza, la dimensione del giusto equilibrio recuperato nel quale chi davvero merita viene finalmente ricompensato mentre cade nella condanna irreversibile chi si è auto lesionato con le proprie false certezze: la logica di Dio è davvero distante da quella dell'uomo, perché si mostra a vantaggio dei poveri e dei sofferenti e assume connotati di condanna verso quanti illudono se stessi con grandiosi trionfi economici che aprono alla lussuria. Sia in questa vita e soprattutto al momento del
giudizio, Dio attribuirà a ciascuno secondo i suoi meriti favorendo chi è sempre stato destinato a soffrire e a soccombere. Più in generale, la ricchezza materiale considerata in se stessa non per forza è sinonimo di cattiveria e di lussuria ma può diventare occasione di esercizio di virtù evangeliche e di disinteressato amore verso il prossimo. Ma quando il potere e il successo di opulenza diventano occasione di prevaricazione sugli altri essendo anche deleteri per noi stessi, ebbene in questi casi qualsiasi possedimento rivela la propria ruggine corrosiva.


PER LA PREGHIERA                                           (Mons. Oscar Romero)


Spesso hanno minacciato di uccidermi.
Come cristiano devo dire che non credo nella morte senza resurrezione: se mi uccidono, risorgerò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza superbia, con la più grande umiltà. In quanto pastore ho l'obbligo, per divina disposizione, di dare la mia vita per coloro che amo ossia per tutti i salvadoregni, anche per coloro che potrebbero assassinarmi. Se le minacce giungessero a compimento, fin d'ora offro a Dio il mio sangue per la redenzione del Salvador.
Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, il mio sangue sia seme di libertà e segno che la speranza sarà presto realtà. La mia morte, se Dio l'accetta, sia per la libertà del mio popolo e sia una testimonianza di speranza per il futuro.
Può dire anche, se mi uccideranno che perdono e benedico quelli che lo faranno. Dio voglia che si convincano di perdere il loro tempo. Morirà un vescovo, ma la Chiesa di Dio, ossia il popolo, non perirà mai.



VATICANO - Istituito un Fondo speciale dell’Apostolato del Mare per assistere i marittimi, i pescatori e le loro famiglie nel Nord del Giappone

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, a cui spetta l’alta direzione dell’Opera dell’Apostolato del Mare, ha lanciato una campagna di solidarietà in favore della gente del mare colpita dal terremoto e dallo tsunami che hanno investito il Nord del Giappone. Vescovi, sacerdoti, religiosi/e e laici, impegnati nell’Apostolato del Mare, sono quindi invitati ad effettuare una donazione al Fondo speciale dell’Apostolato del Mare, creato allo scopo di riabilitare le comunità di pescatori al centro del disastro. I fondi raccolti verranno trasmessi direttamente all’Apostolato del Mare del Giappone. Il Direttore Nazionale, Soon-Ho Kim, con la supervisione del Vescovo Promotore, Sua Ecc. Mons. Michael Goro Matsuura, ha assunto la responsabilità di coordinare tale progetto. Per ulteriori informazioni rivolgersi a: office@migrants.va (S.L.) (Agenzia Fides 23/3/2011)

martedì 22 marzo 2011

ASIA/GIAPPONE - “Commovente lo slancio dei giovani per la solidarietà”, afferma un Salesiano

Tokyo (Agenzia Fides) – “In questa tragedia, uno degli aspetti più commoventi è lo slancio di solidarietà che manifestano i giovani giapponesi”: è quanto spiega in un colloquio con l’Agenzia Fides il Salesiano giapponese p.Yasutaka Muramatsu, Segretario provinciale dell’Ispettoria salesiana intitolata a San Francesco Saverio.
P. Muramatsu, che si dedica alla pastorale giovanile e segue gruppi di giovani, racconta a Fides che “i giovani, cristiani e non cristiani, si sono mobilitati, vorrebbero recarsi subito nelle aree colpite, per mettere a servizio delle vittime le loro energie e il loro entusiasmo, per aiutare, dare un sorriso restituire un po’ di speranza. E’ davvero commovente vedere come bruciano d’amore verso il prossimo. E’ una lezione per tutti noi educatori”.
I Salesiani giapponesi – circa 120 missionari in 13 case – si sono attivati con una raccolta di fondi da devolvere alla Caritas Giappone e alla diocesi di Sendai, che ha riportato i danni maggiori dopo lo tsunami.
Presenti nell’arcipelago nipponico dal 1927, i religiosi hanno già vissuto la difficile fase della ricostruzione post bellica, constatando gli effetti nefasti delle radiazioni atomiche, dopo Hiroshima e Nagasaki: “Oggi la maggiore preoccupazione è la centrale nucleare di Fukushima che non è ancora sicura. Le notizie che circolano sono contrastanti e la gente ha paura di non sapere tutta la verità”, nota p. Muramatsu. Tuttavia i Salesiani continueranno la loro missione impegnandosi nelle scuole, nella pastorale giovanile, nell’evangelizzazione tramite la stampa, “restando vicini, in tutti i modi e condividendo la sorte del popolo giapponese, provato dalla tragedia”, nota il sacerdote.
I religiosi continuano a organizzare anche veglie di preghiera per le vittime e nei prossimi giorni si incontreranno per un meeting in cui fare il punto della situazione e delineare forme di impegno concreto. Resta tuttavia molto difficile muoversi, dati i pochi mezzi di trasporto funzionanti, “così abbiamo imparato a restare in contatto tramite i mezzi di comunicazione come l’e-mail, il web, i social network, che diventano strumenti per alimentare la comunione” conclude il sacerdote. (PA) (Agenzia Fides 22/3/2011)

AFRICA/SOMALIA - In aumento il reclutamento dei bambini soldato

Mogadiscio (Agenzia Fides) – Non si hanno certezze sul numero dei bambini impegnati nei conflitti armati in tutta la Somalia. Si stima che siano due o tre mila, in diversi gruppi di opposizione. In Somalia dal mese di gennaio è stato registrato un importante aumento dei combattimenti e, di conseguenza, si è diffuso ancora di più il reclutamento dei bambini soldato. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) ha dichiarato che, in una recente offensiva contro i gruppi ribelli nella città di Bulo Hawo, al confine con il Kenya, sono stati impegati molti bambini e tanti di loro sono morti. Secondo le dichiarazioni, ci sono stati molti minori tra le vittime dei combattimenti nelle aree tra Dhusamareb Ceelbur in Galgadud.
In una nota delle Nazioni Unite si legge che le forze del Governo Federale Transizionale (TFG) e i loro alleati, Ahlu Sunna Wal Jama e Al-Shabab, sono tutti impegnati nell’attività di reclutamento. Un operatore di una ong locale che controlla lo stato dei bambini nel paese ha dichiarato che il principale responsabile è Al-Shabab, il più grande gruppo di opposizione armata. Il TFG ha negato il coinvolgimento in queste operazioni e ha anche detto che quando scoprono un minore tra le forze del governo lo rimandano a casa. Tuttavia i bambini non sono mai al sicuro: spesso quando non vengono reclutati, sono arrestati dalle forze di sicurezza del Governo perché sospettati di essere militanti.
Nei campi dove sono accolte decine di migliaia di sfollati o negli ospedali di Mogadiscio, la maggior parte delle presenze è costituita da bambini. In un rapporto dell’aprile 2010 le Nazioni Unite hanno confermato che a giugno 2009 il reclutamento dei bambini era diventato più sistematico e diffuso, da parte di tutti, compreso il TFG. Molte famiglie profughe stanno mandando i propri figli verso i campi in Kenya o in zone della Somalia più sicure. Secondo le stime delle Nazioni Unite, in tutta la Somalia almeno 2.4 milioni di somali hanno bisogno di aiuto, compresi gli sfollati delle zone controllate da Al-Shabab: 410 mila nel Afgoye Corridor, 15,200 nel Balad corridor (30km a nord di Mogadiscio) e 55 mila a Dayniile, a nord ovest di Mogadiscio. Circa 600 mila somali sono rifugiati nei paesi limitrofi. (AP) (22/3/2011 Agenzia Fides)

AFRICA/COSTA D’AVORIO - Verso la guerra civile tra l’indifferenza della comunità internazionale; danni ad un convento di Clarisse

Abidjan (Agenzia Fides) - “La Costa d’Avorio sta scivolando verso la guerra civile” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale, che per motivi di sicurezza desiderano rimanere anonime. “I combattimenti ad Abidjan, la capitale amministrativa ed economica del Paese, sono all’ordine del giorno. Intere zone della città sono investite dalle violenze, in particolare Abobo e Yopougon, dove i civili o sono riusciti a fuggire oppure sono intrappolati in casa” affermano le nostre fonti.
“Ad Abobo ieri un colpo di arma pesante è caduto nei pressi di un convento di suore Clarisse. Per fortuna le religiose, che erano in cappella a pregare, non sono state colpite, ma il convento ha comunque riportato alcuni danni” riferiscono le fonti di Fides. “I leader religiosi della Costa d’Avorio stanno cercando una mediazione, ma sembra difficile contattare le due parti. Le difficoltà di comunicazione ostacola inoltre il processo di elaborazione di una posizione comune tra i rappresentanti religiosi” concludono le fonti di Fides.
Secondo notizie della stampa locale, il partito del Presidente uscente Laurent Gbagbo ha invitato i giovani sostenitori ad arruolarsi in massa nelle forze armate. I miliziani delle Forze Nuove, gli ex ribelli, che sostengono il Presidente eletto Alassane Ouattara, sono passati all’attacco nell’ovest del Paese, mentre proseguono la loro offensiva ad Abidjan, verso il quartiere di Cocody, dove sono concentrati i palazzi del potere.
Il governo della Nigeria ha criticato le “contraddizioni” della comunità internazionale, che concentra la sua attenzione sulla Libia, a detrimento della Costa d’Avorio ormai sull’orlo di una vera e propria guerra civile. (L.M.) (Agenzia Fides 22/3/2011)

AFRICA/LIBIA - “Dove si vuole arrivare con questi bombardamenti ?” si chiede il Vicario Apostolico di Tripoli

Tripoli (Agenzia Fides) - “Tra ieri sera e questa notte, abbiamo sentito diverse esplosioni molto forti, seppure in lontananza, con il controcanto della contraerea libica” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, in Libia. “Non vedo dove tutto questo potrà condurci. Possibile che non si capisca che con le bombe non si risolve nulla? Ancora una volta chiedo che si cerchi una soluzione diplomatica, magari attraverso la mediazione di qualche leader africano. Chi ha promosso questa guerra deve capire che Gheddafi non cederà. Si rischia di creare una crisi molto lunga, dall’esito incerto” afferma Mons. Martinelli.
Per quanto riguarda la situazione dei rifugiati africani che si trovano a Tripoli, in una difficile situazione, il Vicario Apostolico afferma: “Stiamo cercando di organizzare la partenza degli eritrei e dei rifugiati di altra nazionalità verso la Tunisia, la cui frontiera dista 150 km da Tripoli. Da parte delle autorità libiche e di quelle tunisine non abbiamo trovato ostacoli. In Tunisia sono presenti le organizzazioni internazionali che potranno prendersi cura di loro. Nel frattempo continuiamo ad assistere i rifugiati che si trovano ancora a Tripoli”.
“La piccola comunità cattolica si è ormai ristretta - conclude Mons. Martinelli -. Oggi dovrebbero partire un centinaio di persone, tra infermiere filippine e lavoranti di altre nazionalità, che hanno preferito lasciare il Paese. Ma negli ospedali vi sono ancora diverse infermiere filippine che continuano la loro opera. Alle nostre celebrazioni partecipano ormai solo gli immigrati africani. Ed è sempre una bella testimonianza di fede in questi momenti così difficili”. (L.M.) (Agenzia Fides 22/3/2011)

lunedì 21 marzo 2011

Il trono papale realizzato dalle aziende del Distretto all’abbazia

MANZANO. Nuova dimora per la cattedra papale realizzata dal Distretto della Sedia: ieri, festa di San Giuseppe e giorno dedicato agli artigiani, il trono utilizzato da Benedetto XVI a Torino in occasione dell’Ostensione della Sindone ha trovato una prestigiosa collocazione all’Abbazia di Rosazzo.
Lo svelamento della seduta è stato preceduto dalla messa, officiata dal Vicario generale dell’Arcidiocesi di Udine monsignor Guido Genero, il Presidente della Fondazione Abbazia di Rosazzo monsignor Iginio Schiff, e Don Davide Larice. Al termine della funzione, animata dalle note del coro “Arrigo Tavagnacco” di Manzano e dell’organista Giancarlo Dell’Angela, ha preso la parola il presidente dell’Asdi Sedia, promotrice del progetto, Giusto Maurig: «È importante che per quest’opera d’arte, frutto della creatività dei nostri artigiani e del mestiere applicato a nuove tecnologie, sia stato scelto il luogo religioso, storico, culturale più simbolico del Distretto. Il rinnovamento passa attraverso valori antichi e più che mai attuali». Maurig, ringraziando quanti hanno sostenuto il progetto, ha precisato che l’Asdi «ha fatto solo da coordinatrice di un lavoro collettivo che è riuscito a superare l’individualismo». «La cattedra diventa sedia – ha detto mons, Schiff – e simboleggia un Friuli che progetta e si esprime, ed è anche il segno di una parola autorevole, quella del Papa».
Il trono in legno e velluto creato dagli artigiani del Distretto è stato realizzato in due copie, una delle quali è rimasta a Torino; le fasi della costruzione sono illustrate nella mostra allestita di fronte all’Abbazia, nella parte ristrutturata. Alla cerimonia hanno partecipato oltre un centinaio di persone e numerose autorità, tra cui l’assessore provinciale Macorig, il sindaco di Manzano Driutti con parte della giunta, il direttore dell’Asdi Sedia Carlo Piemonte, l’architetto che ha ideato il trono Ivan Vergendo. Come ha riferito Maurig, «un piccolo miracolo la cattedra papale l’ha già fatto, mettendo assieme le maestranze ed unendo aziende solitamente concorrenti».
L’opera sarà visibile nell’Abbazia di Rosazzo tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18.
Rosalba Tello

sabato 19 marzo 2011

Foglio Parrocchiale domenica 20 Marzo 2011

 Piccola correzione dello scriba: èil 20 Marzo sì, è la seconda domenica di Quaresima.

Domenica 20 Marzo 2011

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)
PRIMA LETTURA (Gen 12,1-4)
Vocazione di Abramo, padre del popolo di Dio.
Dal libro della Gènesi

In quei giorni, il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dalla tua terra,
dalla tua parentela
e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò.
Farò di te una grande nazione
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e possa tu essere una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò,
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra. Rit.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. Rit.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. Rit.
SECONDA LETTURA (2Tm 1,8b-10)
Dio ci chiama e ci illumina.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Mc 9,7)
Lode e onore a te, Signore Gesù!Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!».
Lode e onore a te, Signore Gesù!
VANGELO (Mt 17,1-9)
Il suo volto brillò come il sole
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore
Preghiera dei fedeli
Fratelli e sorelle, anche noi, come Abramo, siamo stati chiamati ad abbandonare gli idoli per seguire la via della fede, tracciata dalla provvidenza divina. Chiediamo al Padre di sostenerci e di illuminare la nostra strada.
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Perché i cristiani affaticati e stanchi trovino nella preghiera un ristoro per la loro fede, irrobustita dalla contemplazione del mistero di Gesù, morto e risorto per la nostra salvezza, preghiamo.
2. Perché i potenti e i capi delle nazioni riconoscano di essere strumenti della Provvidenza e si pongano al servizio, con umiltà, degli uomini e delle donne che sono stati loro affidati, preghiamo.
3. Per coloro che si affannano nelle cose del mondo, perché lascino risuonare nel loro cuore la chiamata di Dio, e si sentano amati da lui teneramente e personalmente, preghiamo.
4. Per chi è in ricerca di un senso della vita, per chi ha perso i parenti e gli amici più cari nella tragedia giapponese, perché il Signore con la nostra solidarietà indichi a queste persone  un nuovo cammino di speranza, preghiamo.
5. Perché l’incontro con Cristo, in questa Eucaristia, converta e rinnovi il nostro cuore, stimolandoci ad essere nel mondo fermento di vita nuova, preghiamo.

Esaudisci, o Padre, le nostre preghiere e trasfigura anche noi, perché possiamo essere sempre più conformi al tuo progetto di salvezza. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

venerdì 18 marzo 2011

Radiovaticana: Messico: sacerdoti sempre più a rischio a causa della violenza

◊   È un trend drammaticamente in crescita, quello della violenza contro i sacerdoti in Messico, Paese in cui l’instabilità democratica e il parziale collasso delle forze dell’ordine stanno causando gravi problemi, tra cui quello dell’immigrazione verso gli Stati Uniti, con un conseguente innalzamento della barriera di confine tra i due Stati. I dati citati dall’Osservatore Romano provengono dal Centro católico multimedial (Ccm): dal 1993 a oggi sono circa una ventina i religiosi uccisi e nell’ultimo periodo, dal 2006 a oggi, il numero è triplicato, passando da quattro a 12. Questo fa del Messico il Paese più pericoloso del Sudamerica dopo la Colombia e i sacerdoti, in particolare, risultano essere nel mirino della malavita organizzata a causa della loro presenza capillare sul territorio e del rapporto che riescono a instaurare all’interno della comunità. L’area più pericolosa è il Distretto Federale, dove è avvenuto un quinto degli omicidi, seguito dallo Stato di Chihuahua e dal territorio del Guerrero, dove c’è molta povertà e l’attività dei narcotrafficanti attecchisce meglio. La Chiesa cattolica in Messico ha sempre fatto molto contro i trafficanti di droga, che recentemente ha minacciato di scomunicare: il nunzio apostolico mons. Christophe Pierre ha lanciato un appello ai fedeli affinché non si pieghino a questo fenomeno, mentre il vescovo di Campeche, mons. Ramón Castro, in occasione dell’inizio del periodo di conversione della Quaresima, si è rivolto direttamente ai narcotrafficanti, ricordando loro che “il denaro facile offre una vita comoda ma lontana da Dio”. (R.B.)

Dalla Radiovaticana: Preghiera continua a Lourdes in solidarietà con il Giappone

◊   Lourdes ha organizzato una preghiera continua per “offrire sostegno morale e spirituale al coraggioso popolo giapponese”, informa un comunicato emesso dai Santuari della località che è stata testimone delle apparizioni della Madonna. “Di fronte all'orrore del dramma nucleare che affronta l'arcipelago nipponico, dopo il terremoto e lo tsunami, tutte le Messe celebrate a Lourdes dal 16 al 20 marzo saranno dedicate alle intenzioni degli abitanti del Giappone”, spiega la nota ripresa dall'agenzia Zenit. Allo stesso tempo, si chiede che “durante questo periodo le persone che recitano il rosario, ritrasmesso dalla Grotta di Massabielle ogni pomeriggio sulla pagina web dei Santuari di Lourdes, preghino con tutto il cuore per le vittime di questa catastrofe che commuove l'umanità e di fronte alla quale ci sentiamo tanto impotenti”. (R.P.)

AFRICA/LIBIA - “Il personale diplomatico italiano lascia la Libia” dice il Vicario Apostolico di Tripoli

Tripoli (Agenzia Fides) - “Tutto il personale dell’Ambasciata e del consolato italiano è partito” comunica all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, in Libia. “Ieri avevano festeggiato insieme i 150 anni dell’Unità d’Italia con il personale dell’Ambasciata - racconta Mons. Martinelli -. Questa mattina, all’improvviso, l’Ambasciatore mi ha chiamato per dirmi che aveva ricevuto l’ordine di partire immediatamente, e con lui é partito il personale dell’Ambasciata e del Consolato. Noi intendiamo rimanere. Attendiamo gli sviluppi e preghiamo”. Mons. Martinelli è particolarmente preoccupato per la situazione a Bengasi: “Non riesco a comunicare con Bengasi, ma sono preoccupato per quello che sta accadendo lì”. (LM) (Agenzia Fides 18/03/2011)

giovedì 17 marzo 2011

ASIA/CINA - Chiese nuove o restaurate per alcune comunità del continente in vista della Pasqua

Shi Jia Zhuang (Agenzia Fides) – Se tutte le comunità cattoliche del continente stanno vivendo intensamente la Quaresima con la preghiera, il digiuno e l’elemosina, in comunione con la Chiesa universale, alcune in modo particolare pregustano la gioia di celebrare la Santa Pasqua in una nuova chiesa o in un tempio restaurato. Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, Mons. Giuseppe Xing Wen Zhi, Ausiliare della diocesi di Shang Hai, ha presieduto il 5 marzo la consacrazione della nuova chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. Oltre un migliaio di fedeli ha preso parte al suggestivo rito della consacrazione, che è stato concelebrato da 27 sacerdoti. Nello stesso giorno, la diocesi di Zhang Zhou nella provincia di Fu Jian, ha consacrato la nuova chiesa di Xia Zhou. Mons. Cai Bing Rui, Vescovo della diocesi di Xia Men, ha presieduto il rito, affiancato dai sacerdoti provenuti da tutta la provincia. Secondo quanto ha ricordato uno dei sacerdoti locali, “la chiesa era stata fondata nel 1923, ma con gli anni era diventata pericolante. La costruzione della nuova chiesa è cominciata nel 2009. Oggi è un simbolo della città, ma soprattutto della fede cristiana. Finalmente possiamo celebrare la Pasqua in una casa degna di essere la Casa del Padre”. In vista della Santa Pasqua, la diocesi di Bao Ding della provincia dell’He Bei ha iniziato il lavoro di restauro della Cattedrale, costruita nel 1898 dai missionari francesi e dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Anche la diocesi di Zhou Zhi nella provincia dello Shaan Xi ha iniziato il restauro della chiesa fondata nel 1901 e dedicata a Nostra Signora. (NZ) (Agenzia Fides 17/03/2011)

ASIA/PAKISTAN - Un cristiano è Ministro delle Finanze nel governo del Punjab

Lahore (Agenzia Fides ) – Nel Punjab, la più importante provincia del Pakistan, un politico cristiano, Kamran Michael, sta assumendo un crescente rilievo istituzionale: come riferiscono fonti locali di Fides, Michael ha appena ricevuto la delega per il Ministero delle Finanze, “incarico di grande spessore, decisivo per l’azione del governo provinciale”. Va detto che Kamran Michael era già membro dell’esecutivo del Punjab e deteneva il portafoglio per i Diritti Umani e lo Sviluppo delle Donne, nonché quello per gli Affari delle Minoranze: oggi a queste deleghe si aggiunge quella prestigiosa del Ministero delle Finanze, che ha poteri vincolanti in materia di budget e di destinazione dei fondi a disposizione del governo.
“Si tratta di un ottimo segnale. Che un politico cristiano, sinceramente impegnato per i diritti delle minoranze religiose, assuma un incarico di tale rilievo è significativo e ci dà grandi speranze”, afferma una fonte di Fides nella comunità cristiana del Punjab.
Il Punjab è anche la provincia con la maggiore incidenza di casi di false accuse di blasfemia e sede di numerosi gruppi radicali islamici. Dopo questa nomina, le Organizzazioni non governative e i gruppi per i diritti umani sperano che “il governo possa destinare più ampie risorse a progetti di sviluppo, progresso e valorizzazione delle minoranze religiose”, continua la fonte di Fides.
Michael appartiene al partito della Lega Musulmana – Nawaz, che è stato spesso accusato di avere un atteggiamento troppo conciliativo verso i gruppi radicali islamici. Michael, all’interno del partito – che è al governo in Punjab e all’opposizione nel governo federale – promuove un atteggiamento moderato. Si è battuto per l’uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini, per la tutela delle minoranze cristiane e per l’armonia interreligiosa. Secondo fonti di Fides, Michael “rappresenta un po’ quello che Shahbaz Bhatti, di cui era amico e collaboratore, rappresentava per il Pakistan People Party”.
Recentemente Michael, come Ministro per gli Affari Religiosi, ha inaugurato nuove chiese, edifici e case cristiane, fatti ricostruire dal suo Ministero, con un finanziamento di 40 milioni di rupie, a Sangla Hill, in Punjab (teatro di un grave attacco di fondamentalisti islamici nel 2005) e ha curato il restauro di oltre 100 chiese in tutto il Punjab. (PA) (17/3/2011)

ASIA/GIAPPONE - La Caritas: “Pronti a lavorare a fianco del governo per l’emergenza e la ricostruzione”

Roma (Agenzia Fides ) – La Caritas del Giappone, con il sostegno del network della Caritas Internationalis, è pronta a lavorare a fianco del governo giapponese per l’emergenza e la riabilitazione delle popolazioni colpite dal terremoto e dallo tsunami: è quanto dichiara all’Agenzia Fides p. Bonnie Mendes, Direttore del Dipartimento Asia di Caritas Internationalis, che da Bangkok sta svolgendo un ruolo di coordinamento fra il Giappone, il network internazionale e gli uffici centrali.
“L’opera della Caritas in Giappone – spiega a Fides – per ora è quella di prepararsi e attrezzarsi per rispondere alle necessità che il governo solleverà nel campo degli aiuti umanitari. Per questo abbiamo istituito un Centro di Emergenza a Sendai. Le operazioni di soccorso sono condotte da personale della protezione civile nipponica, altamente specializzato, a livello di risorse e tecnologie. Dunque, in questo caso, dove il disastro ha colpito una società molto ben organizzata, non occorrono volontari armati solo di buona volontà, ma servono aiuti mirati. La Caritas è una delle organizzazioni che, se chiamate in causa, saranno pronte a entrare in campo per cogestire l’emergenza”.
P. Mendes rimarca, infatti, anche “il problema della possibile contaminazione nucleare, che impone massima prudenza e personale specializzato anche fra i soccorritori”. “Il nostro lavoro – puntualizza il Direttore di Caritas Asia – si farà più utile, ampio e intenso nella seconda fase, quella della riabilitazione post-emergenza. Allora ci sarà da profondere il massimo sforzo”.
P. Mendes si dice “molto incoraggiato dalla risposta che giunge dai paesi asiatici: hanno raccolto fondi le Caritas di Singapore, Macao, Taiwan e anche di Myanmar e Vietnam, paesi molto poveri e con difficoltà interne. Molto attiva risulta la Caritas Corea che, con altri gruppi cristiani, si sta attivando per sostenere con risorse umane e tecnologiche la Caritas giapponese. Anche in India e Pakistan le comunità cattoliche hanno avviato collette e stanno accompagnando il popolo giapponese con la preghiera. E’ una grande manifestazione di solidarietà che ci conforta molto”.
Sull’atteggiamento che oggi vivono i cattolici e tutto il popolo giapponese, p. Mendes cita le parole del salmo 50: “Un cuore contrito e affranto, tu o Dio non disprezzi”. “Sono certo – conclude – che il Signore accoglierà il grido e le preghiere di questo popolo provato dalla sofferenza”. (PA) (Agenzia Fides 17/3/2011)

mercoledì 16 marzo 2011

Messaggio del Papa al presidente Napolitano

Santa Sede, 16 marzo 2011
 
Illustrissimo Signore
On. GIORGIO NAPOLITANO
Presidente della Repubblica Italiana
 
Il 150° anniversario dell’unificazione politica dell’Italia mi offre la felice occasione per riflettere sulla storia di questo amato Paese, la cui Capitale è Roma, città in cui la divina Provvidenza ha posto la Sede del Successore dell’Apostolo Pietro. Pertanto, nel formulare a Lei e all’intera Nazione i miei più fervidi voti augurali, sono lieto di parteciparLe, in segno dei profondi vincoli di amicizia e di collaborazione che legano l’Italia e la Santa Sede, queste mie considerazioni.

Il processo di unificazione avvenuto in Italia nel corso del XIX secolo e passato alla storia con il nome di Risorgimento, costituì il naturale sbocco di uno sviluppo identitario nazionale iniziato molto tempo prima. In effetti, la nazione italiana, come comunità di persone unite dalla lingua, dalla cultura, dai sentimenti di una medesima appartenenza, seppure nella pluralità di comunità politiche articolate sulla penisola, comincia a formarsi nell’età medievale. Il Cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell’identità italiana attraverso l’opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative ed assistenziali, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali; ma anche mediante una ricchissima attività artistica: la letteratura, la pittura, la scultura, l’architettura, la musica. Dante, Giotto, Petrarca, Michelangelo, Raffaello, Pierluigi da Palestrina, Caravaggio, Scarlatti, Bernini e Borromini sono solo alcuni nomi di una filiera di grandi artisti che, nei secoli, hanno dato un apporto fondamentale alla formazione dell’identità italiana. Anche le esperienze di santità, che numerose hanno costellato la storia dell’Italia, contribuirono fortemente a costruire tale identità, non solo sotto lo specifico profilo di una peculiare realizzazione del messaggio evangelico, che ha marcato nel tempo l’esperienza religiosa e la spiritualità degli italiani (si pensi alle grandi e molteplici espressioni della pietà popolare), ma pure sotto il profilo culturale e persino politico. San Francesco di Assisi, ad esempio, si segnala anche per il contributo a forgiare la lingua nazionale; santa Caterina da Siena offre, seppure semplice popolana, uno stimolo formidabile alla elaborazione di un pensiero politico e giuridico italiano. L’apporto della Chiesa e dei credenti al processo di formazione e di consolidamento dell’identità nazionale continua nell’età moderna e contemporanea. Anche quando parti della penisola furono assoggettate alla sovranità di potenze straniere, fu proprio grazie a tale identità ormai netta e forte che, nonostante il perdurare nel tempo della frammentazione geopolitica, la nazione italiana poté continuare a sussistere e ad essere consapevole di sé. Perciò, l’unità d’Italia, realizzatasi nella seconda metà dell’Ottocento, ha potuto aver luogo non come artificiosa costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo. La comunità politica unitaria nascente a conclusione del ciclo risorgimentale ha avuto, in definitiva, come collante che teneva unite le pur sussistenti diversità locali, proprio la preesistente identità nazionale, al cui modellamento il Cristianesimo e la Chiesa hanno dato un contributo fondamentale.

Per ragioni storiche, culturali e politiche complesse, il Risorgimento è passato come un moto contrario alla Chiesa, al Cattolicesimo, talora anche alla religione in generale. Senza negare il ruolo di tradizioni di pensiero diverse, alcune marcate da venature giurisdizionaliste o laiciste, non si può sottacere l’apporto di pensiero - e talora di azione - dei cattolici alla formazione dello Stato unitario. Dal punto di vista del pensiero politico basterebbe ricordare tutta la vicenda del neoguelfismo che conobbe in Vincenzo Gioberti un illustre rappresentante; ovvero pensare agli orientamenti cattolico-liberali di Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Raffaele Lambruschini. Per il pensiero filosofico, politico ed anche giuridico risalta la grande figura di Antonio Rosmini, la cui influenza si è dispiegata nel tempo, fino ad informare punti significativi della vigente Costituzione italiana. E per quella letteratura che tanto ha contribuito a “fare gli italiani”, cioè a dare loro il senso dell’appartenenza alla nuova comunità politica che il processo risorgimentale veniva plasmando, come non ricordare Alessandro Manzoni, fedele interprete della fede e della morale cattolica; o Silvio Pellico, che con la sua opera autobiografica sulle dolorose vicissitudini di un patriota seppe testimoniare la conciliabilità dell’amor di Patria con una fede adamantina. E di nuovo figure di santi, come san Giovanni Bosco, spinto dalla preoccupazione pedagogica a comporre manuali di storia Patria, che modellò l’appartenenza all’istituto da lui fondato su un paradigma coerente con una sana concezione liberale: “cittadini di fronte allo Stato e religiosi di fronte alla Chiesa”.

La costruzione politico-istituzionale dello Stato unitario coinvolse diverse personalità del mondo politico, diplomatico e militare, tra cui anche esponenti del mondo cattolico. Questo processo, in quanto dovette inevitabilmente misurarsi col problema della sovranità temporale dei Papi (ma anche perché portava ad estendere ai territori via via acquisiti una legislazione in materia ecclesiastica di orientamento fortemente laicista), ebbe effetti dilaceranti nella coscienza individuale e collettiva dei cattolici italiani, divisi tra gli opposti sentimenti di fedeltà nascenti dalla cittadinanza da un lato e dall’appartenenza ecclesiale dall’altro. Ma si deve riconoscere che, se fu il processo di unificazione politico-istituzionale a produrre quel conflitto tra Stato e Chiesa che è passato alla storia col nome di “Questione Romana”, suscitando di conseguenza l’aspettativa di una formale “Conciliazione”, nessun conflitto si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale. L’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquistata unità politica. In definitiva, la Conciliazione doveva avvenire fra le Istituzioni, non nel corpo sociale, dove fede e cittadinanza non erano in conflitto. Anche negli anni della dilacerazione i cattolici hanno lavorato all’unità del Paese. L’astensione dalla vita politica, seguente il “non expedit”, rivolse le realtà del mondo cattolico verso una grande assunzione di responsabilità nel sociale: educazione, istruzione, assistenza, sanità, cooperazione, economia sociale, furono ambiti di impegno che fecero crescere una società solidale e fortemente coesa. La vertenza apertasi tra Stato e Chiesa con la proclamazione di Roma capitale d’Italia e con la fine dello Stato Pontificio, era particolarmente complessa. Si trattava indubbiamente di un caso tutto italiano, nella misura in cui solo l’Italia ha la singolarità di ospitare la sede del Papato. D’altra parte, la questione aveva una indubbia rilevanza anche internazionale. Si deve notare che, finito il potere temporale, la Santa Sede, pur reclamando la più piena libertà e la sovranità che le spetta nell’ordine suo, ha sempre rifiutato la possibilità di una soluzione della “Questione Romana” attraverso imposizioni dall’esterno, confidando nei sentimenti del popolo italiano e nel senso di responsabilità e giustizia dello Stato italiano. La firma dei Patti lateranensi, l’11 febbraio 1929, segnò la definitiva soluzione del problema. A proposito della fine degli Stati pontifici, nel ricordo del beato Papa Pio IX e dei Successori, riprendo le parole del Cardinale Giovanni Battista Montini, nel suo discorso tenuto in Campidoglio il 10 ottobre 1962: “Il papato riprese con inusitato vigore le sue funzioni di maestro di vita e di testimonio del Vangelo, così da salire a tanta altezza nel governo spirituale della Chiesa e nell’irradiazione sul mondo, come prima non mai”.

L’apporto fondamentale dei cattolici italiani alla elaborazione della Costituzione repubblicana del 1947 è ben noto. Se il testo costituzionale fu il positivo frutto di un incontro e di una collaborazione tra diverse tradizioni di pensiero, non c’è alcun dubbio che solo i costituenti cattolici si presentarono allo storico appuntamento con un preciso progetto sulla legge fondamentale del nuovo Stato italiano; un progetto maturato all’interno dell’Azione Cattolica, in particolare della FUCI e del Movimento Laureati, e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ed oggetto di riflessione e di elaborazione nel Codice di Camaldoli del 1945 e nella XIX Settimana Sociale dei Cattolici Italiani dello stesso anno, dedicata al tema “Costituzione e Costituente”. Da lì prese l'avvio un impegno molto significativo dei cattolici italiani nella politica, nell’attività sindacale, nelle istituzioni pubbliche, nelle realtà economiche, nelle espressioni della società civile, offrendo così un contributo assai rilevante alla crescita del Paese, con dimostrazione di assoluta fedeltà allo Stato e di dedizione al bene comune e collocando l’Italia in proiezione europea. Negli anni dolorosi ed oscuri del terrorismo, poi, i cattolici hanno dato la loro testimonianza di sangue: come non ricordare, tra le varie figure, quelle dell’On. Aldo Moro e del Prof. Vittorio Bachelet? Dal canto suo la Chiesa, grazie anche alla larga libertà assicuratale dal Concordato lateranense del 1929, ha continuato, con le proprie istituzioni ed attività, a fornire un fattivo contributo al bene comune, intervenendo in particolare a sostegno delle persone più emarginate e sofferenti, e soprattutto proseguendo ad alimentare il corpo sociale di quei valori morali che sono essenziali per la vita di una società democratica, giusta, ordinata. Il bene del Paese, integralmente inteso, è stato sempre perseguito e particolarmente espresso in momenti di alto significato, come nella “grande preghiera per l’Italia” indetta dal Venerabile Giovanni Paolo II il 10 gennaio 1994.

La conclusione dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense, firmato il 18 febbraio 1984, ha segnato il passaggio ad una nuova fase dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia. Tale passaggio fu chiaramente avvertito dal mio Predecessore, il quale, nel discorso pronunciato il 3 giugno 1985, all’atto dello scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo, notava che, come “strumento di concordia e collaborazione, il Concordato si situa ora in una società caratterizzata dalla libera competizione delle idee e dalla pluralistica articolazione delle diverse componenti sociali: esso può e deve costituire un fattore di promozione e di crescita, favorendo la profonda unità di ideali e di sentimenti, per la quale tutti gli italiani si sentono fratelli in una stessa Patria”. Ed aggiungeva che nell’esercizio della sua diaconia per l’uomo “la Chiesa intende operare nel pieno rispetto dell’autonomia dell’ordine politico e della sovranità dello Stato. Parimenti, essa è attenta alla salvaguardia della libertà di tutti, condizione indispensabile alla costruzione di un mondo degno dell’uomo, che solo nella libertà può ricercare con pienezza la verità e aderirvi sinceramente, trovandovi motivo ed ispirazione per l’impegno solidale ed unitario al bene comune”. L’Accordo, che ha contribuito largamente alla delineazione di quella sana laicità che denota lo Stato italiano ed il suo ordinamento giuridico, ha evidenziato i due principi supremi che sono chiamati a presiedere alle relazioni fra Chiesa e comunità politica: quello della distinzione di ambiti e quello della collaborazione. Una collaborazione motivata dal fatto che, come ha insegnato il Concilio Vaticano Il, entrambe, cioè la Chiesa e la comunità politica, “anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane” (Cost. Gaudium et spes, 76). L’esperienza maturata negli anni di vigenza delle nuove disposizioni pattizie ha visto, ancora una volta, la Chiesa ed i cattolici impegnati in vario modo a favore di quella “promozione dell’uomo e del bene del Paese” che, nel rispetto della reciproca indipendenza e sovranità, costituisce principio ispiratore ed orientante del Concordato in vigore (art. 1). La Chiesa è consapevole non solo del contributo che essa offre alla società civile per il bene comune, ma anche di ciò che riceve dalla società civile, come affrerma il Concilio Vaticano II: “chiunque promuove la comunità umana nel campo della famiglia, della cultura, della vita economica e sociale, come pure della politica, sia nazionale che internazionale, porta anche un non piccolo aiuto, secondo la volontà di Dio, alla comunità ecclesiale, nelle cose in cui essa dipende da fattori esterni” (Cost. Gaudium et spes, 44).

Nel guardare al lungo divenire della storia, bisogna riconoscere che la nazione italiana ha sempre avvertito l’onere ma al tempo stesso il singolare privilegio dato dalla situazione peculiare per la quale è in Italia, a Roma, la sede del successore di Pietro e quindi il centro della cattolicità. E la comunità nazionale ha sempre risposto a questa consapevolezza esprimendo vicinanza affettiva, solidarietà, aiuto alla Sede Apostolica per la sua libertà e per assecondare la realizzazione delle condizioni favorevoli all’esercizio del ministero spirituale nel mondo da parte del successore di Pietro, che è Vescovo di Roma e Primate d’Italia. Passate le turbolenze causate dalla “questione romana”, giunti all’auspicata Conciliazione, anche lo Stato Italiano ha offerto e continua ad offrire una collaborazione preziosa, di cui la Santa Sede fruisce e di cui è consapevolmente grata.

Nel presentare a Lei, Signor Presidente, queste riflessioni, invoco di cuore sul popolo italiano l’abbondanza dei doni celesti, affinché sia sempre guidato dalla luce della fede, sorgente di speranza e di perseverante impegno per la libertà, la giustizia e la pace.